KINGDOM COME: Lenny Wolf

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Devo ammettere che ero un po’ “teso” all’idea di dover avvicinare Lenny Wolf, leader e vero factotum dei Kingdom Come, sia per l’ansia tipica del fan che ha la possibilità di parlare con uno dei suoi cantanti preferiti sia, e soprattutto, perché Lenny era stato descritto come un personaggio “difficile” da intervistare e non troppo loquace.
Il singer d’origine tedesca si è rivelato, al contrario, alquanto disponibile e non si è (almeno apparentemente) risentito più di tanto nemmeno quando, nel rispetto della più classica tradizione “fantozziana”, ho clamorosamente sbagliato il nome della sua prima band trasformando gli “Stone Fury” in “Blind Fury” (sorry Lenny!).
In ogni caso, ecco il resoconto di questa chiacchierata con Mr. Wolf, a pochi giorni dall’uscita del nuovo interessante lavoro dei Kingdom Come intitolato “Perpetual”…

Quanto tempo è stato necessario per la realizzazione di questo nuovo album?
Complessivamente circa 2 anni. Mi sono preso tutto il tempo che ritenevo necessario per sperimentare questi suoni che considero come un passo avanti nel processo di crescita dei Kingdom Come.

Nel nostro mondo di continui (e spesso sconsiderati) cambiamenti, cosa ritieni sia “Perpetuo”? E di cosa trattano i tuoi testi?
Ti prego di scusarmi, ma i testi sono veramente facili da comprendere e si spiegano da soli, per cui non credo sia necessario un ulteriore chiarimento. Nessuna predica o significati nascosti. Solamente il mio pensiero e la volontà di condividerlo. Il titolo del disco si riferisce a tutto ciò che, in modo “circolare”, si ripete, con forme e suoni sempre diversi.
E poi, è solo il mio nuovo disco!

Sei soddisfatto del risultato finale di "Perpetual"? Quali reazioni hai ottenuto, finora, dal “mercato” e dai fans?
Ho sempre scritto musica prima di tutto per me stesso. Dopo di che, spero che le mie canzoni “raggiungano” il maggior numero di persone. Le reazioni, finora, hanno spaziato dall’apprezzamento incondizionato alla stroncatura. Welcome to reality!

Ho apprezzato il tuo nuovo cd, con il suo mix tra hard 'n' heavy “tradizionale” e rock più moderno dalle vibrazioni “dark”. Pensi che ultimamente si stia assistendo ad una sorta di revival nei confronti dell’hard rock classico, magari solo un po’ aggiornato … che ci sia, insomma, una maggiore apertura da parte degli ascoltatori verso l’hard rock melodico?
Quando i tempi diventano più difficili a causa di problemi economici o di guerre, la gente tende ad essere più unita ed ascoltare “roba” più “genuina”, dedicandosi al “fare” bambini per formarsi una famiglia. Non ho mai considerato me stesso come un “ribelle senza una causa”, che vuole cambiare il mondo. Basta guardare i “Sex Pistols” oggi … abbastanza divertente no? Alla fine, una “buona” canzone può ancora fare la differenza. Non è solo una questione di “immagine” e di suoni “alla moda”, anche se, in questo periodo, questi aspetti sembrano essere molto importanti per l’industria musicale.
Si potrà dire qualunque cosa, ma non che i Kingdom Come si siano svenduti per guadagnare qualche dollaro in più. La coerenza è una cosa importante se vuoi guardarti allo specchio ogni mattina, sentendoti, si spera, “a posto” con te stesso.

