Necrodeath, 30 anni di metal in Italia

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Gruppo:Necrodeath

Tra le band italiane che maggiormente hanno saputo dare la loro impronta al sound di numerosi gruppi anche al di fuori dei confini patrii, i Necrodeath occupano senza dubbio un posto di riguardo. Sono infatti sempre più le band, blasonate e non, che citano Peso e soci tra le principali influenze rendendoli di fatto tra i capostipoti del movimento estremo europeo. Prendedo come spunto la ristampa in vinile dell'ultimo lavoro "The 7 deadly sins", siamo andati a ripercorrere insieme ai quattro musicisti liguri una storia lunga trent'anni, tra dischi divenuti pietre miliari nella storia del metal estremo, inevitabili passi falsi, split, reunion e concerti memorabili.

Cito: "I Necrodeath si formano a Genova il 5 febbraio 1984". 'Reign In Blood' deve ancora venire, 'Master Of Puppets' ancora non esiste, il movimento scandinavo è lungi dal venire... che cosa spinge un gruppo di giovani musicisti italiani a intraprendere una via così impervia e contro corrente?
“(Peso) è stato il concerto a Milano di Venom e Metallica che spinse il sottoscritto insieme a Claudio e Ingo a formare la band...dopo quell’evento cambiò tutto...Non avevamo mai visto una cosa del genere dal vivo e quei decibel vomitati dalle due band ci avevamo completamente capovolto...
Durante il ritorno a Genova decidemmo che anche noi dovevamo fare tutto quel casino e il giorno dopo nacquero i Ghostrider.
Ho avuto modo in questi giorni di incontrarmi con Mantas e di parlargli di questa cosa...In pratica quel concerto mi cambiò la vita...lui mi ha risposto che la stessa cosa gli accadde qualche anno prima andando a vedere un concerto dei Judas Priest...”
'Mayhemic Destruction' è il vostro primo demo. Come vedi oggi un lavoro simile?
“(Peso) Beh fu un lavoro molto acerbo...sotto tutti i punti di vista ma sotto altri il prodotto era cosi underground, genuino e soprattutto vero che piacque a molti....ad altri invece fece un effetto contrario nel vero senso della parola...il tutto suonava così marcio e orrendo che molte riviste straniere per lo piu Inglesi e Tedesche lo stroncarono in maniera cosi evidente che ottenne un effetto curiosità che alimentò l’interesse per la band! Oggi anche una band alle prime armi con i mezzi a disposizione che ci sono riesce a suonare o a far suonare in maniera discreta o decente qualsiasi cosa...e se il batterista non è in grado di suonare ciò che vorrebbe fare poco importa, ci penserà la drum machine....A mio avviso tutto ciò non suscita interesse di nessun tipo se non ci sono alemeno delle idee innovative o personali...suona tutto così mediocre a livello compositivo e quasi perfetto a livello esecutivo...tutto da rivedere naturalmente poi quando si sale su un palco...noi eravamo veramente marci e indecenti...e non c’erano trucchi...quella era il nostro sound...Stesso discorso lo si poteva fare per Venom, Hellhammer, Bathory. E altre band storiche che han creato un intero movimento...”
Stesso anno: 'The Shining Pentagram', un vero culto nel mondo del metal estremo...
“(Peso) Con il secondo demo cambiammo anche il nome nel definitvo Necrodeath...quel demo penso racchiuse in se molte grandi idee...pezzi come 'Mater tenebrarum' o 'Iconoclast' composti nel 1985 dal sottoscritto insieme al grande Claudio suonano ancora da paura oggi giorno... 'Mater' per esempio non può mancare nei nostri live... La pecca di quel demo fu la registrazione...purtroppo noi non avevamo la benchè minima idea di come si doveva far suonare un certo tipo di proposta e ci affidammo alle mani sbagliate...Il demo però fu recensito da Rockerilla (Adriano “so dark” Bosone) con un entusiasmo tale, che inizammo a credere nelle nostre potenzialità... in pratica suonavamo male.non sapevamo come ottenere i suoni giusti, ma avevamo con noi la cosa fondamentale... le idee unite a una grossa passione ... quelle non ci mancavano... e a tutt’oggi sono ancora riconosciute anche da personaggi illustri...”
