Stage of Reality: il sottile velo tra realtà e finzione (Andrea Neri, guitars)

Non potevamo certo farci sfuggire l'occasione di una bella chiacchierata con Andrea Neri, chitarrista degli Stage of Reality, che dopo il riuscitissimo disco omonimo uscito il mese scorso per Rock Avenue Records ci ha spiegato in dettaglio il percorso che la band capitolina ha compiuto per arrivare fino ai traguardi odierni. Nonostante il "rifiuto" di tante etichette europee...

Salve ragazzi e benvenuti sulle nostre pagine. Anche se siamo di fronte al vostro secondo album … è un po’ come se fosse il primo dati i numerosi cambiamenti intercorsi. Prima di dedicarci a SOR, voltiamoci un poco indietro a The Breathing Machines. Come giudicate oggi quel lavoro e quali sono le basi che vi hanno portato oggi al suo seguito?
Andrea: Io sono contentissimo di come è venuto TBM, era qualcosa che avevo in testa da tanto, ma ora ne sento i limiti e primo fra tutti è che la composizione e gli arrangiamenti sono stati fatti solo da me, ci sento una testa sola, mentre una band per me significa fare lavoro di squadra. Come infatti abbiamo fatto col secondo lavoro.
Nel nuovo disco ci sono stati due nuovi ingressi con Borgi e Michelacci alla voce e batteria. Come avete trovato questi due nuovi membri per la lineup?
Andrea: Beh, nel caso di Daniele alla batteria il cambio è avvenuto ancor prima della release in quanto Alessandro Accardi ha suonato solo sul disco, quindi diciamo che Daniele è entrato da subito, mentre nel caso di Damiano è stato più complicato, anche cambiare cantante non è una passeggiata. Mentre nel primo caso è stato solo un fatto di amici in comune e di conoscenze, nel secondo abbiamo pubblicato un annuncio di provini online, ricevendo foto, video, curriculum e Damiano è stato il cantante che ci ha colpito dalla prima nota, ha cantato una versione di “Good & Evil” che era proprio come volevamo sentirla!
Come siete entrati in contatto con la Rock Avenue? A prima vista stupisce un po’ il vedere un’etichetta statunitense, con tutte quelle che ci sono in Europa, per una band italiana.
Andrea: Ma guarda, ad essere sinceri molte etichette europee hanno rifiutato il nostro lavoro definendolo poco in linea con il “metal europeo” mentre dagli USA abbiamo ricevuto diverse proposte. Rock Avenue è stata l'etichetta con cui siamo riusciti ad avere più rapporto umano, abbiamo parlato molto su Skype e al telefono prima di firmare, abbiamo esposto perplessità e sogni e abbiamo trovato un buon interlocutore.
Anche nella vostra biografia, viene sottolineato il fatto che questo è il disco risultato del lavoro di una band anziché una sorta di progetto solista. Come siete addivenuti a questa coesione e lavoro di insieme?
Andrea: i tempi sono maturati e l'entrata di Damiano in band ha portato una ventata di aria fresca, ci è venuta subito voglia di fare cose nuove e abbiamo cominciato partendo dalla sala prove, è per questo che “Dignity” è uscita un anno prima del disco. Volevamo subito far sentire qualcosa di nuovo e far vedere che stavamo lavorando diversamente.
Nel disco è presente la partecipazione di due personaggi noti come Bayley e la Sommerville. Volete parlarcene?
Andrea: Con Blaze ho un rapporto lavorativo in quanto sono stato nella sua band nel 2011 e 2012 registrando “The King Of Metal” e prendendo parte a un tour europeo di tre mesi. Avrei voluto averlo sin dal primo album ma lui era impegnatissimo e non ce l'avremmo fatta. Invece questa volta siamo stati più fortunati. In quanto ad Amanda volevamo una voce potente e capace di cimentarsi con un “classico” facendolo proprio, le abbiamo proposto un nostro arrangiamento di “Back to Black” di Amy Winehouse e lei è stata contentissima oltre che formidabile!

