Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:45 min.
Etichetta:Tee Pee Records

Tracklist

  1. THE LOCAL FUZZ

Line up

  • Chris Kosnik: bass
  • Finn Ryan: guitar
  • Bob Pantella: drums

Voto medio utenti

Se The Atomic Bitchwax hanno ottenuto un certo successo di nicchia, lo devono sia all’energia trascinante delle loro canzoni che ad una incessante attività live, quindici anni di tour negli States e in Europa. I fans conoscono bene la semplicità, quasi umile, del gruppo americano, che si spende allo stesso modo nel piccolo club con trenta spettatori e nel locale davanti a migliaia di persone. Però il trio è tutt’altro che sprovveduto, Kosnick ha militato nei Godspeed e Black Nasa, Pantella è tutt’ora batterista dei Monster Magnet, mentre Ryan era l’anima degli ottimi Core. Questa è la line-up odierna nonché quella coi migliori riscontri di pubblico, anche se la band era nata come side-project di Ed Mundell (Monster Magnet) con Keith Ackermann alla batteria.
Recentemente i TAB sono ritornati a Torino, dove vantano molti amici, insieme ad altre tre formazioni emergenti targate Tee Pee (Mirror Queen, Quest for Fire e lo psych-trio newyorkese Naam), ma soprattutto per promuovere il nuovo lavoro: “The local fuzz”. Si tratta di un’opera diversa dal solito: non una raccolta di brani agili e rocciosi, con assoli fulminanti e ritornelli che si tatuano nella mente, bensì un solo episodio di oltre quaranta minuti, una monster-jam strumentale. A differenza di molti colleghi che hanno affrontato la prova della suite, Ryan e soci non dilatano a dismisura qualche buona idea proponendo invece un pacchetto di oltre cinquanta (50!) riff diversi e consecutivi, quasi come fossero altrettanti episodi singoli. Un catalogo chitarristico che lascia senza fiato, completato da una sventagliata di assoli funambolici e da una ritmica scintillante che segue e supporta l’axeman nel suo caleidoscopio sonoro.
Sull’appeal di questo tipo di album ci sarebbe da discutere, ma negli ultimi tempi abbiamo visto numerose formazioni optare per tale soluzione, certamente difficile e poco remunerativa. I TAB si comportano molto bene, creando non un concept dai risvolti intellettuali bensì una splendida cavalcata a briglie sciolte nel miglior heavy rock/stoner. Il disco è appetibile per chi è già fan del gruppo, mentre i neofiti è meglio che comincino con qualche uscita “regolare”. Al di là di tutto, il trio conferma di essere uno dei nomi di punta in questo settore.

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