Perchè cambiare nome da Ghostrider a Necrodeath?
“(Peso) Ghostrider ci suonava troppo rock'n'roll...volevamo qualcosa di piu violento, che identificasse subito di che pasta eravamo fatti...un nome senza compromessi per musica senza compromessi...o ci amavi o ci odiavi...questa era la nostra attitudine e ti assicuro che a quei tempi un nome del genere non passava inosservato...”
21 marzo 1985: primo concerto. Che ricordo hai di quella data?
“(Peso) Teatro Verdi di Genova Sampierdarena. Hate e Necrodeath dal vivo...600 paganti...una cosa impensabile oggi giorno… fu un trionfo… Naturalmente non suonammo bene, l’emozione era tantissima e la preparazione era quella che era…Ma i pezzi fecero sballare tutto il pubblico presente e l’adrenalina mi durò per circa una settimana dopo il concerto...Tutto quello che l’arte, e nello specifico la musica, in quegli anni ipnotizzava i ragazzi, oggigiorno è stato sostituito dalla tecnologia...da internet...da questi cazzo di super-telefonini che presto faranno anche il caffè...
Una band come noi al debutto si poteva trovare di fronte a 600 persone con solo un paio di demo alle spalle, se avevi gia imposto la tua personalità.... Oggi, ripeto è impensabile per qualsiasi band che debutta e che si auto produce fare questi numeri alla prima data...ma forse anche all ultima...”
1987: 'Into The Macabre'. Debuttate con un disco che segnerà a modo suo la scena metal estrema. Eravate consapevoli all'epoca di stare realizzando un disco così importante e con così tante potenzialità?
“(Peso) Dopo l'esperienza di “The Shining Pentagram” fummo avvicinati da un produttore locale che volle investire sul nostro sound, lasciandoci comunque carta bianca…Noi eravamo chiusi tutti i giorni in sala prove a tirar giù riffs uno dietro l'altro...ma eravamo anche consapevoli che un disco con il suono del demo non si poteva fare...La prima lezione da questo punto di vista ci venne scaraventata in faccia dal nuovo album dei Kreator... Il sound di 'Pleasure to kill' ci aveva tramortito e aveva praticamento accartocciato il nostro demo all’ angolo...Quello era il suono che volevamo anche noi e nel momento in cui entrammo in studio cercammo di inculcare quelle sonorità ai due fonici che avrebbero dovuto seguire il lavoro (grande Aldo De Scalzi).I pezzi erano pronti e la nostra furia anche... Il budget che avevamo a disposizione non era molto per cui non si poteva perder tempo in studio...entrammo determinati nel famoso studio di Mulinetti... un‘eccellenza per quei tempi...chi abita dalle nostre parti lo sa...
Non eravamo consapevoli in realtà del lavoro che stavamo eseguendo anzi i dubbi e le perplessità erano sempre all’ordine del giorno, ma sicuro stavamo realizzando l’album che spianò poi tutta la strada dei Necrodeath, l’album che ha venduto sicuramente di più di tutti gli altri titoli che in seguito abbiamo realizzato, l’album che forse come dici tu ha segnato a modo suo la scena estrema, l’album che negli anni a seguire attirò l’attenziane di innumerevoli etichette per ristamparlo, l’album che girò tutto il mondo creando scompiglio. Ancora oggi nel 2015 è il nostro manifesto.Abbiamo appena suonato al Black Winter Festival e con molta simpatia il cantante del gruppo Headliner del festival i finlandesi Satanic Warmaster mi si è avvicinato e mi ha detto ”Ho il vostro 'Into the macabre'..è un capolavoro e oggi sareste dovuti essere voi gli headliner di questo festival per quello che avete fatto in tutti questi anni....” Grande umiltà da parte sua e naturalmente immenso piacere nell’ascoltare le sue parole.”
Fragments of Insanity’. Secondo capitolo con strascichi non tutti positivi. Cosa accadde? Che pensieri hai su questo lavoro?
