Hammerfall: the hammer strikes again

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Gruppo:Hammerfall
Rinnovati nella line-up, con l’innesto di Pontus Norgren (chitarra) e Fredrik Larsson (basso), gli svedesi Hammerfall sono tornati a colpire con “No Sacrifice, No Victory”, un album schietto e sincero di puro e semplice heavy metal.
Abbiamo incontrato lo stesso Pontus Norgren e il cantante Joacim Cans, che per quanto stremati dalla lunga giornata, ci hanno raccontato con cordialità e simpatia la genesi del nuovo album.

Pontus Norgren: “Lavorare a questo disco è stato semplicemente fantastico! Mi sono unito alla band fra maggio e giugno, quando sono stato chiamato per sostituire Stefan Elmgren che era ormai impegnato col suo nuovo lavoro: c’era una data imminente in Canada e tutto è partito da lì, essenzialmente. Quando siamo tornati abbiamo iniziato le prove per registrare l’album ed è andata davvero bene.”
Joacim Cans: “Per noi, avere Pontus nel gruppo penso sia stata la soluzione migliore: ha portato con sé nuove idee ed è stato un bene, poiché non volevamo certo un clone di Stefan, che intendiamoci, è un grandissimo chitarrista ma Pontus ha uno stile del tutto diverso.”
Hai avuto tempo di contribuire alle nuove composizioni?
PN: “Veramente no perché, quando sono entrato nella band, i pezzi erano già tutti pronti. Ho però scritto un brano strumentale, “Something For The Ages”, che mi è stato espressamente richiesto in quanto nuovo chitarrista. Fin dall’inizio, la mia idea è stata quella di non creare un brano che si basasse solo sullo shredding ma una canzone meglio definita, con intro, strofa, ritornello e così via. Mentre componevo il pezzo c’era sempre una melodia di base, volendo avremmo tranquillamente potuto inserire un testo e una parte vocale, solo che alla fine abbiamo optato per farne uno strumentale. Il che mi ha anche dato l’opportunità di chiedere a Jens Johansson [tastierista degli Stratovarius, ex Yngwie Malmsteen e fratello del batterista Anders, Nda] di suonare un assolo, cosa che ha fatto in maniera fantastica, nel suo stile inconfondibile.”
JC: “Se ci pensi, questo è il modo di comporre degli Hammerfall da sempre: se prendiamo i pezzi strumentali dei nostri vecchi dischi, troveremo sempre una struttura precisa e non solamente una sequenza interminabile di assoli. D’altra parte, penso che se in una canzone manca la linea vocale e la melodia portante, è necessario riprodurla con la chitarra, altrimenti non avrebbe senso. Per quelle cose ci sono già generi come jazz e fusion, noi preferiamo comporre in maniera diversa.”
PN: “Tornando al mio contributo all’album, effettivamente si esaurisce con lo strumentale ma è normale: se fossi arrivato magari un anno prima, ci sarebbe stata la possibilità di contribuire maggiormente ma, visto il poco tempo a disposizione, non sarebbe neanche stato giusto voler per forza inserire qualche mia composizione. Sarebbe stato diverso se si fosse trattato di una band completamente nuova ma gli Hammerfall hanno già uno stile ben definito, soprattutto Oscar [Dronjak, chitarrista, Nda] ha una visione molto precisa di come i brani devono suonare e dello stato attuale della band.”
JC: “La mia opinione è che questo album sia davvero completo: non ci sono riempitivi, ascoltando il risultato finale non ho mai pensato che questa o quella canzone avrebbe meritato più attenzione, o che non fosse adeguata per l’album. Cosa che invece mi è successa con il disco precedente, per esempio. Di questo, invece, sono assolutamente soddisfatto!”
Prima avete citato Jens Johansson come ospite, so però che non è stato l’unico di un certo peso…
JC: “Esatto, infatti abbiamo avuto diversi cantanti ad aiutarci nei cori: il più conosciuto è sicuramente Biff Byford dei Saxon ma abbiamo avuto anche contributi da parte di Nicky Moore dei Samson e di Dave Hill dei Demon. Abbiamo volutamente scelto artisti legati all’heavy metal classico, piuttosto che membri delle giovani bands attuali. Negli ultimi tempi tutti volevano avere come ospite Kai Hansen, mentre noi stavolta abbiamo voluto scavare più a fondo!”
Però Kai Hansen ha cantato con voi…
JC: “Sì ma è stato dieci anni fa! Richiamare di nuovo gli stessi ospiti non avrebbe senso… Abbiamo anche provato a chiedere a John Lawton [ex Uriah Heep e Lucifer’s Friend, Nda] ed altri cantanti, che purtroppo, per un motivo o per l’altro non hanno potuto partecipare. Comunque ci saranno altre sorprese in questo senso ma non ti voglio svelare altro!”
Come mai avete scelto una cover particolare come “My Sharona” degli Knack?
JC: “È stata un’idea di Anders a dire il vero, continuava a ripeterci che avremmo dovuto suonare quella canzone e noi non sapevamo se fosse serio o se stesse scherzando! Poi Oscar ha iniziato a strimpellarla sulla chitarra e ho realizzato quanto avrebbe potuto essere efficace interpretarla a modo nostro. Certo, per un gruppo come noi sarebbe stato coraggioso lanciarci in un brano del genere ma abbiamo deciso di provarci e devo dire che il risultato mi sembra ottimo. Per noi la sfida è stata quella di prendere una canzone di un genere totalmente diverso dal nostro e darle il marchio di fabbrica degli Hammerfall.”
PN: “Anch’io penso che il risultato sia stato molto buono. Sono dell’idea che, quando si decide di suonare un brano altrui, si debba avere rispetto per chi l’ha composto, rimanere fedeli all’originale ma nello stesso tempo, aggiungere un tocco personale.”
