Copertina 9

Info

Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. FIRES IN THE DARK
  2. JETTEGRYTA
  3. SEQUENCE
  4. HOMEBOUND
  5. UTGARDR
  6. URJOTUN
  7. FLIGHT OF THOUGHT AND MEMORIES
  8. STORMS OF UTGARD
  9. DISTANT SEASONS

Line up

  • Ivar Bjorson: guitars
  • Grutle Kjellson: vocals
  • Arve "Ice Dale" Isdal: guitars
  • Hakon Vinje: keyboards, vocals
  • Iver Sandoy: drums

Voto medio utenti

Se avessi scommesso un caffè sull’evoluzione di una band come le colonne norvegesi guidate da Ivar Bjornson e Grutle Kjellson avrei perso altro che la tazzina.
Perché gli scandinavi, partiti dal metal estremo hanno innervato nel loro percorso artistico un sapore settantiano progressive rock ma senza per questo deviare dall’idea originaria che li ha mossi.
Perché la coerenza granitica della band è solida come un menhir; la band si è evoluta senza abiurare la propria storia in favore di mode provenienti da oltreoceano come altri colleghi ( vero In Flames?).
Basta sentire l’opener di questa ultima fatica per dissipare gli eventuali dubbi; un coro epico di stampo viking metal e chitarre acustiche ci vengono incontro e subito dopo ecco la marcia guidata da chitarre livide e rullate ad opera del batterista Iver Sandoy.
Brano aggressivo non perché ci siano sfuriate, ma perché la rabbia implacabile delle vocals di Kjellson si mixano abilmente con quelle pulite evocative del tastierista Hakon Vinje; qui il marchio degli scandinavi è presente in questo up tempo ritmato e ricco di cambi di tempo, con un’apertura melodica lasciata a voci pulite e solo caldo e seventies.
Altro asso è la seguente cavalcata “Jettegryta”, dagli umori bathoriani con quello screaming rasposo e sfuriate in decollo con le chitarre dai riffing epici.
Le voci pulite presenti nel mid tempo sono favolose e s’incastrano alla perfezione.
Questo dualismo tra calma apparente e furia è un bel segno, ecco che tutto ad un tratto entra in scena il prog con controtempi e un solo di tastiere che richiamano certi numi del British sound per poi riprendere dal principio.
Homebound” è la perfetta summa della musica generata dai nostri, un perfetto mixing tra nuovo e vecchio stile con riffing serrati su controtempo.
Il metal estremo è presente ma con l’aggiunta di calore e stile progressive dato dalle tastiere; la voce pulita nel chorus è piena di pathos, un brano eccelso.
Utgardr” è più un’introduzione che un brano vero e proprio; voce narrante profonda in lingua madre che procede con riverbero supportata da loop tastieristici acidissimi.
Ecco “Urjotun”, che è la “scommessa” di questo disco; brano coraggioso sorretto da tastiere techno e controtempi con il basso che sembra darkeggiante rifacendosi a certa scuola goth rock.
Certamente le soluzioni scelte dalla band fanno stupore all’inizio, anche se lo screaming ci porta su lidi conosciuti, ma per apprezzarlo davvero ho dovuto ascoltarlo più volte.
Flight of thought and memory”, è l’ennesimo asso pigliatutto; brano estremo ed epicissimo in questo up tempo serratissimo.
Qui i nostri sono riconoscibilissimi e lo scream è furibondo; bellissima la parte melodica più aperta lasciata a vocals pulite prima di rimettere mano all’acceleratore in modalità speed; le tastiere e le chitarre gesticono i solos con perizia e classe armonizzandosi.
Un disco che è veramente una perla e conferma che i nostri sono di un altro pianeta; coerenza artistica ed evoluzione vanno di pari passo con il proprio retaggio e si candida ad essere uno dei migliori dischi dell’anno, top!

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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