Eva Can't... ma se non può "lei" a chi altri chiedere?

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Gruppo:Eva Can't

Andiamo quindi alla scoperta degli Eva Can't, qui presenti al completo, che con il loro secondo album "Inabisso" si sono fatti notare ed apprezzare... e non solo da queste parti!

Ok, io la mia recensione relativa ad "Inabisso" l'ho fatta, ma prima di partire con l'intervista mi piacerebbe sentire la vostra di opinione sul disco!
Simone: Innanzitutto grazie davvero per il supporto che Metal.it ci sta dimostrando; "Inabisso" è il frutto di un enorme lavoro in fase compositiva e produttiva (il disco è stato totalmente autoprodotto e registrato in casa) che ci ha impegnati per oltre un anno. E' un lavoro complesso di cui siamo molto soddisfatti e che rappresenta un passo fondamentale nell'evoluzione del nostro sound.
Luigi: "Inabisso" rappresenta una svolta stilistica per gli Eva Can't. Cercando di mantenere una coerenza di fondo con il predecessore, rintracciabile nell'attenzione posta agli arrangiamenti, alle melodie e ai testi, con "Inabisso" abbiamo dato libero sfogo alla nostra creatività ottenendo come risultato un disco più complesso e sicuramente meno immediato. Non è stata la ricerca spasmodica del virtuosismo ad ogni costo a tenerci occupati, quanto lo studio delle soluzioni e delle trame per rendere i pezzi fluidi, divertenti da suonare e interessanti da ascoltare.
Avete adottato un monicker piuttosto strano come Eva Can't, ma non credi che giocare con il nome della compagna del Re del Terrore, possa addirittura danneggiarvi, facendo pensare più ad una band demenziale che ad un gruppo che cerca di emergere e, direi, con una propria marcata personalità?
Simone: Il nome deriva dalla traduzione in inglese del chorus di un nostro vecchio brano (tuttora presente sul nostro primo album) che aveva come soggetto il rapporto tra la Eva biblica e la morte; il brano cercava di capire come, mitologicamente parlando, l'uomo possa aver accettato per la prima volta il proprio limite più grande. Il ritornello del brano ripete "Eva non può" diverse volte, quindi traducendo in inglese: "Eva Can't"; l'assonanza col personaggio del fumetto della casa editrice Astorina è venuto quindi di conseguenza, da buon nerd appassionato di fumetti mi pareva anche un bel modo di omaggiare un grande prodotto del fumetto italiano. Quando questo monicker fu scelto suonavamo cose molto diverse rispetto ad oggi, ma fa parte di noi e fa parte del nostro sviluppo. In ogni caso il fumetto italiano rimane ancora adesso un elemento che ci è caro, pensa ad esempio che la cover di "Inabisso" è stata realizzata per noi da Christopher Possenti, talentuoso disegnatore della Sergio Bonelli Editore.
Quello che balza subito all'occhio... ed all'orecchio, è la scelta del cantato in italiano. Come è nata questa decisione, mai pensato di passare all'inglese, una scelta che probabilmente vi aprirebbe qualche porta in più?
Simone: La scelta dell'italiano nasce da un'esigenza piuttosto banale, io non so l'inglese... o meglio, lo so pronunciare da italiano. I casi erano due: o facevo un corso di pronuncia o mi cimentavo con la mia lingua, ovviamente ho scelto (in apparenza) la via più semplice. La scelta della lingua italiana mi ha costretto a lavorare moltissimo su ogni singola parola, mi ha obbligato a decidere con precisione ciò di cui volevo parlare; l'italiano è uno degli idiomi più belli e ricchi mai esistiti, ma anche altamente complesso da gestire e soprattutto non perdona quando le argomentazioni di cui si parla sono poco profonde.
Le recensioni del disco in cui sono incappato erano decisamente positive, anche se non ne ho letta nessuna proveniente dall'estero... che accoglienza ha avuto l'album?
Simone: essendo tutti estremamente pigri non abbiamo ancora fatto girare molto il disco, per ora le review che abbiamo ottenuto (effettivamente tutte molto positive) sono giunte quasi solo dal territorio italico, contiamo però di ricevere qualche parere in più dal settore estero nei prossimi mesi.
L'anno scorso avevate realizzato il vostro primo album, "L'Enigma delle Ombre", quali sono le differenze tra i vostri due lavori in studio?
