Delain: squadra che vince non si cambia! (Martijn Westerholt, keyboards)

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Avevamo lasciato i Delain lo scorso febbraio alle prese con un nuovo album, all'epoca in fase di lavorazione, ed un nuovo EP in uscita nelle settimane successive alla nostra ultima chiacchierata. A distanza di qualche mese, gli olandesi tornano alla ribalta con il frutto di un intenso lavoro che ha richiesto, come dichiaratoci dal nostro interlocutore Martijn Westerholt, parecchi mesi nella sua realizzazione, posticipata anche a causa dell'imminente tour che avrebbe visto la band condividere il palco con i Nightwish nella loro tranche nord-americana. In esclusiva per i lettori di Metal.it, abbiamo raggiunto telefonicamente il mastermind del combo olandese che, per l'occasione, ci ha regalato alcune anteprima che non vorreste perdervi riguardo a "Moonbathers".

Ciao Martijn e benritrovato. Come stai?
A dir il vero, sto piuttosto bene, c’è un bel tempo oggi ed è una cosa piuttosto rara in Olanda, per cui sono felice, ehehe.
Al momento so che vi state dividendo tra un festival e l’altro e la promozione del nuovo disco dei Delain, per cui sia tu che la band siete parecchio impegnati, ma come ben sai siamo qui oggi per parlare del nuovo album dei Delain, “Moonbathers”. Finalmente l’album è pronto e sta solo aspettando di vedere la luce del sole. L’ultima volta che ci eravamo sentiti mi avevi tenuta aggiornata sullo sviluppo del disco, il quale era slittato a causa dell’imminente tour con i Nightwish e alcuni altri impegni. Come si sono svolte alla fine le cose?
Sì, è stato fantastico. Questo tour è stato bellissimo, mi è sempre piaciuto andare in tour negli States, abbiamo avuto il Metal Cruise, che per noi è stata una sorta di pausa dal lavoro, ehehe. È stato bello anche se abbiamo avuto problemi per quel che riguarda il processo del disco. Quando siamo rientrati dopo due mesi, abbiamo dovuto lavorare sodo per portare a termine le registrazioni senza incorrere nella classica fretta, anche perché non ci è mai piaciuto lavorare così… ma sono ugualmente contento di avercela fatta, così come lo sono per il fatto che l’album ora è terminato e spero che la gente possa apprezzarlo!
“The Human Contradiction” si ispirava ai primi lavori della band, nonostante dimostrasse una netta evoluzione nel sound. In “Moonbathers” troviamo forse più varietà, il disco mette in mostra il lato più stravagante e sensibile della band. Sembra quasi che vi sia più contrasto nelle canzoni, ci sono diverse tipologie di brani, alcuni presentano più riff hard, ci sono delle ballad (“Chrysalis – The Last Breath”). Sei d’accordo con questa affermazione?
A dire il vero sì, sono d’accordo. Questa è musica per le mie orecchie, ehehe. Sì, c’è più contrasto nel disco, è un album cupo, anche se troviamo brani che sono più leggeri rispetto ai parametri classici dei Delain, ancora troviamo pezzi che sono più duri e heavy rispetto al classico standard della band. Sì, mi tocca essere d’accordo con te!
Secondo te quali sono gli highlight di questo album? A cosa bisogna fare attenzione per capirlo nella sua interezza?
Prima di tutto, credo che la nostra musica non debba ascoltata grazie all’ausilio di autoparlanti di cattiva qualità, perché ciò che porta alla vita la nostra musica è il contrasto di cui parlavamo poco fa, questo disco ha davvero un riffing heavy e un drumming bello potente, ha anche percorsi molto delicati nati dal piano e dalla voce. Credo che si basi principalmente su questi due fattori, il contrasto, che rende il disco più ammaliante e l’intensità. Penso che sia molto importante che voi prestiate attenzione a questo fattore, in modo che possiate apprezzare il contrasto e l’intensità della nostra proposta musicale.

