Daniel Gazzoli Project: chasing the eighties …

Ormai è un fatto inconfutabile che la riscoperta degli anni ottanta, per antonomasia il periodo aureo dell’hard n’ heavy, sia diventata un’operazione assai diffusa e “scontata”, ma è altrettanto evidente che anche in settori artistici molto rigorosi e “familiari” si può evitare di apparire eccessivamente manieristici, trasformando passione e devozione per i “maestri” in una formula espressiva sufficientemente vitale e, soprattutto, molto godibile.
E’ il caso del polistrumentista e compositore Daniel Gazzoli, autore con il suo Project di un dischetto d’esordio di apprezzabile valore, da consigliare agli estimatori di Dokken, House of Lords, Bon Jovi e Scorpions “americani”, che in “Night Hunter” ritroveranno declinate con talento e vocazione autentica tutte le peculiarità del loro genere musicale preferito.
Non rimane che leggere le parole di un cordialissimo Daniel e poi valutare il suo lavoro (o viceversa, se preferite!) ... sono convinto che il suo nome finirà subito dopo quantomeno nelle vostre liste riservate agli artisti meritevoli di “stretto monitoraggio” ...

Ciao Daniel, innanzi tutto benvenuto sulle pagine di Metal.it e poi complimenti per l’ottimo “Night Hunter” ... direi, se sei d’accordo, d’iniziare con una breve scheda di presentazione del Daniel Gazzoli Project ...
Ciao a voi di Metal.it! È un vero piacere per me! Grazie per i complimenti! Il progetto è nato da una mia idea. Sono sempre stato fortemente legato all’Hard Rock all’Heavy degli 80' e ho voluto realizzare un disco che fosse una sorta di tributo verso queste sonorità. In “Night Hunter” oltre a scrivere tutti i brani ho registrato le chitarre, il basso, i synth e partecipo ai cori. La formazione del disco è completata da Leonardo F. Guillan alla voce solista e ai cori, da Luca Ferraresi alla batteria, Luca Zannoni alle tastiere e Nicholas Guerzoni ai cori. Il disco è prodotto da Davide Rossi.
Hai sottolineato il profondo legame della tua band con gli anni ottanta, non esattamente una “novità”, specialmente negli ultimi tempi e nel vostro genere musicale di competenza ... in che cosa il Daniel Gazzoli Project è “diverso” dai tanti altri “nostalgici” degli eighties?
Credo che “Night Hunter” sia un disco onesto e sincero. Mi rendo conto di aver non aver inventato niente di nuovo ma allo stesso tempo so di averci messo il cuore. E troppo spesso oggigiorno percepisco una sorta di freddezza attorno a questo genere e non solo. A volte mi sembra che la musica sia ormai una catena di montaggio. Credo che chiunque abbia la pazienza di ascoltare il disco almeno un paio di volte si renda conto dell'onesta e della sincerità di quest’album.

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La domanda precedente voleva essere una piccola provocazione, anche perché poi alla “prova dei fatti” ho apprezzato parecchio il vostro approccio alla materia ... rigoroso ma anche sufficientemente vitale e soprattutto dotato di notevole buongusto ... a questo punto ti chiedo quali ritieni siano i tuoi “buoni maestri” come chitarrista e compositore e quali sono state, in generale, le principali fonti d’ispirazione di “Night Hunter” ...
Nessuna provocazione, anzi! : ) Ti ringrazio nuovamente. Le mie principali fonti d’ispirazione sono state sicuramente band come Dokken, House of Lords, Skid Row, Whitesnake, Bon Jovi ma anche la NWOBHM fino a Rainbow, Dio e Ozzy. Ho citato le più note ma sono davvero tantissime! A livello chitarristico sicuramente George Lynch, Y. J. Malmsteen, Adrian Vandenberg e Randy Rhoads. Penso che queste siano le principali sonorità che emergono da “Night Hunter”.
Come hai anticipato in sede di presentazione, al disco hanno contribuito fattivamente Leonardo F. Guillan, Luca Ferarresi e Luca Zannoni ... com’è nata questa partnership? Si tratta di una line-up “stabile” o dobbiamo intendere il “progetto” come un’entità artistica aperta a collaborazioni diverse?
Night Hunter” è un progetto solista in cui ho ingaggiato musicisti (ottimi) per registrare l'album. Quindi non possiamo parlare di una line-up stabile o di una band. Leonardo Guillan cantava in diverse band locali e fece qualche data live anche con i grandissimi Soul Seller, ai tempi. Lo sentii live e subito pensai che la voce sua fosse vincente per questo progetto. Luca Ferraresi lo conoscevo per la sua militanza dietro le pelli nei Perfect View. Un’altra grande band! Mi sono trovato benissimo sia musicalmente sia personalmente! Con Luca Zannoni sono entrato in contatto tramite lo studio dove abbiamo registrato. Doverosa nota di merito al produttore Davide Rossi che ha svolto un ottimo lavoro!
L’album è patrocinato dalla Street Symphonies Records, una label molto attiva e competente nel sostegno a un sempre prolifico rockrama underground ... come sei entrato in contatto con loro e come giudichi il lavoro svolto finora?
Conosco Stefano Gottardi di vista da tanti anni in quanto ci si trovava spesso a concerti ed eventi. Sapevo che aveva un’etichetta e tutti me ne avevano parlato bene. Un giorno gli parlai riguardo al disco che avevo composto e che avrei voluto un giorno pubblicare. Capii subito che era una persona con una grande passione per la musica! Infatti, ultimati i lavori, la Street Symphonies fu uno dei primi nomi che mi vennero in mente! Mi trovo bene con loro! Stefano e Oscar (Burato) stanno facendo un ottimo lavoro! Lo fanno con professionalità e passione e sono sicuro che questa etichetta con il tempo possa crescere di blasone!
Mi rendo conto quanto sia difficile per un artista effettuare delle “graduatorie” nelle canzoni che ha creato e tuttavia, ahimè, nel convulso e frenetico panorama musicale contemporaneo, raramente le nuove generazioni di ascoltatori hanno la voglia fermarsi ad ascoltare con attenzione un album completo, a meno che, magari, siano incuriositi da un pezzo particolarmente “impressionante” ... secondo te quali sono le tracce di “Night Hunter” che potrebbero servire allo scopo?
Sono assolutamente d accordo con te. Il panorama musicale è davvero frenetico e gli ascoltatori spesso non hanno la pazienza di soffermarsi su un intero album e valutarlo nel complessivo. Ma credo che su “Night Hunter” ci siano brani su cui valga la pena spendere un po' di ascolti! : ) Penso che il brano che meglio rappresenti questo disco sia la titletrack. “Night Hunter” è un brano a cui sono molto legato e attorno al quale ruota tutto l'album. Credo che questo pezzo possa "convincere" un ascoltatore a proseguire con l'intero disco!
Il disco è uscito nel dicembre scorso e mi sembra sia stato accolto piuttosto bene dall’intera “comunità melodica” ... sei soddisfatto delle reazioni di pubblico e critica? C’è qualcosa che cambieresti nel disco, oggi a un paio di mesi dalla sua pubblicazione?
Si! Sono assolutamente soddisfatto! Le reazioni della critica finora sono state positive e addirittura hanno superato le mie aspettative! E questo mi lusinga! A distanza di tempo c è sempre qualcosa che magari cambieresti. Ma visto anche il riscontro positivo dell'album credo che “Night Hunter” vada bene cosi!

