Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2019
Durata:41 min.
Etichetta: Season of Mist Underground Activists

Tracklist

  1. DOWNFALL OF IDOLS
  2. MALIGNANT STRANGE VISION
  3. FUNERAL OATH
  4. PRAYERS
  5. GATES TO HYBORIA
  6. DEMONLORD
  7. SPEARS OF LIGHT
  8. HUNTED
  9. WILL TO TRIUMPH

Line up

  • Sulphur: vocals, bass
  • Axeleratörr: guitars
  • Gravementor: drums

Voto medio utenti

Questi finnici, sono un classico; ora mi spiego, avete presente il piatto che prepara la nonna? Oppure quel film che conoscete a memoria, ma che dopotutto, lo rivedreste per altre cento volte?
Bene, questa band fa lo stesso effetto, perché, non produce nulla di innovativo, ma quello che fa, lo fa con passione e si sente; quinto album per questo manipolo sporco, rissoso, cattivo e rozzo; una band che nasce ufficialmente nel 1994.
Purtroppo la formazione é sempre minata da problemi di line-up e cambi di etichetta; questo nuovo lavoro, poggia sulle mani esperte della Seasons Of Mist, nella sua divisione più underground, una sicurezza.
L’opener “Downfall of idols”, viene aperta da un arpeggio oscuro e un tappeto di synth, poi il brano esplode in un blast beats con riffing thrash/black serrati e diventa un up tempo devastante.
Il brano é veloce come un uppercut e potente, lo scream ha imparato la lezione venomiana, ma é più veemente; i riffing portano marchiato il thrash metal più sporco e lurido, e ci sono anche sezioni più cadenzate.
Con “Funeral oath”, si cambia registro, e qui i Venom entrano in carica; si sente che il trio magnifico di Newcastle é un’influenza dei nostri.
Cavalcata dove lo spirito thrash/black si unisce all’heavy metal classico epico ma sporco e rozzo; basta sentire quel riffing melodico in mezzo alle graffianti note della chitarra.
Gates to hyboria”, é una breve strumentale con arpeggio che è puro metal, le tastiere richiamano epoche lontane e a mio parere è un omaggino al papà di Conan Il Barbaro.
Ma ecco che arriva “Demonlord”, brano dall’apertura epica e orgogliosa, poi ecco parte una corsa cadenzata con riffing serrati e screaming sporco, che sembra una marcia infernale.
Il brano ha anche cambi di tempo nel chorus, che ripete diverse volte il titolo, la melodia é presente ma non eccede mai.
Spears of light”, é quanto più vicino al metal classico ci possa essere per certi versi; un heavy metal che sente l’influsso del metal estremo ottantiano e ci sono persino nel chorus parti di voce pulita epicheggiante.
Up tempo veloce, dove il solo é melodico e caldissimo nella sua fede metallica.
Un gran bel ritorno per questi demoni, sporchi, brutti e cattivi; un album che non si scorda del passato e lo fa con passione, cuore fede nel metal estremo.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 ott 2019 alle 23:56

due anni fa apprezzai molto the burning. questo non mi dispiace affatto ma si sente il cambio di etichetta per quanto riguarda la produzione

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