Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:54 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. SLOWLY WE SUFFER
  2. UNHOLY DEMO(N)CRACY
  3. WHERE THE BREATH ENDS
  4. THE CAGE
  5. ALTERATION
  6. NEW ROTTEN FLESH
  7. DEAD PROPOSAL
  8. 8HZ

Line up

  • Davide: bass
  • Riky Porzio: drums
  • Gabriele Oltracqua: vocals
  • Massimiliano barbero: guitars

Voto medio utenti

Dopo aver fatto due album e un ep in italiano, i nostri piemontesi tornano alla carica con un album in inglese.
Ma soprattutto con una novità, il debutto con la grande casa genovese Argonauta, una label che non ha mai tradito le attese in quanto a qualità sonora.
L’opener ci fa ben capire l’atmosfera del disco; un quadro sonoro fosco, rabbioso e di puro industrial/thrash metal.
Riffing densi, graffianti e ritmiche telluriche dipingono lo scenario della band nostrana.
Le vocals sono in dualismo, una urlata e rabbiosa mentre l’altra è un growl profondo e soprattutto si sente lo spettro di certi Voivod.
Ma non è tutto, c’è anche un intermezzo lento dove il riffing pare black metal, un brano tagliente e doloroso.
Unholy demo(n)cracy”, è urticante, dissonanza; il riffing è freddo e solido come una barra d’acciaio sbattuta in faccia.

Brano con controtempi e un bagliore sinistro nelle sfuriate che sanno di metal estremo con le vocals urlate fino al parossismo.
The cage”, sfrutta l’anima thrashy dei nostri per colpire l’ascoltatore a livello emotivo.
La sensazione di malessere, odio e disagio è palpabile e intensa nei riffing serrati, anche qui il dualismo vocale è udibile come interazione e aggressione; sul finale le vocals diventano pulite e melodiche senza però diminuire la carica a livello di pathos.

Dead proposal”, dopo un’introduzione rumoristica si viene aggrediti da growl e riffing serrati e secchi con ritmiche veloci con alternanze ritmiche in mid tempo cadenzato.
La caratura tecnica è di alta precisione, ma soprattutto la dose emotiva riversata dalla band piemontese non è solo vocale, ma anche strumentale.

Un disco stupendo, che conferma la qualità e la personalità dei quattro musicisti, un album che se fosse stato concepito all’estero avrebbe una risonanza maggiore, fatevi infettare e diffondete!

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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