Parlando di canzoni, le mie preferite, tra quelle contenute in "Perpetual", sono "Hang 'em high", "Crown of Moscow", "Silhouette paintings", "King of nothing" and "Watch the dragon fly" … specialmente quest’ultima è abbastanza particolare … Quali sono le fonti ispirative di questo brano? E quali canzoni ritieni possano identificare meglio lo stile dei Kingdom Come, nel 2004?
Poiché le tue canzoni preferite sono anche le mie, devo ammettere che hai buon gusto.
E’ il mio modo di “collegare” suoni atmosferici ad un’attitudine più “rockeggiante”.
La cosa buona dei “nostri” tempi è che ogni cosa è consentita! Perché non approfittarne e sfruttare al meglio la situazione? “Dragonfly” e “Gotta Move Now” dicono tutto questo.

I Kingdom Come hanno iniziato la loro attività come una “vera band”, ora sembrano essere più simili ad un tuo progetto personale, con l’aggiunta di qualche ospite … quali sono le ragioni di questa scelta?
Non sono stato fortunato abbastanza da trovare un partner in modo tale da formare una coppia come Lennon/Mc Cartney o Page/Plant. Nel corso degli anni sono diventato sempre più autonomo, all’inizio perché ho dovuto farlo e ora perché posso davvero sperimentare tutto ciò che voglio, senza calpestare i sentimenti o l’ego di qualcun altro. Quando scrivo musica sono molto “telecomandato”, ma in ogni caso non si sa che cosa ci potrà riservare il futuro.

Ti va di presentarci Eric Foerster, l’unico ospite presente nel tuo nuovo cd?
Dal momento che i miei assoli di chitarra fanno abbastanza schifo, l’ho semplicemente chiamato e gli ho detto “suonali per me, Eric” e lui l’ha fatto.

Dopo la collaborazione con due famosi produttori del calibro di Bob Rock e Keith Olsen, hai deciso d’autoprodurre i tuoi albums … perché?
Insofferenza, poca disponibilità ad essere pilotato e, in seguito, la volontà di non spendere una fortuna per qualcosa che ero in grado di fare da solo. Se questa sia una scelta giusta o sbagliata, lo sa solo dio. Escludendo quella con Bob, ogni altra esperienza con i produttori musicali è stata snervante. Quando hai una “visione”, talvolta è meglio fare tutto da soli.

La tua voce mi piace molto, forse oggi addirittura di più che in passato … come descriveresti la tua evoluzione come cantante? Quali sono i tuoi attuali cantanti preferiti e quali quelli che hanno influenzato il tuo stile?
La mia voce è semplicemente maturata. Ogni artista è influenzato dai suoi colleghi che ama di più. Quando cresci e sviluppi il tuo stile è ovvio che le influenze si mescolino alle tue caratteristiche. Per ogni tipo di musica o espressione artistica esistono dei modelli e la gente cerca sempre di “etichettarti”, sembra che questa cosa la renda felice. Sono cresciuto con i Beatles, seguiti dagli AC/DC, dai Fleetwood Mac e, si, anche dai Led Zeppelin. Le voci che mi piacciono oggi vanno dai Radiohead ai Filter, ai Depeche Mode o a Chris Cornell ecc… Odio, invece, tutte quelle voci pop “perfettine” e prevedibili. Per mettere fine a tutto questo, dovrebbero essere chiusi in un ascensore ed essere costretti ad ascoltare la loro “accattivante” e commerciale immondizia per un’intera settimana … Ma, ancora una volta – siamo in un mondo libero (l’ho già detto?).

Il tuo debutto come Kingdom Come fu pubblicato nel 1988. Sei riuscito a “sopravvivere”, con un ottimo hard rock, ad un fenomeno musicale come il grunge … Qual è il tuo "segreto" e quali sono, secondo te le principali differenze, nell’industria musicale tra quel periodo e oggi?
Una volta che le persone hanno stabilito un contatto con te attraverso le canzoni e che sono state “toccate” dalla tua musica, puoi contare su di una base d’appassionati molto fedele (grazie – grazie – e ancora grazie). Ovviamente le cose sono molto cambiate, non solo perché le vendite di dischi sono complessivamente diminuite (mancanza di denaro, pirateria con cd masterizzati), ma anche perché (e questa è la cosa più triste) i tempi nei quali una buona canzone era sufficiente per “sfondare” sono passati. Nel nostro caso, per esempio, il problema è che la maggior parte della gente non conosce i Kingdom Come. Puoi vendere molti dischi anche solo grazie a quello che scrivono su di te e questo sicuramente aiuta, ma il fatto è che la gente dovrebbe avere la possibilità di ascoltarli! Senza il supporto da parte delle radio o di MTV è difficile emergere. Se tu volessi “piazzare” “Yesterday” dei Beatles oggi, la maggior parte delle etichette discografiche la rifiuterebbe.