“(Peso) Anche se non lo sai , ma dopo che hai fatto un capolavoro è difficile ripetersi...e 'Into the macabre' lo era....'Fragments' però rimane anch’esso un grande album... Andammo a Milano a registrare questa volta, ma la produzione non fu a mio avviso all ‘altezza di 'Into the macabre'... però a livello compositivo eravamo maturati ma nello stesso tempo perso la ferocia iniziale che ci aveva tanto caratterizzato. Purtoppo però non ebbe fortuna quel disco e poco dopo la band si sciolse....”
Primi anni Novanta. Si sciolgono i Necrodeath e formi i Sadist. Come mai questo brusco stop? Cosa cercavi nei Sadist che non ti stavano dando i Necrodeath?
(“Peso) I Necrodeath si dovettero scontrare con la realtà di quel periodo e del fatto di essere nati in un Paese dove non c’erano strutture adeguate ne tantomeno un supporto...Mentre in Germania band come Kreator, Sodom, Destruction o in Svizzera band come Celtic Frost o in America band come Possessed avevano fatto tutti un salto di qualità, suonando in tutto il mondo e supportati dalle strutture nazionali, nonchè dalla loro riviste, noi in Italia venivamo additati come degli extraterrestri, per cui senza nessun supporto o interesse...e recensiti male o con insufficienza dalle riviste straniere...nel frattempo Claudio appena laureato si trasferì fuori sede... insomma lo stop a fine 1990 fu una scelta quasi obbligata... La mia passione, e solo quella, per la musica e per la batteria però mi portò a formare una mia nuova band...i Necrosadist... diventati in seguito i Sadist”.
Dopo quasi 10 anni tornate quasi a sorpresa. Cosa ha portato alla reunion? Quando avete capito che il momento era buono per un ritorno sulle scene?
“(Peso) Ci furono due episodi fondamentali che permisero la reunion... la più importante la mia uscita dai Sadist nel dicembre del 1996 e la seconda il ritorno a Genova di Claudio.
Fu lui che quando seppe che ero musicalmente disoccupato in quel periodo, ovvero primi mesi del '97 mi contattò subito; lui non aveva più imbracciato la chitarra dall'ultima prova che avevamo fatto nel '90 e io non avevo molta voglia di riprendere a suonare in quel periodo anche perchè avevo appena trovato un posto di lavoro stabile.
Non passò molto però alla prima jammata, oltre al sottoscritto e Claudio venne anche il vecchio bassista Paolo. La prova fu una sorta di disastro totale dove la ruggine usciva ad ogni nota, piantammo addirittura a metà le prove e andammo a berci una birra.
Il bassista non si fece piu vedere e io e Claudio decidemmo di continuare per un po' solo io e lui senza dire nulla a nessuno e senza nessuna prospettiva. Dovevamo capire se eravamo ancora in grado di ritrovare oltre a quel minimo di tecnica che ci serviva per eseguire i vecchi pezzi, anche la magia degli esordi per iniziare a comporre.
Dopo qualche mese iniziammo a sbilanciarci e a chiamare in prova John al basso e Flegias alla voce rimanemmo ancora un anno in sala prove a ripassare i pezzi vecchi e a comporre i nuovi brani che sarebbero poi finiti sull album della reunion “Mater Of All Evil”.
''Mater Of All Evil' un titolo che la dice lunga sui vostri intenti al momento di tornare sulle scene...
“(Flegias) Si trattava dell’album della reunion, volevamo rimettere il nome Necrodeath in pista dichiarando a tutti che nonostante il tempo passato non c’eravamo per nulla rammolliti. Forse si tratta di uno dei dischi più grezzi e potenti dell’intera carriera Necrodeath. All’epoca non ne eravamo consci di quanto “bastardo” fosse quell’album, siamo saliti in Svezia agli Underground Studio con l’intento principale di fare del casino e ubriacarci tutte le sere ma lavoravamo duro di giorno. Solo alla fine del missaggio rimanemmo tutti a bocca aperta, increduli di tanta ferocia”.
Che cosa acquisiscono i Necrodeath affidando a Flegias il microfono, rispetto ad Ingo?
