Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:46 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. TRUE COLORS
  2. SWEET OBLIVION
  3. BEHIND YOUR EYES
  4. HIDE AWAY
  5. MY LAST STORY
  6. A RECESS FROM MY FATE
  7. TRANSITION
  8. DISCONNECT
  9. THE DECEIVER
  10. SEEK THE LIGHT

Line up

  • Geoff Tate: vocals
  • Simone Mularoni: guitars, bass
  • Emanuele Casali: keyboards
  • Paolo Caridi: drums

Voto medio utenti

Riuscirà Simone Mularoni, dall’alto della sua ed esperienza e del suo talento, a fornire a Geoff Tate, uno dei cantanti più valorosi e carismatici della sua generazione, il materiale sonoro necessario a risollevarsi dall’oblio artistico in cui è tristemente piombato nei tempi recenti?
E’ questa la domanda che mi assilla fin dal primo giorno in cui ho appreso della collaborazione tra i due sotto la denominazione Sweet Oblivion e oggi che finalmente ho la possibilità di fugare questo dubbio, non vi nascondo una certa apprensione, inevitabile quando si tratta di valutare il lavoro dei propri idoli, ahimè, dolorosamente “decaduti”.
Superando con difficoltà ogni forma “ansiogena”, diciamo subito che grazie all’illuminato supporto del mastermind dei DGM, l’ex voce dei Queensryche ritrova il proscenio ideale per sfoggiare una carica interpretativa ancora capace di meraviglie, nonostante vengano “strategicamente” evitati funambolismi d’estensione ormai forse impraticabili.
Svincolato dall’imbarazzante “confusione” stilistica delle sue ultime prove musicali, il vocalist tedesco-statunitense si cala con ovvia disinvoltura nel clima compositivo fortemente Queensryche-iano ordito dal musicista e produttore italiano, ma se qualcuno dal primo parto di questa fascinosa partnership si attendeva qualcosa di “veramente” rivoluzionario farà meglio a mettersi il cuore in pace.
Del resto (escludendo eventuali considerazioni “etiche” ...), meglio così che assecondare i vaneggiamenti “alternativi” degli Operation: Mindcrime, e poco importa se gli autori di sontuosi affreschi metallici come “Rage for order", “Operation mindcrime”, “Empire” e “Promised land” fanno spesso capolino in strutture armoniche comunque concepite e risolte con indubbio buongusto.
E’ il caso della dinamica “True colors” e della magnetica title-track dell’albo (non lontana dalle atmosfere dell’immortale “Breaking the silence” …), mentre con “Behind your eyes” si comincia a inoculare un pizzico di prog-metal più “classico” nel coinvolgente impasto sonico.
In “Hide away” e “My last story” vengono esaltate le ben note capacità melodrammatiche di Tate e “A recess from my fate” trasmette energia e tensione emotiva al pari della pulsante “Transition”, un frammento di puro godimento cardio-uditivo.
Chi ha adorato (e ama tuttora …) il clima inquieto e cupo di “Promised land”, ne ritroverà taluni barlumi in “Disconnect” e nella splendida “Seek the light”, e a tutti quelli che nel genere apprezzano soprattutto l’immediatezza e la potenza sembra invece dedicata “The deceiver”, che ricorda i primissimi Queensryche mescolati con qualcosa dei Symphony X.
Alla fine, la risposta al quesito iniziale è fortunatamente affermativa, ed è proprio a Mularoni che vanno innanzi tutto i miei sentiti ringraziamenti, per aver dimostrato che, con un po’ di aiuto, un “angelo caduto” può rialzarsi dalla polvere celebrando il suo enorme “passato” senza rimanerne prigioniero, ben conscio che il tempo non si ferma … “Sweet oblivion” può rappresentare, dunque, l’avvio di un sodalizio intrigante, che in futuro magari condurrà anche a soluzioni espressive maggiormente “avventurose” … per ora, accontentiamoci di un disco godibile.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 giu 2019 alle 12:29

Un buon disco che risolleva in parte il nome di Tate, grazie ad un songwriting più ricercato e a delle sonorità più heavy. Ottima la prova dei musicisti, ma dai DGM non si poteva che avere professionalità e tanta tecnica. Molto bravo Mularoni sia con la chitarra che come autore e produttore (il disco suona bene e ha una produzione al passo con i tempi). L'unica cosa che ancora non mi ha garbato al 100% è proprio Tate, il quale mi sembra in alcuni momenti abbia svolto il suo compito a mò di "impiegato" (con busta paga) senza metterci quel quid emotivo in più. Mi è sembrato che spingesse poco senza dare quel qualcosa in più che chi lo conosce sa che potrebbe dare. Con gli Avantasia mi è sembrato invece più carico. E non sto parlando degli acuti (che Tate ormai non usa e non ha più). Comunque lo ascolterò di nuovo e mi farò senz'altro un'idea più precisa.

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