Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:45 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. RAVEN'S TEAR
  2. LIBRARY OF DEATH
  3. MY FUNERAL SONG
  4. DANCE OF THE NECROMANCER
  5. WELL OF DESIRE
  6. NBK
  7. REVEREND OF MANY FACES

Line up

  • Thomas Eriksson: vocals
  • Tommy Stegemann: guitar
  • Jens Floren: guitar
  • Patric Gramman: guitar
  • Patrik Andersson Winberg: bass
  • Hans Lilja: drums

Voto medio utenti

I Dun Ringill sono una sorta di supergruppo doom locale di Gothemburg. Infatti tra le loro fila troviamo la sezione ritmica degli ottimi The Order of Israfel, il bassista Patrik Andersson Winberg (anche ex-Doomdogs, altra buona fomazione doom) ed il batterista Hans Lilja (presente negli hard-rockers settantiani Lotus), il cantante Thomas Eriksson (altro ex-Doomdogs, ex-Grotesque, ora negli Intoxicate) e ben tre chitarristi veterani della scena: Tommy Stegemann (Silverhorse), Jens Floren (Lommi e live-guitarist per i Dark Tranquillity) e Patric Gramman (SFT, Neon Leon). Certamente a questa band non difetta l'esperienza musicale.

Il loro secondo album, per la iper-attiva Argonauta, riprende ed incrementa le tematiche stilistiche del debutto "Welcome" (2019). Ci troviamo in un territorio ibrido dove confluiscono massicce dosi di doom metal, ma anche riferimenti al folk scandinavo-vichingo e al dark rock settantiano. Echi di Black Sabbath, di Cathedral, di Reverend Bizarre, di Count Raven, con una spruzzata di algida e vigorosa epicità svedese. Per sintetizzare, epic-doom-metal con un pizzico di contaminazione.
Brani medio-lunghi (5-8 minuti) dal passo pesante e solenne, atmosfera cupa incrementata dalla voce greve e ruvida di Eriksson, sviluppi lenti e marziali interrotti da impennate hard più dinamiche e grezze, sconfinamenti nello scandi-folk dalle colorazioni tribalistiche e guerresche.
L'opener "Raven's tear" riassume bene quanto detto in precedenza: un'introduzione dal retrogusto celtico lascia il posto ad un andamento severo e monolitico, qualcosa a metà strada tra i Manowar ed i Grand Magus, un metal cupo e bellicoso con una nervatura di fierezza pagana.
Più classica la title-track, dove la band si pone in scia alla new-generation doom sul genere Year of the Goat, Sacred Oath, Spirit Adrift, con incedere cadenzato e pesante, atmosfera plumbea, tetra muscolarità e pulsioni chitarristiche Priest-iane di fine '70. La voce sferzante e tormentata del cantante guida un percorso che per metà è puro epic-doom, poi si apre ad un hard'n'heavy maggiormente colorito e gravido di assoli brucianti.
Funerea e ultra-doom la seguente "My funeral song" (nomen omen), il pezzo più esteso del lavoro. I brevi inserti di viola ed i lunghi solismi delle chitarre, non sono sufficienti ad allontanare la sensazione di una certa ripetitività. Brano drammatico, molto scenografico, ma un pò monotono. Meglio "Dance of the necromancer", dall'atmosfera sinistra e ritualistica. Un pezzo lento ma incalzante, arricchito da qualche arrangiamento originale (vedi il flauto in chiaro trip Jethro Tull o i fiati King Crimson-iani) per un risultato di buona fattura. Epic-doom di qualità.
Più rock le seguenti "Well of desire" e "NBK": la prima rocciosa e molto curata a livello chitarristico, la seconda "in your face" e di gusto vagamente Motorhediano. L'episodio più diretto e sanguigno in scaletta.
Il disco si chiude con "Reverend of many faces", aperta dalla solita campana a morto e pienamente dark-heavy-doom. Voce cavernosa, riff cimiteriale, passo elefantiaco, ma buon mood oscuro-melodico che può fare sufficiente presa sui cultori del genere. C'è una sottile e piacevole venatura rock alla Reverend Bizarre, che lascia il posto nel finale ad una coda operistica (un cameo del cantante Glenn Kjellberg) a mio avviso un pò ridondante.

Lavoro valido, ma non ancora pienamente convincente. Secondo me, tenuto conto della grande esperienza dei musicisti coinvolti nel progetto, è lecito pretendere qualcosa di ancora più stimolante. Per il momento i Dun Ringill sono una valida, ma non eccezionale, formazione doom metal. Che possiede tutti gli strumenti per puntare ad un salto di qualità.

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