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Per “The Human Contradiction” avete lavorato con Fredrik Nordström, che è conosciuto per il lavoro che ha fatto con gli In Flames. Questa volta vi siete affidati a Ted Jensen. Cosa puoi dirci in merito al lavoro svolto in studio?
Dovrei fare un appunto: credo che l’etichetta abbia fatto un errore nei suoi comunicati riguardanti le news date in rete. Il disco non è stato prodotto da Ted Jensen, lui si è solo limitato a masterizzare il disco e questo è molto importante! Io stesso ho missato l’album insieme al tizio che ha prodotto gli In Flames, Fredrik Nordström. Anche questo è un fattore molto importante che ha contribuito alla creazione del disco ed è una cosa che mi piace particolarmente, poiché mi piace il suo stile, molto heavy, non così troppo veloce. Credo che il lavoro fatto sia da Nordström, che da Jensen sia molto importante, dato che hanno portato questa creatura alla vita. Amo molto la produzione effettuata sull’album, già mi era piaciuta su “The Human Contradiction”, ma questa volta l’abbiamo affinata un po’, perché è la seconda volta che lavoriamo con questa squadra.
L’album è stato anticipato da il primo singolo “Suckerpunch”, brano che avevate presentato per introdurre l’EP “Lunar Prelude”. Nell’arco di una settimana appena il video ha raggiunto qualcosa come 60mila visualizzazioni. Io stessa sono rimasta a bocca aperta… non si è mai visto un tale entusiasmo per un singolo di una determinata band. Di solito questo tipo di numeri li si ottengono in un mese o in paio di mesi… Cosa ne pensi del riscontro ricevuto sul web?
Sì, mi reputo molto fortunato. Ogni volta che rilascio interviste o mi ritrovo a parlare con le persone sottolineo sempre una cosa: noi possiamo fare tutto questo grazie ai fan, sono coloro che ci danno la carica ed è proprio grazie a loro che possiamo fare ciò che facciamo! Credo che questo tipo di reazioni siano il più grosso complimento che una band possa ricevere, tutto ciò permette alla musica di continuare ad esistere, se così possiamo dire! Per noi è un grosso complimento!
Ascoltando l’album, la prima cosa su cui mi sono soffermata è appunto l’opening track che vanta la partecipazione di Alissa-White Gluz. So che potrebbe sembrare una domanda un po’ banale, ma cosa vi ha spinto ad aprire il disco proprio con un duetto di questa portata?
Diciamo che mi sembrava che potesse avere un senso, perché sfoggia i “colori” e le sfaccettature del disco. È una canzone di stampo heavy, ci sono molte cose che si sviluppano durante l’ascolto, la gente ha sempre bisogno di rinfrescarsi le orecchie con materiale fresco, per l’appunto e penso che con questo brano i fan possano ricevere il giusto trattamento con la nostra musica. Come sappiamo, Alissa ha una voce molto potente e abbiamo pensato che potesse essere un’ottima occasione aprire il disco con questo pezzo!
Cosa vi ha spinti a richiamare a bordo la bella Alissa? Possiamo dire che anche lei come George Oosthoek e Marco Hietala è entrata nella grande famiglia dei guest?
Mi piacerebbe poter affermare la stessa cosa, assolutamente! Credo che Alissa sia una musicista straordinaria, una buona frontman per gli Arch Enemy. Ci capita spesso di incontrarci perché sai, la scena musicale metal non è così grande come si pensa, è un ambiente molto ristretto e tuttora mantengo i contatti con lei. È una persona dolce e adorabile! Il brano che la vede partecipe richiedeva l’uso del growl e delle grunt vocals, chiederle di prendervi parte è stato automatico, per cui sono contento che abbia detto di sì e si sia unita nuovamente a noi!

