Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:22 min.
Etichetta:Petrichor

Tracklist

  1. THE TRANSIENCE OF FLESH
  2. PLAGUE OF SUPERSTITION
  3. THE GODLESS PT 1
  4. THE GODLESS PT 2
  5. YOUR SUFFERING IS A GIFT
  6. FROM THE MOUTHS OF WOLVES

Line up

  • Mattew Phillips: bass
  • Dave Haley: drums
  • Peter Clarke: guitars
  • Dave Hawkins: guitars
  • Andy Kite: vocals

Voto medio utenti

L’Australia è un posto pieno di sole, mare, spiagge magnifiche e posti stupendi, ma sotto sotto cela un ventre oscuro.
Questo lato oscuro dell’assolata Adelaide è svelato da questa compagine marcissima che debutta per Petrichor, sussidiaria della più famosa Hammerheart.
Questi ragazzoni, invece che dedicarsi al surf hanno deciso di seguire la via del death metal, e lo fanno molto bene; questo Ep di debutto fa ben sperare.
L’apertura è affidata alla titletrack; brano terremotante in blast beats con un vocione in growl che viene alternato da screaming.
I riffing sono serrati, nerissimi ed in tremolo, la sezione ritmica procede come un bulldozer alternando parti in sfuriata a cadenze lente e telluriche; la melodia è data dal solo di chitarra virtuoso nella sua brevità.
The Godless” è divisa in due parti; la prima parte in quarta con un blast beat e rullate con riffing serrati della miglior tradizione americana e un basso che è sinuoso come le spire di un serpente nella parte veloce, il tutto poi devia verso una cadenza più lenta dove il solo melodico fa un figurone.
La seconda parte viene aperta da un riffing blackened death metal marcio e maligno con colpi decisi di batteria e tempi cadenzati.
Un brano che è la quint’essenza dell’estremo, la tecnica della band è incisiva e sanno di cosa parlano; i ritmi cambiano vorticosamente tenendo un filo di coerenza in tutto il brano.
La conclusiva “From the mouths of wolves” inizia con un arpeggio acustico sinistro, il tutto poi viene irrobustito da riff spessi e da rullate di batteria che portano a colpi devastanti in doppia cassa aggiungendo il vocione profondo e cavernoso del singer a condire il tutto.
Il batterista è un mazzolatore di prim’ordine; ma anche le due asce intessono riff su riff ardenti e che bruciano, il basso è in primo piano, sul finire del tutto ecco il solo pieno e melodico.
Se questo è solo un breve antipasto di presentazione, direi che già ci siamo; questi ragazzi non sono degli innovatori, non gli interessa minimamente, ma quello che sanno fare, lo fanno gran bene, io aspetto il piatto forte.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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