Ricordo con piacere il tuo primo album con i “Blind” (ecco il momento del “fattaccio” N.d.A.) Fury. Non hai mai pensato di collaborare di nuovo con Bruce Gowdy? Ci sono degli artisti con i quali ti piacerebbe lavorare?
In realtà si chiamavano “Stone” Fury … Ho da poco visto Bruce a Los Angeles; sta guadagnandosi da vivere scrivendo canzoni per il cinema. Collaborerei volentieri ad un progetto con Page se lui ne avesse “le palle”, ma Robert, probabilmente, avrebbe un attacco di cuore. Mi piacerebbe sperimentare qualcosa con gruppi come i Massive Attack o simili, ma le aspettative sarebbero troppo elevate, così credo che piuttosto continuerò a “fare la mia cosa”.

E’ vero che dopo l’esperienza con gli Stone Fury fosti contattato per collaborare con gruppi famosi come la band di Vinnie Vincent? Se si, perché rifiutasti?
Per quanto riguarda Vinnie, non mi risulta, ma Bruce Pain, che gestiva gli interessi di Ritchie Blackmore e Toni Iommi (Black Sabbath), mi contattò molto tempo fa, ma non se ne fece nulla. Quando i tempi saranno maturi chissà cosa potrà succedere. Come già accennato, sono un tipo di songwriter molto “idealistico” che non si adatta facilmente. Ecco perché la gente o ama o odia i Kingdom Come. Non siamo un gruppo proprio “popolare”…

Ho letto che i Kingdom Come stanno preparando un grande tour come headliner. Se è così quale sarà la line-up del gruppo on stage? Avremo la possibilità di vederti anche in Italia?
Sto trattando con musicisti americani per una collaborazione. Se succederà, quando e con chi esattamente, non sono in grado di dirlo in questo momento, ma spero di suonare in Italia al più presto possibile!!!!!!!!!!
Per informazioni sul tour, merchandise o qualunque altra cosa tenete d’occhio il sito: www.kingdomcome.de

Bene Lenny, c’è qualcos’altro che vorresti condividere con Eutk e i nostri lettori?
Penso che andrò a mangiare un piatto di “penne all’arrabbiata”, sognando una fantastica esperienza in Italia e, naturalmente,--Grazie ai tutti i Kindom Come soldiers--!

Intervista a cura di Marco Aimasso

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ott 2020 alle 08:00

Vi sono molto grato per questa intervista, che ho letto con molta fame. Il motivo è presto detto: ho scoperto questa band solo quest'anno, santo cielo, e solo perché il nome Kingdom Come era menzionato in una nota biografia dei Metallica (e a dire il vero la menzione non era nemmeno lusinghiera, ma mi sono fatto prendere lo stesso dalla curiosità). La verità è che sono molto arrabbiato e deluso. Come è potuto accadere che una persona curiosa come me abbia scoperto i Kingdom Come solo nel 2020? Stiamo parlando di quella band che sta scalando le mie classifiche interiori fino a posizionarsi tra i nomi che trovo più interessanti in assoluto. Eppure proprio nel periodo in cui i Kingdom Come erano ancora abbastanza noti, gli anni Novanta, io compravo catene di riviste metal per sfamarmi e conoscere nuovi nomi. Maledizione. Che delusione. Un giorno mi piacerebbe sapere perché Danny Stag lasciò la band dopo i primi due album.