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Alissa è una delle tante cantanti con la quale avete collaborato. Tra le tante protagoniste del metal al femminile, c’è qualche artista con la quale vorresti collaborare in futuro?
Uh, questa è una domandona! Dipende un po’ dal tipo di canzone perché dipende anche dal contrasto che si va a creare con le varie voci. Se prendiamo ad esempio Charlotte risulta difficile trovare una voce che si abbini alla sua, questo ovviamente non si applicava al primo album. Le cose sono state facili con Marco (Hietala, ndr) o Tim Burtxxx dei Fear Factory. Credo sia un discorso difficile, perché se un brano si adatta bene a un determinato cantante, non esito un attimo per sottoporgli la questione. Ci sono bravissimi cantanti in questa scena! Non dirò che questo non potrà più succedere, ma se dovessi mai chiedermi di nuovo la stessa domanda tra un anno, potrei ritrovarmi a risponderti allo stesso modo. Dipende da molte cose.
È il primo album che segna il “debutto” della nuova chitarrista, Merel Bechtold, e del nuovo batterista, Ruben Israel. Questi nuovi elementi hanno avuto modo di contribuire alla composizione del disco? Quale tipo di contributo hanno dato?
Merel non ha avuto ancora modo di contribuire alla stesura dei brani dei Delain, perché sta finendo ora la scuola e, oltre a questo, c’è da dire che i live della band richiedono molto impegno, per cui spesso dobbiamo “blend” into each other in modo da creare una vera squadra. Credo che tutto ciò funzioni alla grande e penso che il prossimo passo sia coinvolgere maggiormente Merel nel prossimo disco della band. Questo è ciò che intendiamo fare. Per quel che riguarda Ruben, posso affermare che sia un pezzo molto importante per questo nuovo disco a causa del drumming ed è molto bravo a scrivere i pezzi, così come è abile a comporre i patterns ritmici della batteria. Questa è una cosa importantissima! Lavorare con Ruben è stato molto organico e “automatico”, oserei dire. Una volta portate al termine le registrazioni, mi sono ritrovato a pensare: “oh, non abbiamo avuto questo o quel problema, mentre in passato abbiamo avuto questo tipo di problemi”. Fortunatamente questa volta non è successo, sono molto soddisfatto del contributo di Ruben!
Pensi di aver trovato una lineup stabile ora, visti i numerosi cambi che la band ha affrontato dal 2008 ad oggi?
Sì. Non solo credo di aver trovato la lineup più stabile di sempre, ma penso di avere al mio fianco la lineup più forte di sempre! È un bel gruppo vario di persone, gente molto diversa che si abbina perfettamente e che si completano. L’atmosfera nella band è molto buona e questo è molto importante. Credo di avere dalla mia la migliore lineup, la più forte!
Nel corso degli anni vi siete cimentati anche nell’esecuzione di varie cover all’interno dei vostri lavori. Qui sorprendentemente troviamo una cover dei Queen. Come mai una simile scelta? Non è stato un po’ rischioso cimentarsi in un brano si una simile portata?
Bella domanda! A dirti la verità, ascoltai quel brano quando ero molto piccolo, mi piacque e, proprio non molto tempo fa, mi è tornata alla mente questa canzone. Avevo dimenticato quanto la amassi! Credo che sia un brano molto adatto per i Delain, si adegua al nostro stile. Ovviamente penso che coverizzare i Queen sia una questione molto rischiosa, una missione suicida, se vogliamo dirla tutta, ma la cosa positiva è che un brano poco conosciuto dei Queen. Quello che abbiamo fatto è stato contattare il management della band per richiedere l’autorizzazione nel poter presentare una vostra versione del brano. Lo stesso giorno abbiamo ricevuto la risposta da Brian May in persona, il quale ci ha detto che gli piaceva la nostra band e ci ha autorizzati a coverizzare il brano in questione! Non abbiamo nemmeno dovuto attendere di condividere il risultato finale con lui! Ci ha detto che era tutto fantastico! Da qui è nata la questione del brano. Abbiamo cercato di non cambiare troppe cose, perché sono convinto che devi sempre essere te stesso. Abbiamo cercato di dare il giusto equilibrio, cercando di non imitare Freddy Mercury che purtroppo non c’è più. Non bisogna mai tentare di emulare qualcuno, bisogna essere fedeli a se stessi cercando di fare le cose in maniera diversa. Personalmente credo che la cosa abbia funzionato, ma credo spetti agli altri deciderlo.

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A breve farete tappa in Slovenia per il MetalDays. Avevate già suonato a questo prestigioso festival? Quali sono le vostre aspettative a riguardo?
No. Questa sarà la prima volta e sono molto curioso a riguardo perché adoro i festival. È un bel festival che si tiene in un bell’ambiente, per cui non vedo l’ora di poter essere là. (L’intervista si è tenuta nella prima metà di luglio, ndr).
Il 2016 è un anno molto importante per i Delain. Avete in ballo uno speciale show di cui avevamo già precedentemente parlato. Si è parlato di un dvd celebrativo, avete pubblicato due nuove release e soprattutto festeggerete il decimo anno di attività. è effettivamente cambiato per la band in questa decade?
Tante cose sono cambiate. Innanzitutto, i Delain hanno iniziato questo percorso come progetto in studio e non come band, questo è stato un cambiamento cruciale! Ora siamo tutti musicisti a tempo pieno, mentre agli inizi non era così per la maggior parte dei membri coinvolti. Da allora abbiamo avuto modo di suonare in diverse zone e credo che vi sia stato un grosso sviluppo per tutti quanti noi, sia come musicisti, che come persone e anche per quello che riguarda la parte del live show, credo di aver sviluppato questa sinergia che si crea con il pubblico, cercando di dare alla gente una maggior resa dal vivo. Più atmosfera ed energia guadagni, più hai gli strumenti per far sì che tutto questo possa realizzarsi, per cui credo che vi siano stati cambiamenti anche sotto questo punto di vista, si!
Ok Martijn, ti ringrazio per averci dedicato questo piacevole spazio. In attesa di rivederti a breve in Italia, ti auguro il meglio e, come sempre, ti invito a concludere come più ti piace questa chiacchierata!
Il piacere è tutto mio! C’è una cosa che dico sempre e per la quale sono così grato ai miei, ai nostri fans che ascoltano la nostra musica e che danno tutto il loro pieno appoggio! So quanto fedeli siano i fan e proprio grazie a loro possiamo fare tutto questo, possiamo fare musica ed è grazie a loro se faccio questo mestiere! Sono molto felice e molto grato di avere tutto questo!
Intervista a cura di Arianna G.

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