Diego: Personalmente trovo "L'Enigma delle Ombre" molto più fluido e di facile ascolto, molto più "catchy".
Su "Inabisso" è stato fatto un grande lavoro per la produzione e penso che il prodotto finito sia di gran lunga superiore al precedente.
Mi piace e mi piace a suonarlo, spero che piaccia anche al pubblico e piaccia ascoltarlo...
Simone: Se con il nostro album di esordio abbiamo portato alla luce alcuni degli elementi che ci caratterizzano (cantato in italiano, una proposta musicale eterogenea...) con "Inabisso" abbiamo portato tutto ad un gradino superiore; rispetto il precedente lavoro è un disco dotato di maggiore profondità, complessità e ricchezza, certamente rappresenta l'inizio di un percorso in cui ci sentiamo fortemente coinvolti.
Come si sviluppa all'interno del gruppo la fase compositiva? Quali sono invece le tematiche che affrontate nei vostri testi?
Simone: I brani sono scritti per la maggioranza da me e in parte da Luigi; il processo compositivo è molto individuale, in sala prove affiniamo solo gli arrangiamenti e apportiamo cambiamenti più o meno invasivi. I testi invece sono totalmente di mia responsabilità; "Inabisso" è un concept album sulla nostra città (Bologna), racconta di un incendio che la devasta totalmente per colpa di un cittadino che trova le proprie radici oramai estirpate dal corso della storia. Tra le fiamme la città rammenta il proprio passato; è un concept ispirato ad un rogo realmente avvenuto molte centinaia di anni fa; il fuoco è il pretesto per raccontare una storia, quella di Bologna, ricca di episodi di grande interesse.
Pensate in futuro di apportare qualche variazione al vostro sound?
Andrea: Crediamo che l'immobilismo musicale sia deleterio per una band che ama davvero la musica, la sperimentazione è fondamentale per crescere, migliorarsi e soprattutto divertirsi.
Come si può notare dalla diversità dei nostri primi due dischi, siamo ancora alla ricerca di un suono dominante, tuttavia ad ogni canzone che componiamo capiamo qualcosa di più su noi stessi e su quello che vorremmo davvero fare.
Una volta definito il cuore del nostro suono cercheremo di mantenerlo invariato ma sicuramente il contorno cambierà e si evolverà, solo così potremo davvero essere soddisfatti della nostra musica e coinvolgere chi ci ascolta.
Avete la possibilità di proporre dal vivo la vostra musica?
Andrea: Sì, nel corso dell'ultimo anno abbiamo suonato live diverse volte, per lo più a Bologna. In futuro ci piacerebbe suonare in altre parti d'Italia e magari portare la nostra musica anche all'estero.
Scorrendo la vostra biografia, stupisce vedere che siete in attività solo dal 2009... quali sono stati i passi che avete affrontato come band e come singoli musicisti?
Diego: Mai lasciarsi trarre in inganno dalla data di nascita del nome.... la nostra avventura musicale si perde nei meandri della nostra infanzia, sia a livello personale che a livello di band. Molti nomi sono cambiati e molti generi, ma alla fine eccoci qui con questo nome, queste canzoni... dal 2009; l'importante è esserci ed essere sempre gli stessi come quando iniziammo a suonare ai tempi degli studi.
Simone: Io e Diego abbiamo un lungo trascorso con due band molto differenti (Hell Done e Mors Tua) attualmente in stand-by; con Luigi abbiamo condiviso una breve esperienza black metal con i To Deeper Sorrow alcuni anni fa finendo poi per ritrovarci con l'idea di sconvolgere tutto e di creare qualcosa di diverso: eccoci infine giunti al 2009 con questa formazione.
Ci sono delle bands alle quali riconosci un'influenza particolare sul vostro sound? Chi ha fatto scoccare la famosa "scintilla" per la musica?
Luigi: Partiamo dalla domanda semplice, ovvero dalla "scintilla", scoccata più o meno quindici anni fa quando un amico più grande mi fece ascoltare "Appetite For Destruction" dei Guns N' Roses; la colpa è quindi del chitarrista col cilindro, personaggio e musicista che ammiro tutt'oggi.
