Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:25 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. LOSING ALTITUDE
  2. SPECTRE AT THE FEAST
  3. PHAROS
  4. ROADS (PORTISHEAD COVER) 
  5. MANHATTAN SKYLINE (A-HA COVER)

Line up

  • Ihsahn: vocals, guitars, bass, keyboards

Voto medio utenti

Ihsahn è uno degli artisti più eclettici che la scena heavy ha nel suo genere, pur essendo partito artisticamente parlando dal metal estremo dispone di numerose frecce nel suo arco.
Questo si riflette nella sua carriera solista dove può dare voce al suo estro, alle sue influenze musicali; un ventaglio di gusti che vanno dal metal, al prog fino al pop e via discorrendo.
Difatti ecco che il nostro pubblica a distanza di pochi mesi dall’Ep “Telemark”, il secondo mini dove marca ancora di più questo aspetto importante.
Qui il nostro mette cinque pezzi, tre dei quali originali e composti appositamente per questo disco e due cover che vi stupiranno.
Il primo brano “Losing altitude” batte una strada che unisce progressive e qualche influenza depechemodiana soprattutto nell’uso dell’elettronica e di qualche linea vocale.
Ma non è tutto, perché ci sono anche momenti dove la zampata elettrica si fa sentire ed è a livello emotivo oscura.
Di diverso aspetto è invece la solare “Spectre at the feast”, un brano che è pop venato di rock, dove le orchestrazioni e le melodie fanno la parte del leone.
Qui per esempio in alcuni aspetti sembra di notare un’influenza cara al McCartney solista e il solo è stupendo.
La titletrack invece è un brano dove il dualismo luce/buio si fa presente nella canzone; il chorus difatti è minaccioso e “pesante” non solo per il riff corposo ma anche per il pathos generato dai i cori e le orchestrazioni che corredano il tutto.
Le cover sono di due gruppi che hanno lasciato un’impronta nella musica in due epoche diverse qui interpretate con personalità; i brani sono “Roads” dei Portishead numi tutelari del trip hop britannico e “Manhattan skyline” degli A-ha, conterranei del buon ex leader dei disciolti Emperor.
Un ep che rende ancora bene lo status del musicista norvegese capace di toccare diversi generi eppur plasmandoli a propria immagine e somiglianza, bell’antipasto che consiglio caldamente a quanti amino la buona musica indipendentemente dallo stile.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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