“(Peso) Per motivi personali non starò qui a dire perchè Claudio ed io ci orientammo subito su un altro cantante, Ingo certo aveva una voce in studio da paura e per certi versi irraggiungibile ma sin dall’inizio le nostre attenzioni si erano rivolte a Flegias, vecchio amico e fan del gruppo della prima era. Entrando nello specifico della domanda posso dirti che entrambi a mio parere sono su altissimi livelli per cui alla fine si tratta solo di una questione di gusti, anche se dal vivo è palese che Flegias vince 10 a zero ma in studio entrambe le voci hanno saputo dare grandi emozioni a tutti, sia noi della band che ai nostri fans”
2001 - “Black As Pitch”: possiamo affermare che questo è il disco della conferma?
“(Flegias) Se pensavamo di aver raggiunto il limite del muro sonoro con 'Mater of all Evil', con questo disco ci siamo superati. Non c’è stato nessuno spazio alla melodia o riprese di fiato. 'Black as Pitch' è un album che va giù in una botta sola, un cazzotto dritto in faccia che colpisce fin da subito l’ascoltatore: nessun intro o rumore di fondo che presagisca l’inizio del disco…quattro colpi di charly e via! E' stato anche l’album del nostro gradito ritorno in Svezia. Pelle, il produttore, aveva chiaro in mente che doveva superare se stesso per dare un’impronta ancora più cattiva rispetto all’album precedente.
Dal canto nostro siamo entrati in studio con più consapevolezza e anche più dimestichezza con le nottate svedesi”
“(Peso) Forse un po troppa dimestichezza....”
2003 - 'Ton(e)s Of Hate': pensieri, impressioni, pregi e difetti di questo disco.
“(Flegias) Questo disco segna il nostro abbandono a malincuore della Svezia, ma altresì da vita alla lunga collaborazione con gli Outer Sound di Roma. Anche la capitale ci ha saputo regalare momenti di puro “rock’n’roll”. Con il nuovo produttore Giuseppe Orlando ci siamo trovati alla perfezione e lui, da profondo conoscitore della band, ha saputo indirizzarci e consigliarci al meglio per quello che secondo me è stato uno degli album più controversi della nostra storia. Dico questo perché non potevamo continuare a fare album fotocopia dei primi due post reunion, e volevamo far vedere che i Necrodeath sanno spaziare anche all’interno di un genere ristretto come il Black-Thrash. Questo qualcuno l’ha capito, altri no, resta indubbio che rimane un disco pieno di ottime canzoni, tutte dei potenziali singoli. L’unica cosa che rivedrei di quell’album è l’ordine della tracklist”.
'100% Hell': Claudio molla il colpo. Come cambia con la sua dipartita il sound della band?
“(Flegias) Si, Claudio lascia la band per dedicarsi a tempo pieno alla sua carriera e alla sua famiglia, ma non c’è mai stato un abbandono vero e proprio. A distanza di anni sento ancora tangibile la sua presenza, anche perché continuiamo a sentirci e a confrontarci su quello che sono o saranno i Necrodeath. E' capitato addirittura di coinvolgerlo in qualche show e nel nostro DVD 'Hellive' ve ne è una prova.
Comunque sia non penso ci sia stato un sostanziale cambio di sound nelle composizioni anche perché mano a mano che procedeva il nostro cammino, Peso era sempre più predominante nella stesura dei brani. Per questo sono sicuro di affermare che '100% Hell' è stato apprezzato alla grande da tutti, tanto che qualcuno continua a esaltarlo come il nostro miglior disco”.
“(Peso) Non è stato facile per me prendermi sul groppone l’intera composizone di un album... '100% Hell' è stata una grande sfida... Ho faticato moltissimo e se in seguito non fosse entrato in formazione un chitarrista come Pier che mi spalleggiava in questo duro lavoro, non so se saremmo riusciti a fare altri album mantenendo lo standard Necrodeath”
Con 'Draculea' vi avventurate nel campo del concept album e affidate la chitarra a Pier Gonella. Come giudicate oggi un lavoro come questo? Una sfida? Un azzardo?
“(Pier) Sì, attorno al 2006, ricordo ancora con piacere quel periodo. Conoscevo già Peso da tempo perché avevo vissuto da fan i primi album Necrodeath, la reunion ed il suo periodo Sadist, poi mi ero ritagliato la mia strada e pochi anni prima ero entrato nei Labyrinth. La collaborazione con Necrodeath era iniziata per un tour Europeo di 20 date con i Marduk, poi si estese alla composizione di un brano in “Draculea”, e alla fine registrai tutto il disco. E' stato considerato da tutti come un album particolare se non sperimentale. Forse io ho parametri di giudizio diversi ma trovo tanti brani in pieno stile Old School Necrodeath. In ogni caso oggi sono molto affezionato a questo album”.
