Agalloch: musica per amore della musica stessa [John Haughm, vocals/guitars]

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Non necessitano senza dubbio di troppe presentazioni gli Agalloch.
Con la loro abilità nel miscelare poesia, natura, inconscio e malinconia hanno attirato l'attenzione dell'audience metal internazionale e si sono conquistati di diritto l'attributo di band più innovativa degli ultimi anni. Il loro stile unico ed inconfondibile, soffice ed aggressivo quanto basta, viene confermato con il nuovo Marrow of The Spirit, uscito a novembre scorso [review disponibile qui].
Sono noti per la loro riluttanza a rilasciare interviste in giro, ma ancora una volta Metal.it ce l'ha fatta.
A parlare è John Haughm, voce e chitarra della band.

Non mi resta, dunque, che augurare una buona lettura ed un buon godimento a tutti voi...

Il nuovo album "Marrow Of The Spirit" musicalmente mescola le consuete caratteristiche melodiche ad un'impronta più pesante. A mio parere, possiamo considerarlo una sorta di spartiacque, tra il precedente periodo musicale della band ed il nuovo. Pensi che le prossime produzioni degli Agalloch saranno più orientate sul black metal?
J. Haughm: E' difficile da dire, credo che tutti i nostri album abbiano avuto influenze black metal. Più che altro, scriviamo in base al nostro umore del momento. Non decidiamo mai coscenziosamente se sarà un "album più black metal" o qualsiasi altra cosa. Facciamo semplicemete ciò che ci viene naturale.
Adoro il titolo dell'album, specialmente per l'associazione che avete fatto tra due opposti: una cosa astratta, come lo spirito, e una cosa concreta, come il midollo. Questo aiuta ad immaginare realmente la profonda interazione tra anima e natura che spesso descrivete nelle vostre lyrics.. e pronunciandolo, senti davvero una certa "energia" scorrere dentro. Come avete deciso il titolo?
JH: Effettivamente è stato il nostro chitarrista, Anderson, ad essere arrivato a questo titolo. La sua associazione era un pò diversa da quella tua, anche se personalmente tendo ad interpretarlo nella stessa maniera che dici tu. Trovo una buona cosa attribuire un titolo profondo, che possa avere diverse interpretazioni. Credo che tutti i nostri full-lenght abbiano portato avanti questa consuetudine.
Avete un contratto con la Profound Lore Records, che è una label underground giusto?
JH: Sì, è un'etichetta molto stimata ed importante per noi. Ho provato imbarazzo a suo tempo ad essere associato alla The End Records ma questo non è per nulla il caso della Profound Lore.
Come è scritto sul sito della vostra label, è "stata creata per dar voce alla visione musicale dell'artista, attraverso un metodo unico e deciso. Non importa quale sia la prospettiva, non importa lo stile".. e questo è fondamentale, per un musicista ed un artista in generale, trovare un gruppo con cui lavorare che assicuri la completa libertà di espressione artistica. Avete avuto proposte di contratto anche da parte di major?
JH: Sì assolutamente. La libertà artistica è senza dubbio un DOVERE! Abbiamo ricevuto numerose offerte da parte di etichette discografiche major. Comunque, le loro proposte avevano più o meno gli stessi contenuti, erano tutti contratti controllati dai quali stiamo cercando di stare alla larga.
I pezzi sono molto incentrati sulla parte strumentale. Come mai avete scelto di focalizzarvi più sulla musica che sulle parti vocali? E' un modo per rendere gli Agalloch una band più strumentale/atmosferica?
JH: Le parti vocali sono un strumento. Le vedo alla stessa maniera con cui vedo le chitarre o la batteria o il sassofono o qualsiasi altra cosa. Le usiamo quando ce n'è bisogno. Questo album ha molte più parti vocali dell'ultimo ma è la musica che questa volta lo ha semplicemente richiesto.
Personalmente, amo la liricità che introducete nei vostri lavori. Ascoltando i vostri album e leggendo i testi, possiamo trovare connessioni con la seconda generazione di poeti romantici inglesi, come Shelley e Keats, per l'approccio naturalistico ed estetico. "Of Stone, Wind And Pillor", per esempio, mi ricorda "Ode To The West Wind" di Keats per le tematiche che abbracciate. Quindi possiamo dire che i pezzi, che strutturalmente sono come delle odi, sono influenzate da questo tipo di poetica o prendete ispirazione da altre fonti?
JH: Uso semplicemente la mia immaginazione per creare frasi profonde che possano racchiudere un concetto. Onestamente non riesco a pensare ad autori in particolare che possano aver influenzato le mie lyrics. Cerco di avere un mio stile personale e di creare testi che valga la pena leggere e che siano complementari alla musica.
Di solito concedete poche interviste, quindi sono molto orgogliosa dell'opportunità che mi avete concesso. E' un modo questo per almentare il vostro alone di mistero? O piuttosto preferite che gli ascoltatori sappiano qualcosa di voi semplicemente ascoltando la vostra musica?
JH: Generalmente non ho molto tempo per risponde a tonnellate di interviste. Ovviamente quando un album è appena uscito, cerco di trovarlo. Ma dopo un pò diventa estremamente noioso rispondere sempre alle stesse domande ancora ed ancora, quindi declino più che posso. Onestamente, preferirei che gli Agalloch non partecipassero per nulla a queste conferenze con la stampa - la gente dovrebbe poter ascoltare la musica senza preoccuparsi di chi ci sia dietro essa. Non è poi male come pensiero, no?
Una domanda a bruciapelo: musica come mezzo per diffondere un messaggio o musica per amore della musica stessa? Cosa preferisci? O a quale delle due opzioni vi sentite più vicini?
JH: Spesso trovo che la musica con un "messaggio" sia troppo politicizzata o moraleggiante per i miei gusti. Direi "musica per amore dell'arte della musica".
Sono affascinanti le sensazioni che hai provato durante il tuo viaggio a Nord del Reno. La stessa esperienza ha ispirato "The Watcher's Monolith", la ripeteresti ai fans che ancora non la conoscono?
JH: Avevo preso una malattia mentre ero in Germania nel 2008. Qualche giorno più tardi, ho visitato Externsteine con i miei amici e siamo stati lì fino a notte fonda davanti al fuoco con flautisti e percussionisti nomadi che avevamo incontrato durante la giornata. Si dice che le rocce di Externsteine sprigionino un'energia che abbia poteri curativi, così mi sono disteso in una specie di "sepolcro", al buio totale, mentre il suono dei flauti e delle percussioni risuonava attraverso le rocce ed attraversava il mio corpo. Sono stato fermo in quella posizione per circa 30 minuti.. E' stata una delle più incredibili esperienze spirituali che abbia mai avuto. Il giorno successivo, ero guarito. Il messaggio che vorrei trasmettere con questo pezzo è che questi antichi luoghi Pagani sono molto importanti e devono essere protetti e preservati.
Noi italiani non vediamo l'ora di vedervi qui live. State programmando un tour europeo? Per favore venite a Roma!
JH: Beh siamo tutti grandi fans dell'Italia quindi sarebbe bellissimo tornarci. Trascorrere un solo giorno lì non è abbastanza per noi. Vedremo in futuro cosa succederà...
Intervista a cura di Selenia Marinelli

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