Personalmente, penso che stiate seguendo una strada ben precisa da quattro album a questa parte, lasciandovi alle spalle le cavalcate speed e adottando uno stile più classico e compatto, una sorta di ibrido fra Judas Priest, Accept e qualcosa dei Gamma Ray. Che ne pensate?
JC: “Vedi, per noi questa è stata l’idea principale fin dall’inizio. Se ascolti ‘Glory To The Brave’ e ‘Legacy Of Kings’ puoi già trovare quel tipo di varietà che portiamo avanti ancora oggi. Forse, ai tempi, le canzoni veloci erano più veloci di quelle attuali e poteva esserci l’impressione che fossimo un’altra speed metal band come tante altre. Però bisogna anche dire che non avevamo poi così tanti brani veloci, semplicemente, ripeto, erano più intensi di quelli di oggi.”
Cosa rispondete, quindi, a tutti i vostri detrattori, che vi etichettano come una band “falsa” e troppo commerciale?
JC: “Tutto questo succedeva parecchi anni fa, direi almeno otto, quando la nostra carriera stava veramente decollando. Poi, soprattutto dopo l’aggressione di cui sono stato vittima, le cose si sono abbastanza calmate. Credo che, a quel punto, la gente abbia capito che si stava passando il limite: una cosa è parlare male di qualcuno ma arrivare alla violenza fisica è ben diverso e molto più grave. Al di là di questo, penso che se qualcuno ha abbandonato gli Hammerfall in passato, questo nuovo album possa rappresentare un valido motivo per riavvicinarsi a noi. Come ho già detto, è un album completo, una combinazione del metal anni ’80 con quello di oggi e quindi, credo che possa piacere a molta gente.”
Joacim, puoi dirci se la tua esperienza con gli Warlord ha in qualche modo influenzato il tuo modo di comporre con gli Hammerfall?
JC: “Non solo quella, anche il mio disco solista ha finito per avere un’influenza su ciò che ho fatto successivamente. Più che altro, direi che queste due esperienze mi sono servite per focalizzarmi su qualcosa di diverso e quindi, una volta tornato ad occuparmi degli Hammerfall, di tornare con la mente più fresca. Il mio problema è infatti quello di avere spesso troppe idee in testa, tanto che a volte mi perdo nei miei stessi pensieri. In questo senso mi ha giovato registrare il mio album solista, in cui ho riversato gran parte di quelle idee che non avrei potuto sviluppare nel contesto degli Hammerfall. In quanto al disco degli Warlord, non ho avuto praticamente nessun ruolo in fase compositiva, quella è sempre stata prerogativa unica di Bill Tsamis. In ogni caso, sono stato davvero orgoglioso di aver finalmente trascinato gli Warlord su un palco, visto che non avevano mai suonato dal vivo negli anni ’80: mi è solo dispiaciuto non poter assistere allo show come fan! Purtroppo la reunion finì quasi subito, a causa del supporto pari a zero da parte della casa discografica…”
Com’è stato ritrovarsi, dopo una stabilità durata dieci anni, con due nuovi membri nel gruppo?
JC: “Facile, molto più facile di prima! Oggi abbiamo due persone che non vedono l’ora di andare in studio a registrare qualcosa di nuovo, dimostrare le proprie capacità e partecipare attivamente alle composizioni.”
PN: “Per quanto mi riguarda, provengo da esperienze molto variegate e uno dei motivi che mi ha spinto ad unirmi agli Hammerfall è stato poter suonare uno stile più heavy di prima. In studio è stato fantastico perché c’era uno stimolo reciproco per far bene, loro mi incoraggiavano a tirare fuori il meglio da me e io facevo lo stesso con loro.”
JC: “Possiamo dire che Pontus e Fredrik hanno portato una nuova energia in seno al gruppo. Ci siamo sentiti sotto pressione, ma questa volta era una pressione positiva. Prendiamo ad esempio la prestazione di Anders: non è certo il batterista più giovane in circolazione ma, da quando abbiamo rinnovato la line-up, sembra ringiovanito, è migliorato e picchia più forte che mai!”
PN: “Ciò che conta, alla fine, è il feeling che si sviluppa fra di noi: quando sei ansioso di comporre, di suonare e di registrare, riesci a trovare l’atmosfera giusta e il sound più adatto. Se un gruppo rimane insieme a lungo, si crea un amalgama molto forte ma c’è anche il rischio che ogni membro smetta di ascoltare veramente gli altri, proprio perché ci si conosce bene e si conosce alla perfezione lo stile di ognuno. Quando, però, arrivano dei nuovi elementi, in un certo senso è come ricominciare, si torna a fare attenzione a ciò che gli altri suonano e se le cose vanno per il meglio, si giunge ad un groove rinnovato e se possibile, migliore.”
Come strutturerete le scalette e gli scenari dei vostri prossimi concerti?
JC: “Questo è qualcosa che non vogliamo rivelare troppo presto! Comunque, è probabile che per il prossimo tour suoneremo più brani recenti, anche perché tutti noi crediamo tantissimo in questo disco. Ovviamente ci sono canzoni che non potremmo mai togliere dalla set list, come ‘Hearts On Fire’, che ci diverte molto suonare e che fa letteralmente impazzire i fans. Certo, scegliere fra 70 canzoni sarà dura…”
OK ragazzi siamo alla fine, volete dire qualcosa ai vostri fans italiani?
JC: “Hmm… Il Papa… è… [in italiano, Nda] No, niente! Meglio dire che speriamo di vedervi tutti al Rolling Stone di Milano il 10 marzo!”
Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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