Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:39 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. STRIKEFORCE
  2. CYBER SPY
  3. DEATH MILL
  4. BLACK HEART
  5. KILLING DEMONS
  6. THE DREAM THAT STOOD ALONE
  7. KILLING ME
  8. METAL GODS (JUDAS PRIEST COVER)

Line up

  • Carl Strohmyer: bass
  • Daniel Beck: drums
  • Mike Jelinek: guitars
  • John Cason: vocals (lead)

Voto medio utenti

So perfettamente cos’avete pensato voi tutti aprendo questa recensione…”Ch’è stammerda di copertina?” e vi capisco, è stata anche la mia prima reazione vedendola, ma se non siete grafici andate a lamentarvi con quelli della Rockshots records.

“Killing Demons”, debutto di questi simpatici americani Black Sabbath, si apre con “Symphony Of The Universe”. Ok, volevo dire “Stikeforce”, ma il secondo riff è veramente quello scritto da Mr.Tony Iommi nel lontano 1975…
Se si passa sopra a questo plagio (cosa personalmente ardua) “Strikeforce” una bella canzone, un bel biglietto da visita, considerando che è un debutto.
Segue poi un’altra canzone, “Cyber Spy” che me ne ricorda un’altra, non mi ricordo esattamente quale (se lo sapete perfavore scrivetelo nei commenti), ma è terribilmente simile a qualcosa che sta sopra all’ultimo (bellissimo) disco degli eterni Judas Priest.
Come terza traccia troviamo la noiosissima e ripetitiva “Death Mill”, che parte come ballata, a mezzo si fa pesante (a mo’ di “Beyond The Realms Of Death”, ma con un suono moderno). Di base non è una canzone brutta, ma diciamo solo che se fosse durata 3 minuti invece di 7 sarebbe stato molto meglio.
Arriviamo alla title track, che ha un riff veramente simile a quello della precedente “Black Heart”, però nel complesso più fantasiosa e meno trapana-coglioni.
‘Sta voce, dannazione sta voce insopportabile alla Rob Halford dei poveri. Insopportabile dopo due canzoni, veramente. Ma visto che è come dice Thanos, “Ineluttabile”, procediamo sconsolati nella traklist con uno dei (sorprendentemente) migliori pezzi di questo “Killing Demons”, “The Dream That Stood Aline”, bei assoli, bella intro psichedelica, qui la voce non è trapana-coglioni come nelle altre canzoni, è varia ma compatta.

Ho mai detto Judas Priest? “Killing Demons” si chiude con una cover dell’iper-classico “Metal God”, da “British Steel” (1980).
Nient’altro, giudicatela voi.

Consiglio questo album? Beh, nel complesso non è bruttissimo, ma a mio avviso veramente carente d’idee. Se siete amanti delle sonorità classiche passerete 40 minuti in allegria.
Recensione a cura di Carlo Masoni

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