Primordial. Alla ricerca degli uomini più grandi

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Gruppo:Primordial

Inutile che ci giri troppo intorno: i Primordial sono uno dei gruppi della mia vita.
La loro musica, così carica di pathos e forza struggente, ha fatto breccia nel mio cuore e, lo spero sinceramente, nel cuore di tanti ascoltatori.
In occasione dell'uscita del nuovissimo "Where Greater Men Have Fallen", ennesimo grande disco di una grande band, abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con Alan Averill, voce e immagine degli irlandesi.
Ecco quello che questo straordinario singer ci ha raccontato.

Come è stato il processo di registrazione per “Where Greater Men Have Fallen” paragonato con gli album precedenti?
Più o meno uguale… non ci scambiamo mai files o cose del genere, semplicemente ci incontriamo in sala di incisione e scriviamo insieme. Piuttosto è cambiata la tecnologia di registrazione.
Questa volta ci siamo affidati ad un nuovo ingegnere del suono e ad un altro studio. Tutto questo soprattutto per uscire dalla nostra “confort zone” e provare qualcosa di nuovo.
La routine è la morte della creatività.
Nell’album esiste un tema lirico di base?
Non esattamente.
Ci sono alcune liriche che riguardano il periodo storico alla fine del 19° secolo, quello che ha portato alla Grande Guerra, e perciò temi che concernono le speranze infrante e le promesse vuote e che esaminano dove siamo adesso, 100 anni dopo, facendoci capire, in modo velato, che nel complesso questi temi sono ancora molto lontani dall’essere chiusi.
Mi chiedevo chi fossero, nella vostra concezione del mondo, i grandi uomini…
Questa è la domanda, chi sono questi grandi uomini e queste grandi donne, senza nome, che hanno finito per diventare, ad esempio, statistiche per la guerra?
Io sono molto interessato ai soldati “comuni, “Come the Flood” ad esempio è riferita proprio ai soldati semplici della prima guerra mondiale, e sono ispirato dalla poesia di Seigfried Sassoon o anche Ernst Junger. Uomini che sono finiti nel fango, nel sangue, nella sporcizia, non idealismi o politici.
L’ultima traccia dell’album, "Wield Lightning to Split the Sun”, è un vero capolavoro.
Epica, drammatica, intensa… Puoi descrivermi quali sentimenti vi spingono a creare musica del genere?
Il pezzo è venuto fuori molto semplicemente. Credo sia stata scritta in un’ora o forse meno da un idea di Ciaran (chitarrista della band nd). Volevo che l’album terminasse con qualcosa di molto semplice e puro, un inno ed anche con qualcosa di più “leggero” dopo tanta oscurità.
Credo che quel pezzo sia perfetto per tutto questo.
Dammi 3 aggettivi per "Where Greater Men Have Fallen"

Non è il vostro compito ragazzi?
Se vi chiedessi di definire la vostra musica e di paragonarla con quella degli esordi, quale sarebbe la risposta?

Siamo sempre noi, puoi ascoltare la stessa band. Naturalmente, siamo cresciuti e ci siamo evoluti, ma siamo sempre i Primordial.
In qualche modo io non vedo grandi cambiamenti, siamo comunque lontani dalla tomba.
Cosa è passione, da un punto di vista musicale, per voi?

Per quanto mi riguarda è molto semplice. Prima di tutto bisogna fare una distinzione tra arte e intrattenimento. Una volta fatto questo, alloratutto diventa chiaro e semplice e vuoi dire quello che dici e dici quello che vuoi dire.
Tu crei perché sei portato a farlo, è ciò che fai e su cui metti le mani è esattamente come essere impegnato con il mondo, essere vivo.
Sono molto interessato alla vostra idea di nazionalismo, cultura ed eredità degli antenati.

Beh, qual è la mia idea? Queste sono tre grandi parole in se stesse.
Io credo che viviamo in un mondo che tenta di separarti dalla tua storia, dalla tua cultura e dalle tue radici, un mondo che esalta banalità e non senso piuttosto che il capire.
Dobbiamo essere in grado di guardare al passato se vogliamo progredire nel futuro.
Come promuoverete il nuovo album?
Chiedi alla nostra label.
Abbiamo appena girato un video e spero tu possa vederlo prima di leggere queste parole. Ovviamente parteciperemo a vari festival e gigs.
Intervista a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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