Rosae Crucis (Andrea Magini, guitars)

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Per molti seguaci dell’underground Rosae Crucis non è un nome nuovo, data la vostra lunga attività, ma vorresti presentare la band e la sua storia ai molti che ancora non vi conoscono?
In effetti siamo in giro da piu di 10 anni oramai, anche se abbiamo avuto molti periodi bui. I rosae crucis nascono circa 10 anni fa dalla mia mente e da quella del primo chitarrista, igor baccei. Dopo molti anni di tentativi, cambi di lineup e cambi di genere (siamo partiti da un grind sperimentale fino ad arrivare all’horror metal stile deathss) abbiamo intrapreso la nostra strada. Abbiamo fatto 2 demo e 2 promo, incentrando parte dei nostri testi sulla letteratura di Robert Howard (di cui io sono appassionato) e dopo tanti anni di gavetta, sacrifici, e tempo, siamo arrivati al contratto e al disco.
Abbiamo fatto il percorso standard di tutte le altre band, con una serie interminabile di concerti live durante il periodo che va dal 1993 al 1997, e purtroppo siamo stati fermi a causa dei vari servizi civili /militari e cambi di lineup.

La vostra è una storia tormentata costellata da problemi...come avete dovuto digerire la “scelta” di abbandonare il cantato in italiano?
In realta’ i primi anni del gruppo, prima del demo il re del mondo, scrivevamo pezzi in inglese. Poi tentammo la strada dell’italiano perche ci sembrava la strada piu naturale , cosa che si rivelo’ errata. Facemmo il cambio di lingua (da italiano a inglese) nel 2000 quando producemmo il promo “Bran Mak Morn”. Avevamo capito che la lingua italiana non ci avrebbe mai portato ad un contratto e cosi decidemmo di confrontarci con il mondo intero producendo un promo in inglese. Abbiamo perso forse parte del mito che ci circondava, a causa del cantato in italiano, ma abbiamo guadagnato in visibilita’. Questa innegabilmente e’ stata una delle cose che ci ha spinto verso il contratto discografico, ma non e’ stata una forzatura di nessuno se non una nostra imposizione. Diciamo quindi che e’ stata una nostra autoimposizione per tentare di uscire allo scoperto.. L’italiano ci stava relegando ad un ruolo di fenomeni da baracconi che stava diventando insostenibile.

Poi finalmente la realizzazione di questo disco...come avete raggiunto il contratto con Scarlet e quali sono i gruppi di questa etichetta che preferite?
Dopo un contratto travagliato con la Elevate, che comunque ci diede la spinta ad uscire finalmente allo scoperto, grazie alla mediazione di alcuni amici, siamo arrivati al contratto con la Scarlet. Devo dire che fino ad ora si sono comportati egregiamente e speriamo che continui cosi. La scarlet oggi ha forse uno dei cataloghi piu interessanti per quanto riguarda la scena italiana, e si sta muovendo molto su quella europea in generale. Mi piacciono i primi Node, gli Stormlord, i Centurion,i Necrodeth, i Terror 2000 (la potenza in persona), i thy majesty e tanti altri. Poi ora sono arrivati anche gli Agent Steel. Speriamo di poter fare presto un buon live con qualcuna di queste bands. Mi piacerebbe ad esempio suonare con i centurion.

Worms of the Earth...un concept album, vogliamo illustrare la storia che andate a narrare?
Certo. E’ una cosa a cui tengo moltissimo. La storia e’ basata su di un racconto di Robert Howard,(il padre di Conan il Barbaro e tanti altri racconti). Il personaggio e’ Bran Mak Morn, autoproclamato Re dei Pitti, antico popolo Caledone. L’invasione nel Vallo di Adriano (tra Scozia e Galles) da parte dell’Impero Romano sta schiacciando le gia precarie Tribu. I Gaelici a nord combattono insieme ai Vichinghi, ma piu a sud i pitti sono soli. E’ una storia violenta e affascinante. Bran dopo un incontro con il governatore romano Titus Silla, scappera’ alla ricerca dei vermi della terra, antico popolo che ora abita nel sottosuolo, e insieme a loro distruggera’ Titus e la torre di Traiano. In realta’ quello che sembra essere dedicato alla gloria di roma, e’ un vanto invece al coraggio del popolo sottomesso, il popolo mai nato dei Pitti. Il concept e’ strutturato quasi come un musical, in cui tutti gli attori hanno la loro parte. C’e’ un coro che sembra ricordare il coro delle tragedie greche, che esce fuori descrivendo i fatti o anticipandoli in terza persona. L’intro e’ un dialogo di 3 minuti tra Titus Silla e Bran Mak Morn e sembra di essere in mezzo a loro, o di vederli parlare su di un palco.

