Sithlord - From Out of the Darkness

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:38 min.

Tracklist

  1. NEXT IN LINE
  2. REBEL SCUM
  3. FROM OUT OF THE DARKNESS
  4. THE ALLIANCE OF HATE
  5. THE ACCURSED
  6. SITHS REVENGE
  7. THE RETURN TO GODLESS TIMES
  8. DEAD BY DAWN

Line up

  • Jason Saunders: vocals, guitar
  • Adrian Willis: guitar
  • Jamael Rojo: bass
  • Lee Mountney: drums

Voto medio utenti

La carriera dei Sithlord si può tranquillamente definire una vera e propria odissea. Iniziata nel 1996 sotto il nome Enmity, è proseguita poi per una decina di anni, dal 1997 al 2007 con il nome Sithlord. Poi un nuovo cambio di moniker, Witchripper, e poi il ritorno a Sithlord nel 2017. In tutto ciò i nostri sono riusciti a pubblicare un EP nel 2000 e due full length (2002 e 2019), a dimostrazione di una tenacia e una forza d’animo decisamente notevoli, nonostante le mille peripezie che anno dovuto affrontare.

Arrivatoci con incredibile ritardo, praticamente un anno dopo la sua pubblicazione, andiamo ora ad analizzare il secondo album della band di Melbourne, Victoria, Australia. Appare chiarissimo fin dalle prime note che il quartetto sia fortemente debitore della scena thrash metal americana della seconda metà degli anni ’80. I riferimenti maggiori possono essere senza dubbio i Dark Angel, specie per lo stile vocale che ricorda abbastanza quello di Don Doty, meno isterico, e i primissimi Exodus, ma qua e là appaiono anche sprazzi dei primissimi Metallica, senza tralasciare qualche influenza tedesca che di tanto in tanto fa capolino.

Thrash metal serratissimo, quindi, suonato anche decisamente bene, tant’è che la prima considerazione che viene da fare è che se le cose fossero andate diversamente, con una carriera più stabile e lineare, probabilmente i nostri sarebbero riusciti a maturare molto di più e a tirar fuori album di livello ancora più alto. Dal punto di vista delle tematiche affrontate, invece, siamo di fronte a testi che pagano tributo a Star Wars e che affondano nello sci-fi, evidenti fin dal nome del gruppo e dalla (bruttarella) copertina, sulla falsa riga dei primi Agent Steel, di cui affiorano anche un paio di spunti musicali durante l’ascolto, specie per alcuni riff di chitarra più melodici.

Sinceramente dispiace sempre un po’ quando band come i Sithlord non riescono ad uscire dall’undergound più profondo. In fondo sarebbe bastato l’interessamento di una label anche di piccole dimensioni per rendere più giustizia ad un album davvero meritevole di attenzione. Dato che spesso vengono messi sotto contratto gruppi ben più acerbi e scialbi, mi chiedo sempre in base a cosa chi gestisce le label faccia le proprie scelte. Non stiamo di certo parlando del nuovo capolavoro thrash metal, ma sicuramente di un disco dignitosissimo che merita di essere ascoltato da quanti più amanti del genere possibile, e l’autoproduzione di certo non aiuta in casi come questo, a maggior ragione calcolando che i Sithlord sono australiani, quindi non hanno neanche molte possibilità di farsi ascoltare live fuori dal continente, senza un adeguato supporto logistico.

Credete stia esagerando dinanzi all’ennesimo album thrash uscito negli ultimi mesi? Può darsi, ma se volete levarvi qualche dubbio basta che ascoltiate l’articolata e ricca titletrack, la spaziale “The alliance of hate”, la tetra “Siths revenge” o la meno irruenta “Next in line” per capire che forse non mi sto sbagliando poi di tanto. Spero che qualche label lungimirante decida di ristampare l’album per dargli la giusta distribuzione, e soprattutto che metta sotto contratto il quartetto per la pubblicazione del prossimo full length.

Recensione a cura di Roberto Alfieri

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