Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:74 min.
Etichetta:Minotauro Records

Tracklist

  1. ROSES OF WINTER
  2. LIVING TODAY
  3. SANDGLASS
  4. THREE WATER
  5. REALITY
  6. VOYAGE TO HELL
  7. STATIC END
  8. LAKE WITHOUT WATER
  9. SEPULCHRAL LIFE
  10. ELECTRIC FUNERAL (BONUS TRACK)

Line up

  • Paul Chain: guitar, organ, vocals on tracks #1, 2, 3, 4, 5 and 10
  • Lee Dorrian: vocals on tracks #6, 7, 8, 9, backing vocals on track #3
  • Fabrice Francese: bass
  • Robert Jacomucci: bass on track #8
  • Mario "Broz" Mariani: keyboards on track #6
  • Andy Rosati: keyboards on track #4
  • Erik Lumen: drums on tracks #6, 7
  • Lux Spitfire: drums
  • Nembo: cembalo on track #2
  • Paul Dark: acoustic guitar on track #9
  • Andrea Seki: medieval lute intro on track #9
  • Sandra Silver: synth effect on track #3 and live performer

Voto medio utenti

Instaurare una collaborazione con un personaggio come Lee Dorrian, nel 1995, non era esattamente una circostanza trascurabile.
Nulla, in realtà, di ciò che ha realizzato Paul Chain nella sua variegata parabola artistica può essere definito con tale aggettivo, ma poter contare sulla presenza del leader di Napalm Death e Cathedral (attento conoscitore della scena doom, dark-gothic e prog, con una particolare predilezione per quella italiana), aveva fornito ai sostenitori del maestro pesarese l’impressione che i tempi fossero maturi per un incremento di visibilità doveroso, atteso e forse anche un po’ “temuto”.
Alkahest” esce per la Godhead / Flying con questi presupposti e si rivela un altro caposaldo nella discografia di Chain, sicuramente meno “avventuroso” di altri suoi prodotti, eppure assai incisivo e focalizzato, il tutto senza snaturare il tipico trademark di un musicista dotato di un’indiscutibile personalità e di uno straordinario carisma.
E allora, verosimilmente, il contributo di Lee (un grande estimatore del nostro, che ancora oggi non perde l’occasione di spendere per lui parole d’elogio …) non si limita alla concessione della sua laringe al vetriolo a quattro brani del programma e porta in dote un vago barlume di “modernità” e un pizzico di quella “immediatezza” che si era fatalmente affievolita in anni di (geniali) sperimentalismi.
Il disco non rappresenta la svolta “commerciale” auspicata (anche perché l’etichetta che lo patrocina avrà vita breve …) ed è “semplicemente” la conferma di un’eccellenza inattaccabile, capace di ottenere stima e ammirazione in ogni angolo del globo, sebbene destinata a rimanere per sempre lontana dai riflettori.
Grazie all’apporto di una formazione di comprovata “fedeltà” e affidabilità (e qui mi piace menzionare il nome di Fabrice Francese, bassista di Hurtful Witch, Tredegar e Treason, nonché coadiutore del compianto Cristian Zanirato / Chris Holder …), dedicato alla memoria di Aldo Polverari, “Alkahest” schiude le sue pesanti porte sui gorghi dell’inquietudine attraverso le pulsazioni dense e magnetiche di “Roses of winter”, per poi ipnotizzare definitivamente l’astante con l’irresistibile litania “Living today”, un’esperienza emotiva equamente suddivisa tra fisico e metafisico.
Sandglass”, con quell’organo funereo sullo sfondo, sgrana il suo conturbante rosario in maniera lenta e sinistra, mentre l’enfatica “Three water” accentua ulteriormente il senso di coinvolgimento sensoriale, risucchiandoci in un possente vortice tra liturgia, oblio e visioni ataviche.
Il soffio celtico concesso all’introduzione di “Reality” si trasforma molto presto in un incubo a occhi aperti, e se il canto di Dorrian nella riproposizione di “Voyage to hell” (in origine sull’EpDetaching from satan”) è uno stridente graffio di unghie su di un lucido feretro d’ebano, la ferale “Static end” scava negli abissi dell’animo umano con una modalità operativa non troppo dissimile da quella ostentata dagli stessi Cathedral.
Ancora due vivide allucinazioni soniche, prima del “risveglio” … il viaggio lisergico e onirico denominato “Lake without water” e la monolitica e perfida ”Sepulchral life”, dominata dai mantrici fendenti chitarristici di Paul e dall’ugola immersa nell’acido di Lee.
Un patrimonio da difendere, conservare gelosamente e da far conoscere il più possibile al “mondo”, insomma, ed è in questo senso che va la benemerita opera della Minotauro Records, la quale elargisce a questa ristampa, oltre ad una nuova pregevole veste grafica, anche una suggestiva appendice di straniamento, rappresentata da una stordente cover di “Electric funeral” (non credo sia necessario specificarne la paternità …) proveniente dalle stesse sessions di registrazione dell’albo.
Se amate il doom, nella sua accezione più vera e sincera, oscuro e dolente premonitore della fine dei tempi e della decadenza dell’umanità, questo disco non deve proprio mancare nella vostra collezione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 set 2016 alle 15:07

Disco fantastico. E basta.

Inserito il 01 set 2016 alle 13:57

un capolavoro.posseggo una preziosissima copia in vinile acquistata appena qualche giorno dopo l'uscita dell'album e la custodisco gelosamente

Inserito il 31 ago 2016 alle 11:19

Disco che ho consumato.

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