Blues Pills: body & soul

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Ascoltare i Blues Pills equivale a fare una sorta di viaggio temporale fino agli anni sessanta e settanta, rievocando attraverso le note un momento storico caratterizzato da un’incredibile sete di vita, di pace e dall’idea che l’ordine costituito si potesse sovvertire nel perseguimento di un “mondo migliore”.
Riapri gli occhi e ti ricordi che si è trattato di una fugace utopia, e realizzi che il culto di un’epoca irripetibile rivive in maniera vivida nel look e nella musica (e nella prodigiosa laringe della cantante Elin Larsson!) di uno dei gruppi più credibili in fatto di “restaurazione” di quei suoni, raramente così intensi e naturali in un business discografico che già da qualche tempo si rivolge al “passato” e alla tradizione per recuperare gli stimoli necessari alla sua sopravvivenza. “Lady In Gold”, il secondo full-length della band, è un’altra dimostrazione di palese superiorità in fatto di “classic rock” e ci induce a un dovuto supplemento d’indagine, affidato alle parole della new-entry André Kvarnström

Ciao André, grazie per la disponibilità e benvenuto su Metal.it! Iniziamo, se sei d’accordo, con una breve storia dei Blues Pills e con il racconto delle circostanze che ti hanno portato a entrare nel gruppo ...
Hey! Grazie a voi per averci ospitato sulle vostre pagine … è un piacere essere su Metal.it!
La band si è formata nel 2011. Durante un viaggio negli Stati Uniti Elin ha conosciuto Zack e Cory che ai tempi vivevano in California. Hanno cominciato a suonare e a scrivere canzoni assieme e subito dopo anche Dorian, francese, che Cory e Zack avevano conosciuto durante un tour in Europa con un altro gruppo, si è unito alla band. Nel 2013 i ragazzi si sono trasferiti in Svezia a Örebro ed è qui che io li ho incontrati. Abbiamo iniziato a uscire assieme, jammando di tanto in tanto e quando hanno avuto bisogno di un nuovo batterista, il mio ingresso nei Blues Pills è stato una scelta naturale.
Ok, dopo le “presentazioni”, possimo cominciare a parlare del nuovo “Lady In Gold”, per quanto mi riguarda un album davvero splendido! Ritengo che il disco sia leggermente più soul del precedente e anche un po’ più “radiofonico”, se mi passi il termine ... cosa ne pensi?
In effetti, il suono dell’album possiede un maggiore tocco soul, che naturalmente abbiamo mescolato con tutti gli elementi stilistici presenti nel primo full-length, dal blues all’heavy rock.
E’ stato davvero bello riuscire a inserire e amalgamare nel sound del disco l’uso di nuovi strumenti come l’organo, il pianoforte, il wurlitzer e anche il clavinet. Non siamo andati in studio con l’idea di realizzare un albo più “radiofonico”, le canzoni che sono state scritte per “Lady In Gold” sono semplicemente la rappresentazione di ciò che noi quattro e il nostro produttore Don Alsterberg siamo in questo momento della nostra parabola artistica.
So che la “Lady In Gold” del disco è in realtà una raffigurazione della morte … cosa ci puoi dire su questa scelta e sui testi del disco in generale?
I testi sono stati scritti da Zack and Elin, ispirandosi sia a esperienze di vita reale e sia a storie di fantasia. L’unica cosa che posso dirti è che secondo me si sposano perfettamente con le varie canzoni.

