Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:56 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. WINDS OF CHANGE
  2. WITHOUT A BULLET BEING FIRED
  3. PROOF OF HEAVEN
  4. SOMETIMES YOU JUST WANT MORE
  5. HOME FIRES
  6. JUST FOR YOU
  7. THE HAND I WAS DEALT
  8. WHERE EAGLES DARE
  9. I WILL WHAT I WANT
  10. YOU’RE ALWAYS THERE
  11. AVALANCHE
  12. LOVE YOU ALL OVER THE WORLD

Line up

  • Jim Peterik: guitar, keyboards, vocals
  • Ed Breckenfeld: drums, percussion
  • Dave Kelly: drums
  • Colin Peterik: drums
  • Klem Hayes: bass
  • Bill Syniar: bass
  • Bob Lizik: bass
  • Mike Aquino: guitars
  • Jeff Lantz: orchestral arrangement of “You’re Always There”

Voto medio utenti

Rockofili, scribacchini e autorevoli critici musicali (o presunti tali …) sono sempre alla ricerca della “novità” e, attendendosi una risposta in questo senso soprattutto dai gruppi “giovani”, mostrano spesso nei loro confronti un’attenzione particolare (a volte permeata di un pizzico di eccessiva, incoraggiante, benevolenza …), anche per garantire la necessaria “conservazione della specie”.
Un approccio razionalmente corretto e giustificato, che però rischia di essere del tutto soppiantato da opere assolutamente rigorose, realizzate da un manipolo di “veterani” che evidentemente non hanno ancora perso la voglia di stupire puntando sulla vocazione, sul talento e su dosi spropositate d’ispirazione.
Winds of change” è proprio uno di quei dischi capaci di sovvertire ogni considerazione dettata dalla pura logica, di farti seriamente riconsiderare la necessità di una qualche prospettiva “avventurosa” nella musica e di gettare addirittura qualche “ombra” sul valore effettivo di una bella fetta della scena “emergente”.
Chi poi avesse espresso qualche dubbio sull’efficacia di una all-star band, credo dovrà rivedere le sue perplessità, dacché nonostante sotto la denominazione Jim Peterik & World Stage sia raccolta una ricchissima rappresentanza dell'élite mondiale del rock melodico, il prodotto finale gode di una compattezza e di un’armonia davvero encomiabili.
Insomma, come già avvenuto nell’episodio precedente del progetto, Jim Peterik, dall’alto delle sue inattaccabili “vicende” artistiche (che mi auguro siano di “pubblico domino” …) riesce a coinvolgere un numero impressionante di suoi pari e a confezionare un album davvero stellare, imprescindibile per tutti i sostenitori del più puro AOR statunitense, quello delle grandi melodie, degli ampi spazi, delle avvolgenti spire sentimentali e, perché no, di quel pizzico di “ridondanza” che lo rende uno dei generi più edonistici della storia delle sette note.
Un luculliano banchetto sonoro che vi sazierà con dosi imponenti di feeling profondo e genuino, quasi si trattasse di una “sfida” (risolta con tutti vincitori e nessun vinto …) tra musicisti della stessa specie, disinvoltamente impegnati a confrontarsi su chi alla fine sarà in grado di conquistare lo scettro della partecipazione emozionale.
E allora via all’ottovolante delle “menzioni d’onore”, iniziando da Danny Chauncey e Don Barnes dei 38 Special, che impreziosiscono una title-track da contagio istantaneo, passando da Mike Reno che inocula l’effervescenza dei suoi Loverboy nelle fibre di “Without a bullet being fired”, per concludere il terzetto iniziale con l’aristocratica "Proof of heaven”, a cui contribuisce fattivamente un luminare della materia come Dennis DeYoung.
Echi di Journey e The Storm rimbombano, anche grazie all’ugola sempre emozionante di Kevin Chalfant, nel clima enormemente suggestivo di “Sometimes you just want more” e se l’intervento di Toby Hitchcock trasforma “Home fires” in una credibile e intrigante outtake dei Pride Of Lions, l’inconfondibile voce cristallina di Kevin Cronin conferisce alla ballata “Just for you” la celebre carica evocativa dei REO Speedwagon.
In un lavoro privo di sconvolgimenti stilistici, le piccole “sorprese” sono delineate dall’ardore “epico” conferito alla magistrale “The hand I was dealt”, con il grande Danny Vaughn (Tyketto) sugli scudi, e dalla chance concessa a Lars Säfsund e Robert Säll, nella poppettosaWhere eagles dare”, di prendere parte a una “festa” tanto esclusiva … una sorta di autorevole e definitivo imprimatur alla presenza dei Work Of Art nell’ambito Empireo del settore.
Una tipica esuberanza “californiana” alimenta “I will what I want”, che non a caso vede tra i protagonisti un Kelly Keagy in forma smagliante, mentre qualora cerchiate eleganza e vaporosità ecco che il maestro Jason Scheff metterà fine alle vostre indagini, marchiando il clima sinfonico e satinato di “You’re always there”.
Ancora due scosse, prima delle considerazioni finali … “Avalanche”, con i gemelli Nelson impegnati in un pulsante groove rootsy, e poi forse la più intensa di tutte … i toccanti chiaroscuri romantici di “Love you all over the world”, intrisi della classe immensa del mai troppo compianto Jimi Jamison.
Qualcuno, ne sono certo, si affretterà a bollare “Winds of change” come il trionfo del “mestiere” e della “nostalgia”, ma anche se ovviamente in Jim Peterik & World Stage l’esperienza e la tradizione sono elementi importanti, copiosamente rappresentati, una prestazione di questo livello espressivo ed emotivo non merita niente di meno che una fragorosa ovazione, da tributare senza preclusioni a questi autentici e immarcescibili Sovrani dell’Adult Oriented Rock.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.