Shores of Null: drappi neri sventolano sulla montagna

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Senza ombra di dubbio tra le nuove leve più interessanti della scena tricolore (e non...), gli Shores of Null si apprestano, col nuovo album "Black Drapes for Tomorrow", a confermare quanto di buono dimostrato in occasione di "Quiescence", splendido full d'esordio. Dopo due "8" tondi tondi assegnati in sede di recensione, non potevamo certo esimerci dall'intervistare Raffaele Colace (chitarre e back growls) ed il cantante Davide Straccione, per scoprire influenze, segreti e mosse future della band capitolina.
Ecco a voi...

Ciao ragazzi e complimenti per il vostro nuovo album!
Raffaele: Ciao a te e grazie mille per questo spazio.
La vostra proposta è molto elaborata ed in grado di attingere da generi diversi. Qual è stato il processo creativo che vi ha condotto alla creazione di un sound così particolare?
Raffaele: La prima cosa che posso dirti è che tutti noi, prima di fonderci negli Shores Of Null, eravamo parte di altri progetti, ognuno appartenente ad un genere diverso: stoner, death metal, math-rock, progressive, ecc. Questo aspetto di sicuro ha influito in parte nell'identità di genere che abbiamo. Ad ogni modo in ognuno di noi si era manifestata la voglia di scrivere qualcosa di più cupo, melodico e malinconico. Mi ricordo quando scrissi le basi di “Night Will Come” e “Time Is A Waste Land” e le proposi a Gabriele. Erano grezze ma avevano l'impronta giusta. Tutto il percorso successivo è venuto molto naturale. A composizioni ultimate abbiamo proposto i pezzi a Davide. Io immaginavo una classica voce growl su quei brani, ma Davide ha stravolto tutto con mia piacevole sorpresa.
Immagino poi che, proprio in considerazione delle molte sfaccettature che si possono percepire nei vostri brani, abbiate una nutrita schiera di artisti che ammirate e da cui traete spunto...
Raffaele: Personalmente ascolto veramente di tutto: dai Faith No More ai Taake. Ovviamente i gruppi ai quali ci ispiriamo maggiormente appartengono ad un range un po' più ristretto: Katatonia, Amorphis, Enslaved e potrei citarne molti ancora.
Sempre rimanendo in tema: quando vi trovate a scrivere nuova musica siete soliti farvi ispirare da quanto state ascoltando in quel momento, oppure fate parte di quella schiera di band che, durante la fase compositiva, si isola dal mondo esterno e non ascolta album altrui?
Raffaele: Per quanto mi riguarda l'ispirazione deve essere la cosa più naturale e devo seguirne le indicazioni. Io ascolto costantemente musica, mi piace la sua compagnia e non potrei certo passare un lungo periodo senza ascoltare qualcosa. Quindi no, non ci isoliamo.

Davide: anche io ascolto tantissima musica, ma quando sto lavorando alle parti vocali di un disco mi chiudo totalmente e per mesi faccio solo quello. Chiaramente mi capita di ascoltare altri album, ma non in maniera assidua come farei normalmente, perché il processo compositivo mi assorbe totalmente e non voglio distrazioni. Gli ascolti sono nel mio DNA, tutto ciò che ho ascoltato chiaramente si riversa sul disco in qualche modo, ma più in maniera inconscia che ragionata. Posso passare mesi senza ascoltare un disco nuovo, ma non più di qualche giorno senza assistere ad un concerto.
L'esordio "Quiescence" era stato accolto con incredibile entusiasmo dalla critica specializzata (anche il nostro portale si era sperticato in lodi); questo vi ha messo pressione nel momento in cui siete entrati in studio a registrare il successore?
Raffaele: Ad essere sincero la pressione non l'ho mai avvertita e sono felice di questo. In effetti non appena il disco era pronto non ti nego che abbiamo avuto un po' l'ansia da prestazione. L'attesa delle recensioni è stata tanta e devo dire che quando iniziavano a spuntarne in rete, leggendo buoni risultati ci siamo naturalmente un po' rilassati.
A proposito di successore: a cosa si riferiscono i "drappi neri" del titolo? E, più specificatamente, ci siamo fatti affascinare dalla copertina del disco, davvero di grande effetto. Cosa sta a significare per voi?
Davide: Non è chiaramente una celebrazione dell’ottimismo, i drappi neri non rappresentano nulla di preciso, ma in qualche modo simboleggiano i tempi bui in cui brancoliamo. La copertina è opera di Diletta F. di Eba Art alla quale ci siamo affidati nuovamente ed è riuscita a realizzare la nostra visione ancora una volta. La copertina mostra una natura incontaminata ma lo sguardo della ragazza va oltre la vallata, dove la bellezza è interrotta dalle fiamme. Non sappiamo cosa c’era al di là, ma ipotizzo una casa a cui tornare, un passato andato distrutto, un futuro da ricostruire; “One day I’ll be reaching home / A whole life to reconstruct”, come recita il testo della titletrack. I drappi che sventolano sulla montagna, visibili nel back, possono avere vari livelli di interpretazione, dal lutto alla mancanza di prospettive. Ciò che è certo è che non lasciano indifferenti. Sono contento ti sia piaciuto l’artwork.
E' corretto affermare, sotto questo profilo, che tanto i vostri testi quanto la vostra musica si siano fatti ancor più negativi e cupi che in passato?
Davide: Sono sempre un po’ restìo ad affermare che i nostri testi siano negativi, di certo sono cupi, malinconici, riflessivi, introspettivi, probabilmente più che in passato, ma negativo è un termine che non ci appartiene del tutto. Provo a veicolare un messaggio con i testi, che non sempre è di speranza ma nemmeno rasenta l’autodistruzione. Un buon testo deve lasciarti il magone.
Per quanto riguarda il profilo squisitamente musicale cosa potete dirci? A nostro avviso, siete riusciti ad evolvere senza smarrire la vostra identità, accentuando sia i momenti tirati sia quelli più accessibili e melodici.
Raffaele: Grazie per lo “squisitamente” :). Direi che ormai ci sentiamo parecchio a nostro agio con i passaggi da parti più doom a parti un po' più tirate. Credo sia una caratteristica che ha la nostra musica. Queste particolari dinamiche non sono studiate a tavolino, piuttosto è frutto di una ispirazione che vede momenti contrastanti di emozioni e sensazioni. Inoltre ci sentiamo forti della presenza di Emiliano che sa rendere bene l'idea con il suo fenomenale double kick.
L'intero lavoro, nella sua globalità, risulta particolarmente curato; una volta ancora, però, ho notato un'attenzione maniacale riposta sulle vocals di Davide. La mia impressione è giusta?
Raffaele: L'attenzione ai particolari è una nostra peculiarità, ma devo dare necessariamente una nota di merito a Gabriele che è sempre pronto a trovarti la grinza o la sfumatura che potrebbe essere migliorata. Le voci per noi sono essenziali e quindi devono tendere alla perfezione altrimenti non si va in studio.