Altro cambio di line up. Entra GL al basso e realizzate nel 2009 'Phylogenesis', un altro lavoro ambizioso che segna una ulteriore evoluzione stilistica per la band...
“(Flegias) Dopo la dipartita di John è stato naturale per noi chiamare GL al basso senza nessuna audizione, anche perché lui seguiva la band in ogni concerto per darci una mano come roadie o con la merchandise. Ha addirittura avuto modo di suonare con noi in alcune date nella già citata tournee con i Marduk in sostituzione di John. In 'Phylogenesis' entra quindi già come membro collaudato della band. Quest’album, come giustamente affermi tu, segna un altro importante passo in avanti della nostra storia, un nuovo concept che si snoda attraverso le diverse epoche dell’umanità, tutte in chiave Necrodeath. Adoro quest’album in quanto lo reputo uno dei più complicati a livello compositivo/tecnico.Da evidenziare anche le varie apparizioni di special guests... veramente delle chicche!”
La sfida più grande è però a mio avviso rappresentata da 'Idiosincrasy'. Come è nato un disco simile e che obiettivi vi eravate posti al momento di realizzarlo?
“(Pier) La decisione di creare un disco composto da un'unica traccia di 40 minuti è avvenuta in una seconda fase della composizione, all’inizio non c’era nulla di premeditato. Stavamo scrivendo una canzone più lunga del solito, con un ritornello accattivante che ogni tanto tornava nel brano alternando momenti più thrash old school ad altri più sperimentali, così a forza di completare e aggiungere ci venne l’idea. Anche la tematica di un concept sperimentale per quanto riguarda i testi influì sulla scelta della traccia unica, e di conseguenza studiammo anche una copertina ed una veste grafica diversa e nuova, che completasse il lavoro.E' un album che si avvicina molto al progressive, e devo dire che, aiutato dalla produzione molto buona, è stato accolto molto bene da fan e critici”.
“(Flegias) Ricordo che quando Peso e Pier mi proposero di fare un unico brano, la cosa mi piacque molto anche perché con questo progetto avremmo superato in lunghezza e sforzo compositivo ciò che fecero i nostri idoli di sempre qualche anno prima, i Venom, con 'At War with Satan'”.
Con 'The 7Deadly Sins' chiudete il cerchio dei concept album...
“(GL) ‘The 7 Deadly Sins’ è stato per noi un ulteriore passo avanti sia in fase compositiva che sperimentale, infatti con quest’album abbiamo tirato fuori la parte più istintiva che c’è in noi soprattutto per la stesura dei brani che sono nati in maniera molto spontanea e che rispecchiano, a mio avviso, l’essenza della band. Con quest’album siamo tornati alle nostre origini per quanto riguarda l’impronta musicale, mentre abbiamo sperimentato l’utilizzo del cantato in Italiano oltre al consueto inglese e latino.
L’idea di un concept incentrato sui 7 peccati capitali nasce dal fatto che volevamo sin dalle prime demo creare un album con pochi pezzi e 7 brani era quindi il numero ideale, inoltre se pur il tema sia stato in passato già affrontato da molti, ci è piaciuto interpretarlo a modo nostro, anche perché siamo spesso coinvolti da questi peccati anche nella vita quotidiana.
Dal mio punto di vista considero ‘The 7 Deadly Sins’ un album che rappresenta in pieno ciò che sono oggi i Necrodeath, quattro amici appassionati di musica sempre pronti a rimettersi in gioco”.
Cosa c'è ora nel futuro dei Necrodeath?
“(Pier) Innanzitutto l’uscita di 'The 7Deadly Sins' su vinile avvenuta in questi giorni. è un passo molto interessante che si aggiunge a una collezione vastissima di vinili tra cui il singolo Wrath e varie ristampe di “Into the Macabre”. Dopodiché stiamo preparando un nuovo singolo per il 2015, che siamo convinti sarà molto apprezzato dai fans…
Che effetto fa venire considerati dei capostipiti della scena metal mondiale?
