Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:41 min.
Etichetta:Ghost Record Label

Tracklist

  1. FORESTA NIGRA
  2. SULFURAN
  3. ULTIO MATRIS TERRIS
  4. GLACIALIS
  5. ELEMIAH
  6. VLAD, THE LORD OF BRAN
  7. MOTHER OF THE LAST LYCAN
  8. SERPENTON OBLIO (OUTRO)
  9. ULTIO MATRIS TERRIS ORCHESTRAL (BONUS TRACK)

Line up

  • Sal Kruco: guitars, vocals
  • Isaak Kruco: bass
  • JB Kruco: drums

Voto medio utenti

I Sankta Kruco sono tre sinistri figuri incappucciati dei quali si conosce pochissimo, se non che formano una band.
L’aura di mistero che li avvolge si trasmette anche al loro impianto musicale, una mistura di elementi doom, dark, ambientali, con qualche spruzzata di black metal.
Un sound oscuro e glaciale, come da titolo dell’album, che risulta la colonna sonora ideale in una giornata plumbea ed opprimente come quella in cui sto scrivendo questa recensione. L’andamento dei brani è fin troppo frammentato, con continui cambi di direzione e impostazione che tendono a far perdere coerenza alla proposta. Lo si nota già nell’iniziale “Foresta nigra”, che comunque risulta uno dei pezzi migliori della raccolta, dove l’atmosfera tetra ed evocativa viene alimentata da un canto ieratico e declamativo, stacchi atmosferici, arrangiamenti di tastiere, brevi strappi ritmici di matrice black scandinava. Indubbiamente un buon impatto dark/doom, con qualche limite nella coesione delle varie influenze.
Tale limite persiste nel proseguio del lavoro, che alterna momenti interessanti a passaggi avari di mordente. In alcuni frangenti emerge l’eco dei Type 0 Negative, per l’insistenza su un atteggiamento gotico e decadente ispirato alla classica mitologia dark dei vampiri transilvanici (“Vlad, the lord of bran”), dei licantropi mutaforma (“Mother of the last lycan”) e di tutto l’armamentario gothic metal già sfruttato all’inverosimile. Altro nome di riferimento può essere quello dei primi Paradise Lost, per il passo lento e poderoso interrotto da stimolazioni melodico-ambientali sempre nel segno di una visione mistica e neo-pagana del rapporto con la natura e la Madre Terra (“Ultio matris terris”).
L’album si chiude male con una filler track strumental-orchestrale, uno di quei pezzi che ascolto una volta e poi rimuovo subito dai miei ricordi.
Alla fine è un lavoro che non mi convince appieno, pur avendo l’ambizione di amalgamare in maniera avvolgente svariati elementi oscuri finisce per risultare statico e ripetitivo nelle soluzioni, anche se gli riconosco la capacità di creare una certa atmosfera cupa e misteriosa che potrà piacere ai fans più integralisti del dark/doom/goth/ambiental.

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.