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Quanta dell’esperienza di Andrea con Astarte Syriaca prima e lo stesso Bayley successivamente troviamo oggi negli Stage of Reality?
Andrea: Con gli Astarte c'era tanto ragionamento, tanto studio, tecnica e ricerca. Poi è arrivato Blaze e ho semplificato tutto, forse anche troppo. Quando ho avuto l'idea di Stage of Reality ho fatto un passo indietro e ho provato a pormi a metà strada fra gli Astarte e Blaze, almeno dal punto di vista compositivo e chitarristico. Poi devo a Blaze i chilometri, è stata un'esperienza on the road indimenticabile che mi ha spinto a farne una tutta mia.
Purtroppo oggi la promozione basata sui digipromo non ci permette di approfondire l’argomento testi ma ad occhio mi pare che ci sia una discreta attenzione su questo tema…volete spiegarci brevemente le tematiche del disco?
Andrea: “Stage Of Reality” è un concept che affronta temi di attualità: dai signori della guerra che lucrano sulle vite dei Paesi del Terzo Mondo al caso Stefano Cucchi, dalla pedofilia all'eutanasia. “Stage Of Reality” non è un concept inteso in senso musicale, ma i testi dei brani rappresentano tutti quello che è il sottile velo che separa la realtà dalla finzione. Le nostre canzoni vogliono dare un'interpretazione del reale tentando di dire che spesso quello che crediamo di sapere non è poi così vero come sembra.
Nell’arco di meno di un ventennio si è passati dalla difficoltà estrema di emergere e di pubblicizzarsi a quella di una sovraesposizione pazzesca grazie/a causa della semplicità social in cui chiunque può tagliarsi uno spazio, con la conseguenza che a forza di bombardamenti di news, eventi e band si perdono tantissimi input potenzialmente validissimi. Come vive questa situazione un’ottima band come la vostra?
Andrea: Intanto grazie per definirci un'ottima band, veramente! Noi non ci poniamo troppo il problema, seguiamo i Social in maniera professionale, stiamo attenti a fare tutto a modo, ma crediamo che comunque alla lunga la musica faccia la vera differenza. Sì, è vero, il bombardamento continuo può sviare a volte, temporaneamente, da certi prodotti magari più curati, ma che finiscono subito in un gran calderone di news. Però poi c'è la gente, c'è il passaparola, ci sono le emozioni dei concerti. Non dico che sia facile, è difficilissimo, sarà che sono un instancabile sognatore, ma credo ancora nella musica con la M maiuscola.
Una piccola nota sulla registrazione del disco, che gode di ottimi suoni, moderni ma con il giusto ancoraggio alla classicità.
Andrea: Abbiamo registrato e mixato allo Zoosymphony Studio e quello che senti è soprattutto merito di Marco Vannozzi e Marco Polizzi, che oltre ad essere il nostro bassista ha anche delle super orecchie. Il mastering invece è stato fatto da quei geniacci degli Elephant Mastering che hanno saputo pompare il disco senza forzare nulla, un bel lavoro analogico su un disco dove non c'è nemmeno un trigger o un campione e dove le uniche cose digitali sono qualche synth e qualche arpeggiatore qua e la. È un disco suonato. Vero!
Quali sono i prossimi passi per gli Stage of Reality? Attività dal vivo? Vi abbiamo visto lo scorso maggio e dobbiamo dire che sul palco avete dimostrato una naturalezza fuori dal comune.
Andrea: Grazie mille! Oggi è la giornata dei complimenti ahaha! Siamo reduci dal Maximum Rock Festival in Romania in compagnia di Sodom e Haggard. Il festival è stato seguito dal tour italiano che ci ha visti a Treviso, Milano, Modena, Roma, Salerno e Bari. Ora stiamo valutando varie ipotesi fra cui un tour in Romania durante l'inverno e un tour negli Stati Uniti durante la primavera, ma qui dipendiamo dalla label quindi incrociamo le dita tutti insieme e aspettiamo!
Grazie a voi per il tempo che ci avete dedicato, vi lasciamo le ultime parole!
Andrea: Grazie a voi per la splendida opportunità che offrite dando voce a band come la nostra. È sempre bello poter parlare del proprio lavoro! Mi raccomando ragazzi, seguiteci e seguite Metal.it perché è una ottima webzine! A presto!
Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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