Per quanto riguarda invece le influenze sul nostro sound, il discorso si fa più intricato. La componente prog direi che è quasi innata, visto che non è tra i nostri generi preferiti. Pensa che personalmente non possiedo un solo cd prog metal, nemmeno in mp3... I breakdown si rifanno sicuramente al più moderno metal-core, filone di cui apprezzo particolarmente gli Unearth, mentre per le parti più tirate mi sento di citare gruppi come Emperor, Immortal, Nile, Behemoth e Kreator. Per i riempitivi melodici invece mi vengono in mente gli Anathema e gli Opeth.
Come vedi invece la scena musicale italiana ed internazionale? Uno su migliaia ce la fa... quanto conta la vera bravura in questo?
Simone: La scena italiana è ricca di band di grande pregio; non solo, la stessa area da cui veniamo vanta alcune formazioni che considero tra la più valide di tutto il paese (mi riferisco ad esempio a Malnàtt, In Tormentata Quiete e Mourn In Silence). C'è grande sviluppo e tante idee, ma purtroppo tantissime ombre... suonare dal vivo è difficilissimo, le etichette non investono più sui talenti, la meritocrazia (quella poca che c'era) è andata totalmente scomparendo. Personalmente abbiamo deciso di allontanarci da tutto ciò e abbracciare la filosofia delle licenze Creative Commons; vogliamo che la nostra musica giunga a più orecchie possibili, cerchiamo di autofinanziarci evadendo il circuito tradizionale underground e di trarre dalla musica ciò che di più bello ha da offrire ad un musicista: soddisfazione e appagamento.
Ma non vi è mai capitato di pensare: se fossimo svedesi... o tedeschi...
Andrea: Indubbiamente in Italia la scena metal non è quella prediletta dalle masse, come può accadere nei paesi nordici, tuttavia noi cerchiamo di concentraci sulla musica, sforzandoci di migliorare di album in album. Anche il fatto di cantare in italiano crediamo non sia penalizzante in un contesto europeo, anzi, dato che la nostra musica è legata alla cultura locale pensiamo che utilizzare la nostra lingua madre sia più appropriato e ci aiuti a distinguerci anche fuori dall'Italia. Pensiamo che se la musica è valida e coinvolgente la barriera linguistica sia superabile, come hanno già dimostrato molti gruppi prima di noi.
Che ne pensi di Internet e di tutti gli effetti "collaterali" con cui questo immenso calderone ribollente sta cambiando la cultura mondiale?
Simone: Internet è una democrazia dove viene dato potere di parola a tutti, anche a chi molto spesso non la meriterebbe; detto ciò è innegabile che sia uno strumento fondamentale per permettere una distribuzione che, in maniera "tradizionale", sarebbe impossibile per la maggioranza delle band della scena underground. L'effetto collaterale, quindi uno spostamento dell'ago della bilancia sulla "quantità", può essere arginato solamente dal giudizio di chi fruisce delle opere degli artisti.
Ed a proposito di cultura, pensi che la musica sia solo uno svago, divertimento... oppure che possa essere considerata alla stessa stregua della letteratura?
Simone: Qualsiasi sistema di comunicazione che abbia oggettivamente (o meglio, soggettivamente) un effetto emotivo è una forma d'arte. Non distinguo differenze tra Musica, Letteratura, Pittura o quant'altro, l'unica cosa che conta è il messaggio dietro ad ogni opera e la sua percezione da parte di chi ne fruisce. L'arte oramai vive in una forma anarchica totalitaria dove le barriere estetiche sono state totalmente annientate; viviamo nel bilico tra la libertà di permettere a chiunque di accedervi come creatore e tra i frutti che tale libertà permette. Alla fine l'arte è tutto e niente, non ci sono leggi se non quelle che ogni ascoltatore si pone attraverso i propri gusti e la propria cultura.
Il tempo sta per scadere e le ombre delle Torri Cremisi incombono su di noi: a voi le ultime parole!
Simone: oltre a ringraziarvi ancora per questo spazio, invito tutti i vostri lettori a seguirci sulle nostre pagine web e a scaricare liberamente la nostra musica.
Diego: A noi? noi siamo quelli sul palco, voi siete quelli che ci ascoltano e ci giudicano, voi siete quelli che scelgono di venire ai nostri concerti...direi che le ultime parole dovrebbero essere le vostre!
Andrea: Ringrazio la redazione per il tempo e lo spazio concessoci e saluto tutti coloro che fino ad oggi ci hanno sostenuti.
Luigi: Siamo parte del vuoto e nel vuoto torneremo in parte...
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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