Davide: Entro in un periodo isolazionista quando devo lavorare sulle voci e sui testi, non mi accontento della prima cosa che mi passa per la testa e faccio molta attenzione alla metrica e alla sillabazione perché da non madrelingua devo porre un’attenzione maniacale in ciò che faccio se voglio risultare credibile. Se una cosa non mi convince non la propongo nemmeno agli altri, di solito arrivo alla fase di preproduzione con le voci complete al 90%, il resto viene colmato o modificato prima di entrare in studio. Chiaramente anche in studio possono venir fuori delle genialate: quella terza voce che “mettiamocela che spacca”, quello scream di rinforzo, ecc. Comunque adoro registrare.
Quale opinione avete della vostra collaborazione con Candlelight? Siete soddisfatti della scelta?
Raffaele: Ricordo ancora il giorno in cui abbiamo avuto la notizia. Era il primo Romaobscura (festival che si tiene a Roma). Candlelight è una di quelle etichette che vorresti ti accogliessero ma che sai che tanto buttano il cd non appena lo ricevono. A quanto pare non l'hanno buttato. Siamo felici di appartenere a questa famiglia che ormai è stata acquisita da Spinefarm. Di certo appartenervi è stato un bel modo per farsi notare maggiormente.
Quali sono i dischi metal che più avete apprezzato negli ultimi mesi?
Raffaele: Ultimamente mi sono letteralmente chiuso nell'ascolto di “III: Trauma” degli Harakiri for the Sky. Un album che ti prende fino all'ultima nota.

Davide: Mi accodo a questa scelta, ricordando che ho preso parte al disco in questione con delle clean vocals su questo pezzo: https://youtu.be/Kjd8aod5_hQ ;)
Inoltre ho apprezzato molto gli ultimi di Pallbearer, Fuoco Fatuo, Cult Of Luna/Julie Christmas, nonché le sperimentazioni degli Oranssi Pazuzu.
Vi abbiamo visti in sede live insieme ai Novembre circa un annetto fa e dobbiamo dire che anche sul palco trasmettete un'energia ed un'atmosfera particolari, non relegandovi alla sfera di "studio bands". Cosa ricordate di quell'esperienza e cosa bolle in pentola per il futuro?
Abbiamo visto che partirete proprio con gli Harakiri for the Sky, altra band particolare che qui a Metal.it apprezziamo molto.
Davide: Come ho detto prima adoro registrare in studio, ma adoro anche stare su un palco, specialmente se davanti ad un pubblico attento che conosce e apprezza cio che è il nostro stile. L’aver avuto modo di suonare diverse date di supporto ai Novembre, tra cui anche un tour europeo, ci ha permesso di farci conoscere anche al loro pubblico. In fondo noi e i Novembre partiamo da basi simili quindi è stato più facile così conquistare nuovi fan. L’energia fa parte dei nostri show, sebbene le tematiche siano introspettive e malinconiche noi siamo una band metal e sul palco non ne facciamo mistero. Ad ottobre partiremo in tour con Harakiri For The Sky e Sylvaine per una ventina di date in Europa, credo sia un pacchetto eccezionale, e sarà un ulteriore modo di farci conoscere oltreconfine.
Grazie mille per l'intervista. Come da tradizione, vi lascio terminare nel modo che preferite...
Raffaele: Grazie mille a Metal.it per lo spazio che ci avete concesso e per il supporto e grazie ai lettori. Speriamo di vederci presto durante qualche concerto.

Davide: Grazie a voi e a tutti quelli che si sono fermati a leggere questa intervista.
Intervista a cura di Marco Cafo Caforio

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