In base a quale criterio avete scelto la bonus track finale?
In base alla nostra passione sviscerata per bands come Manilla Road e Cirith Ungol. All’inizio dovevamo fare Chaos Rising dei Cirith Ungol, ma il tempo e’ stato tiranno e allora abbiamo ripiegato verso una delle piu feroci e particolari tracks del combo americano, quella che forse meno si adattava al nostro stile. Adoro riarrangiare pezzi che poco si prestano in apparenza al nostro stile.
Basta ascoltare anche cosa abbiamo combinato a pleasure slave dei manowar per il tributo italiano. Sul prossimo disco quasi sicuramente il tributo sara’ dedicato ai Manilla Road.

Quali sono le bands più importanti per la vostra crescita musicale e le vostre maggiori influenze?
Ho gia citato i Manilla Road e i Cirith Ungol, forse le due piu importanti per la formazione iniziale. E’ grazie Mark Shelton che e’ nato il mio amore per Robert Howard. Poi sicuramente ci sono tutte le bands anni 80 dai primi Anthrax ai Grave Digger, agli Stryper, agli Stayer.. Abbiamo ascoltato di tutto e continuiamo a farlo. Io personalmente adoro i Queensryche, i vecchi Manowar, i Blind Guardian (fino a nightfall) , i Loudness, i Candlemass e Dio.

Come vedi la situazione del metal attuale oggigiorno? Sei pessimista o trovi buoni spunti anche nel 2003?
C’e’ un fenomeno di appiattimento che sta dilagando. Quasi tutti i dischi suonano nello stesso modo, le ispirazioni sono le stesse. Forse ci sono troppe uscite rispetto all’audience , e i kids soprattutto comprano sempre e solo i soliti 4 o 5 dischi “maggiori”, anche a causa dell’esagerato prezzo di copertina dei cd. Quando avevamo 15 anni noi, (15 anni fa quindi? ) si andava al negozio di dischi una volta a settimana e si compravano 3, 4 dischi di qualsiasi genere , ora la maggiorparte della gente e’ gia tanto che acquisti un cd a settimana (nella migliore delle ipotesi).

Quali sono adesso i prossimi passi dei Rosae Crucis?
Sicuramente tentare di promuovere al massimo questo lavoro. Vorremmo girare un minivideo, ma siamo in cerca di idee che vadano un po al dila’ del metallaro con la spada innalzata su un prato che combatte con finti guerrieri e goblin di plastica…..Presto poi inizieremo a scrivere il materiale per il prossimo lavoro, forti anche dell’entrata in formazione di Tiziano Marcozzi, un vulcano di idee.

Qual è il vostro sogno da realizzare con i RC e con quali bands vi piacerebbe dividere il palco?
Come ho gia detto prima vorrei suonare con i Centurion, tra le bands italiane, e magari con i Wotan, a cui molti a volte ci accomunano ma che non ho mai avuto il piacere di conoscere. Poi sicuramente bands del calibro dei Grave Digger, dei Virgin Steele, e di tante altre. Sicuramente il sogno di ¾ del gruppo e’ suonare con i Manowar. Il mio e’ di suonare al fianco di Ronnie James Dio, da sempre una fonte di inspirazione per me.

Molti di voi hanno una presenza fissa nel web, quanto è importante per voi questo mezzo di comunicazione?
Fondamentale. Ha permesso di abbattere i tempi di divulgazione e di dialogo rendendoli a volte pari a zero. Usiamo spesso chat e mail . Il download degli Mp3 sui vari siti sicuramente ci ha aiutati e ci aiuta a farci conoscere . E’ anche vero che e’ un arma a doppio taglio… Chi copia un cd dei metallica dalla rete, toglie 1 dollaro a chi ne incassa comunque un milione…. Chi copia un cd dei rosae crucis dalla rete, toglie un dollaro a chi ne incassera’ poche decine. Fortuna che facciamo tutto questo per la soddisfazione personale.

Le ultime parole sono per voi.
Le cose da dire sono sempre tante, e quando si arriva all’ultima domanda i pensieri sono cosi tanti che non si riesce a pescare nel chaos.. Ti ringrazio per lo spazio che ci hai dedicato, e vorrei salutare tutti i nostri amici con una frase che oramai e’ un classico per noi:
“Supportate il metal italiano e fregatevene delle etichette.
Non fossilizzatevi su termini come True Metallers, o power metallers,o defenders, o attackers, blacksters,whiters ….”
Noi Siamo i Rosae Crucis e siamo fieri di suonare Heavy Metal
DEATH TO FALSE METAL
Ciao!

Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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