Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:41 min.
Etichetta:Listenable Records

Tracklist

  1. VIOLENT DEATH RITUALS
  2. THE SILENT WAR
  3. UNHOLY PREDATORS
  4. THE OUTER DARKNESS
  5. BURN THE BOOKS OF HATE
  6. IT ALWAYS ENDS IN BLOOD
  7. CORPORATE INDOCTRINATION
  8. SENT FROM HELL (I INFIDEL)
  9. LEGACY OF THE GODS
  10. AS THE CANNONS FADE

Line up

  • Stephan Gebédi: Vocals, Guitars
  • Paul Baayens: Guitars
  • Martin Ooms: Drums
  • Mous Mirer: Bass

Voto medio utenti

Pur avendo una carriera pluridecennale all’attivo, gli olandesi Thanatos sono una di quelle band che si attendere parecchio fra una uscita e l’altra. Il presente “Violent Death Ritual” è infatti solo la settima fatica sulla lunga distanza della creatura fondata dal chitarrista/cantante Stephen Gebédi, personaggio che definire veterano è a dir poco riduttivo, (fra le altre cose è stato fra i fondatori della superba macchina da guerra orange Hail Of Bullets) essendo la prima incarnazione dei Thanatos nel lontano 1984.

“Violent Death Ritual” è un gran bel disco di thrash/death metal – si sente la mano del guru Dan Swanö in fase di produzione – in cui non mancano i rimandi agli “amori musicali mai sopiti nel cuore”di Gebédi ovvero Kreator, Possessed, Slayer in primis ma anche a tutta quella fervente scena metal estrema sorta fra la fine degli anni 80 e primi 90.

Se è innegabile che alcune fra le più note realtà olandesi partite con lo stesso spirito thrash/death dei Thanatos hanno quasi subito virato la rotta privilegiando l’anima death (penso soprattutto ai Sinister), la band di Rotterdam ha invece mantenuto perlopiù inalterate le proprie radici invecchiando decisamente bene evitando di diventare una parodia di sé stessi.
Pur prediligendo l’approccio diretto e potente, questo lavoro non manca anche di passaggi più ragionati con utilizzo di midtempo (vedi per esempio “Legacy of the gods") senza per questo perdere in aggressività o pesantezza (il batterista Martin Ooms svolge il suo dovere con precisione senza strafare lasciando sfogare la coppia di chitarristi Gebédì/Baayens) nonché iniezioni melodiche (valga come esempio “As the cannon fade” posta in chiusura).

Alla fine “Violent Death Ritual” è un disco che non presenta pecche, che appartiene alla categoria di quelli che non vi faranno mai pentire dell’investimento fatto. Coi tempi che corrono non è poco.

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