Copertina 8

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2020
Durata:46 min.
Etichetta:Indipendente

Tracklist

  1. TAKEN
  2. WHEN STARS IGNITE
  3. WORLDS APART
  4. FLABBERGASTED
  5. BOUNCING SATELLITES
  6. OUR HEAVENLY CLIMB
  7. HIGH SPIRITS
  8. WARP RIDE
  9. GAIA
  10. COMING HOME
  11. MEMORIES OF YOU
  12. BREA (BONUS TRACK)

Line up

  • Claudio Pietronik: guitars, all instruments, arrangements

Voto medio utenti

Adesso vi racconto la storia di un disco uscito sottovoce, solo in digitale e realizzato in maniera indipendente, al cui interno esiste un universo di magia e bravura.

Sto parlando del secondo album solista di Claudio Pietronik, chitarrista conosciuto ai più come ascia (e mente brillante) dietro gli Ancient Bards, affermatissima realtà power/symphonic tutta italiana. Claudio, in realtà, è un artista molto più sfaccettato, e questa gemma che gira nelle mie cuffie ne è la prova.

"Ad Astra" è la dimostrazione non solo del virtuosismo di Claudio, veramente fluido e (alla mie orecchie) figlio di Vai in primis, ma anche di un'attitudine curiosa e inclusiva, che lo porta spesso nei territori della fusion, o dalle parti del Marty Friedman solista dei primi albums, che per chi vi scrive sono piatti prelibatissimi.

I brani in questo album sono basati su una strumentazione interamente digitale, totalmente programmata da Claudio, che solitamente predilige scenari sci-fi futuristici, non necessariamente metal, per stendere i tappeti sonori dietro le sue meravigliose incursioni chitarristiche. E, si badi, non parliamo di gara di velocità con se stessi, ché il buon Pietronik potrebbe gareggiare e vincere praticamente con chiunque; qui parliamo di un universo melodico/esecutivo strabiliante, molto più ampio e sfaccettato rispetto a molti colleghi più famosi e blasonati, che vi darà modo di fruire di 46 minuti di godimento chitarristico puro, pulito, stra-meritevole di attenzione, sbalordimento, meraviglia.

Masterizzato da Simone Mularoni ai Domination Studios, al momento "Ad Astra" è fuori solo in versione digitale, su tutte le maggiori piattaforme. Un consiglio: recuperatelo, ascoltatelo, godetevelo. Questo è un piccolo gioiello di musica strumentale, da parte di uno dei chitarristi italiani più sorprendenti degli ultimi lustri.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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