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Inevitabile domanda sulla questione live ... quali sono le prospettive da questo punto di vista?
Il mio per il momento rimane un progetto da studio. Ma devo ammettere che riproporre i brani in sede live mi piacerebbe molto in futuro! Al momento non ho una band. Vedremo! Se ci saranno le condizioni, ci proverò sicuramente!
Ad un musicista “innamorato” degli edonistici anni ottanta è quasi scontato chiedere un confronto tra il “passato” e il “presente” del rock ... cosa ti piace della scena attuale e cosa invece “rimpiangi” di quel mondo apparentemente molto più spensierato, prospero e sfrenato?
Sicuramente è tutto molto diverso. A parte il mondo e la società che sono radicalmente cambiati, credo che la differenza sostanziale stia nel significato di vivere e fare musica per una band. Basta pensare che a quei tempi il Rock e il Metal giravano su Mtv e sulle radio commerciali! Sinceramente non m’interessano i soliti luoghi comuni che associano il Rock a eccessi e soldi a palate! Ma penso che a quei tempi una band poteva iniziare una carriera, suonare, e togliersi delle soddisfazioni senza vendersi l'anima. Tutta la musica Rock ha sempre rappresentato un periodo storico e non solo una moda del momento! Un periodo da dove vengono band e artisti che hanno fatto scuola ... e questa credo che sia la differenza più evidente. Oggi la musica è un bene di consumo. La puoi trovare facilmente ovunque. Su Internet, su Mtv, alla Radio! Ma non si vendono dischi e non girano soldi ... quello che mi piace del presente è che ci sono un sacco di band ed artisti che continuano a fare dischi sapendo benissimo che a loro non spetteranno neppure le briciole dei fasti del passato. Spinti solo dalla passione. E credo che ormai sia così quasi ovunque. Non solo nella tanto criticata Italia …
Per l’occasione rispolvero un antico “tormentone”, certamente un po’ banale, a cui però sono parecchio affezionato ... quali sono i tre dischi che ti hanno “cambiato la vita”?
Invece è una bella domanda! Anche se sono sonorità un po’ lontane da quelle attuali! I tre dischi che mi hanno cambiato la vita sono stati: “Dangerous” di Micheal Jackson, “Never Mind the Bollocks” dei Sex Pistols e “Killing is My Business” dei Megadeth! A seguire devo elencare rigorosamente “A Real Live One” dei Maiden, “Ballbreaker” degli AC DC e “Louder Than Hell” dei Manowar! Poi anche i Guns n Roses mi diedero una bella scossa!
Nel ringraziarti e nel rinnovare i doverosi complimenti, non mi resta che affidarti in piena libertà il nostro glorioso “microfono” per le ultime parole dell’intervista ...
Un grandissimo ringraziamento a voi di Metal.it! Vi seguo da tantissimo tempo ed è stato un vero onore rispondere alle vostre domande! Grazie di cuore per il supporto e per lo spazio concesso! Un saluto a tutti!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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