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Come si è sviluppato il processo di scrittura del disco? Al risultato finale ha contribuito tutta la band?
Come sempre sono stati Zack o Elin a proporre per primi un riff, una melodia o un’idea di canzone, ma per “Lady In Gold” il contributo di tutto il resto del gruppo e di Don Alsterberg è stato superiore che in passato ... ci siamo seduti tutti assieme e abbiamo “partorito” quello che oggi potete ascoltare nel disco.
Siete un gruppo “giovane” che s’ispira a suoni “classici” … quali sono le caratteristiche del rock anni 60/70 (con artisti come Led Zeppelin, Janis Joplin, Cream, Jefferson Airplane, …) che catturano la vostra immaginazione?
Penso che una buona parte della “responsabilità” di tale situazione sia da ascrivere ai nostri genitori, che ci hanno insegnato ad amare queste sonorità. Il resto l’hanno fatto gli amici e la forte attrazione per una maniera di concepire e fare musica tutti assieme, senza troppe paranoie e filtri ... una situazione per noi molto naturale, alla fine. Poi, c’è ovviamente la grande voce di Elin, perfetta per questi suoni e per quello che i Blues Pills vogliono proporre.
Quali sono le tracce del nuovo album che incarnano al meglio lo “spirito” attuale dei Blues Pills?
E’ difficile scegliere uno o due brani che ci possano rappresentare. E’ per questo che ritengo che la nostra performance live sia migliorata e sia oggi più “comunicativa”.
La combinazione tra i brani di “Lady In Gold” e quella dei lavori precedenti ci consente di trasmettere al nostro pubblico una visione più ampia e completa di ciò che siamo.
Penso che possediate anche una particolare abilità nella realizzazione delle cover … il vostro adattamento di “Elements And Things” di Tony Joe White è davvero molto riuscito e personale. Come mai avete scelto proprio questo brano?
Abbiamo iniziato a suonare “Elements And Things” di Tony Joe White più di due anni fa. Naturalmente è quasi impossibile ricreare in maniera precisa le atmosfere della registrazione originale, ma sentivamo che il pezzo era adatto per il nostro album e che avremmo potuto fare un buon lavoro … e poi adoro il groove collettivo che si crea quando la suoniamo.
L’artwork dei vostri dischi è molto curato e affascinante … credo meriti un piccolo approfondimento …
Hai assolutamente ragione. L’artwork di entrambi i nostri dischi è opera di Marijke Koger-Dunham, una pittrice straordinaria che si occupa di queste cose fin dagli anni sessanta. Siamo orgogliosissimi di avere l’opportunità di collaborare con un’artista leggendaria come lei, che ha lavorato con The Beatles, Cream e molti altri. Speriamo che i nostri fans apprezzino il suo straordinario lavoro almeno quanto noi.

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Siete una formazione “multietnica”, che però ha scelto come base operativa la ormai celebre Örebro … da lì, e dalla Svezia in generale, arrivano un sacco di band dedite al “classic rock”. Come ti spieghi questa situazione?
In effetti, è una situazione abbastanza “strana” … ci sono moltissimi gruppi rock a Örebro, anche se in realtà si tratta di una cittadina piuttosto piccola. Francamente non mi so spiegare questa cosa. Posso solo dirti che in Svezia c’è una grande attenzione per la musica, cosa che consente ai giovani di avvicinarsi con estrema naturalezza e facilità a questo mondo, magari iniziando proprio a suonare uno strumento. Le sale prova sono economiche e sono molto ben attrezzate. Questa è probabilmente una delle ragioni principali per cui così tanti ragazzi decidono di divertirsi suonando in una band fin dalla tenera età, nella speranza che le cose possano poi evolversi in qualcosa di più grande.
Cosa ci puoi dire sui vostri live shows? Visto il vostro “immaginario” artistico di riferimento, penso li riteniate momenti molto importanti dal punto di vista espressivo …
Non sbagli … diamo sempre il 100% in ogni concerto e il pubblico, specialmente quello italiano, che ci ha sempre accolti molto bene, apprezza i nostri sforzi ricambiandoci con il suo entusiasmo. Come ho già detto in precedenza, il nostro repertorio attuale ci consente di mescolare brani più datati e pezzi nuovi, fornendoci la possibilità di mostrare veramente quello che siamo.

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E ora, quali sono le prossime mosse dei Blues Pills? Se scruti la tua “sfera di cristallo” cosa vedi nel futuro della band?
Dopo il tour europeo con i nostri amici Kadavar e alcune date in Finlandia e Svezia, ci prenderemo, verso Natale, un periodo di meritato riposo. Non so cosa ci porterà il 2017, e non amo molto fare previsioni … non ci rimane che attendere e vedere!
Grazie per la piacevole chiacchierata … a te la conclusione e un messaggio per i nostri lettori …
Grazie a te per l’intervista e a tutti i nostri fans per l’incredibile supporto … continuate a sostenere I Blues Pills e non mancate di partecipare ai nostri shows!

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Intervista a cura di Marco Aimasso

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