“(Pier) Chiaramente è una grande soddisfazione, che ci porta ad avere sempre energie costanti nella composizione e sul palco, per non deludere mai nessuno e cercare sempre di proporre cose nuove e fresche rimanendo nel trademark Necrodeath”.
“(Peso) Per anni questa cosa mi ha sempre fatto un grande effetto e grande motivo di orgoglio.... Oggi mi rendo conto che in realtà noi italiani della prima era, pionieri come Bulldozer, Necrodeath, Schizo, Extrema, Death SS... eravamo per certi versi avanti...ma agli occhi di una certa stampa straniera sempre band di serie B... e così siam rimasti nel mondo reale...Per cui la parola capostipiti...mi fa un po' sorridere oggigiorno...nulla di più...mi piace stare coi piedi ben saldi nel mondo reale... mi piacciono quelle persone come A.C. Wild che hanno la percezione vera e concreta di come sono state le cose per tutti noi di quell’epoca, di come sono e di come saranno...tutto ciò naturalmente senza togliere il valore artistico di quello che è stato detto e composto in quegli anni Ottanta da parte di noi fuckin' italians”.
Qual è l'attestato più bello che avete ricevuto in questi anni e che vi rende particolarmente orgogliosi?
“(GL) Nonostante molte difficoltà dovute al genere musicale che proponiamo, ci sono stati parecchi traguardi e soddisfazioni ricevute nel corso di questi anni ed è difficile sceglierne uno in particolare. Sicuramente ci fa piacere sapere che personaggi come Phil Anselmo, Michael Amott, o diverse band come Immortal ed At The Gates hanno parlato di noi positivamente in diverse interviste citandoci come riferimento nel loro background musicale. Inoltre spesso i giornalisti ci citano come band di culto del metal estremo, anche se non ci sentiamo all’altezza di tale titolo. Abbiamo fatto molte collaborazioni e concerti con musicisti e band che stimiamo ed ognuno meriterebbe un discorso a se, ma ciò che mi rende più orgoglioso è continuare a fare la musica che ho sempre amato sin da giovane, senza essere mai sceso a compromessi o imposizioni derivanti da fattori esterni alla band, quello che sentite nei nostri cd e nei concerti dal vivo siamo noi, punto e basta”.
C'è una band tra quelle che vanno per la maggiore, nelle nuove generazioni, nella quale vedere forte l'impronta dei Necrodeath?
“(GL) A dire il vero non sono molto aggiornato sulle nuove leve del metal estremo, anche perché i miei ascolti si rifanno al passato, se devo citare una band che ho visto recentemente dal vivo e che mi è piaciuta parecchio sono i Destrage, mentre la band che forse si avvicina di più al noi e con la quale abbiamo suonato spesso dal vivo sono gli Ultra Violence, ragazzi giovanissimi ma con un ottimo tiro live”.
Come pensate possa evolversi ancora il sound della band, se pensate che possa ancora crescere?
(GL) Indubbiamente! Come dicevo prima siamo una band che continua a mettersi in gioco e questo si può sentire anche nel nostro sound. Infatti dagli esordi ad oggi puoi sentire come le produzioni siano cambiate disco dopo disco, su questo ovviamente incidono diversi fattori, che vanno dalla strumentazione utilizzata a chi lavora dietro il mixer, oltre alle sonorità che vogliamo dare all’album in funzione di come sono stati creati i brani, insomma, ogni disco ha un proprio suono ed è anche quello che noi vogliamo, perché non ci è mai piaciuto fare album fotocopia del precedente. La cosa fondamentale è che si debba sempre sentire la matrice Necrodeath, che a mio avviso non è mai cambiata nel corso degli anni e che vogliamo mantenere anche per il futuro. Quindi sicuramente il nostro sound si evolverà negli anni , ma non vogliamo mai perdere la nostra identità.
Per concludere...
“(GL) In questi mesi stiamo facendo diversi concerti in Italia, proprio per promuovere il nuovo album e ne abbiamo altri in programma per primavera / estate 2015, quindi vi invitiamo a partecipare ai nostri live e, per chi non lo avesse ancora fatto, procurarsi assolutamente una copia di ‘The 7 Deadly Sins’!”
Intervista a cura di Fabio Magliano

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