Ex KGB: le (ex) spie che vengono dal nord-est.

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Quattro piacevoli e funzionali chiacchiere con gli Ex KGB consentono di comprendere un po’ meglio il loro mutevole e dissidente universo espressivo e intellettuale, portando alla luce una personalità sicuramente definita e risoluta, in grado di fornire un contributo importante alla causa della contaminazione sonora al tempo stesso audace e disinvolta.
“False Hope Corporation” il primo full-length del trio veneto (pubblicato dalla Prosdocimi Records, con distribuzione mondiale curata dalla Ma.Ra.Cash.) merita già grande considerazione, ma sono certo che il futuro, con un naturale incremento della “perturbata lucidità”, potrà riservare “sorprese” ancora più appaganti e convincenti.
Prendete contatto con la band ora e assistete con soddisfazione alle evoluzioni di una considerevole promessa della “scena” … join the avant-punk crusade!

Ciao ragazzi! Innanzi tutto benvenuti sulle pagine virtuali di metal.it e complimenti per il vostro pregevole “False Hope Corporation”. Iniziamo dalla denominazione collettiva che avete scelto … perché Ex KGB?
Il nome Ex KGB nasce da un’idea di Mike 3rd. La musica dei primi tempi era principalmente improvvisata suggerendo, per atmosfere, spionaggi e cospirazioni.
Da qui arriva l’idea KGB al quale è poi stato aggiunto il prefisso “Ex”, dedica ad un nostro amico che gestisce il locale “ExEurobar” a Roana, che ci ha da sempre trattato come fratelli.
(Un abbraccio a Gigi Sinkope!)
E poi raccontateci qualcos’altro di voi … genesi del gruppo, influenze, sogni, aspirazioni, (destabilizzanti) obiettivi …
Il gruppo nasce in un primo momento quando Emanuele Cirani e Mike 3rd cominciano a suonare insieme. Dopo poche prove si è aggiunto su suggerimento di Mike anche Alberto Stocco alla batteria.
Da quel momento gli Ex KGB hanno cominciato a crescere.
Abbiamo tutti e tre background variegati, ascoltiamo tanta musica di tanti generi e stili diversi.
La nostra eterogeneità, la diversità di gusti che va dalla classica al metal per passare dal prog al reggae ... crea quest’unica miscela.
Aspiriamo a comunicare e a far riflettere con energia, vediamolo anche come un obiettivo lungo una strada tortuosa.
Come affermato in sede di recensione, giudico “False Hope Corporation” un prodotto piuttosto sorprendente, una girandola “disturbata” e “disturbante” di suoni, esposta come il risultato di una sagace miscela di scrittura e improvvisazione … mi piacerebbe sapere qual è il vostro modus operandi durante la fase di stesura dei brani e come sono ripartiti i “compiti” compositivi all’interno della band …
Ognuno di noi porta delle composizioni che poi insieme andiamo ad arrangiare o migliorare.
Poi arriva il momento del live e della produzione con Ronan Chris Murphy, dove perfezioniamo o stravolgiamo il pezzo in base al feedback che abbiamo da queste esperienze.
Mi piace molto l’idea di suddividere il Cd in due lunghe tracce, denominate Lato A e Lato B, un po’ perché in fondo sono un “nostalgico” del vinile e, soprattutto, perché ritengo che la vostra musica, in effetti, debba essere sostanzialmente fruita come un’entità unica … com’è maturata questa scelta?
L'idea nasce da un’intuizione di Ronan che abbiamo sposato con entusiasmo proprio perché, come dici anche tu, pensiamo che la nostra musica debba esser fruita come un’unica entità.
Si pensava anche di intervallare i pezzi con delle improvvisazioni, proprio per dare un senso di continuità sonora.
In sede di mastering, come concordato registrando e missando il disco, Ronan ha creato due tracce in cui i pezzi sono uniti tra loro da dei soundscapes tratti dalle stesse canzoni.
Anche se non sono state utilizzate le improvvisazioni, ci è sembrata un’evoluzione naturale anche più coerente dell'idea iniziale.
Lo avete già accennato … dopo avervi supportato nel precedente ”I Putin”, Ronan Chris Murphy, nome autorevole della “scena”, produce anche “False Hope Corporation” … com’è nata e come si è sviluppata questa proficua collaborazione?
Nasce dal fatto che antecedentemente agli Ex KGB avevamo singolarmente già lavorato con Ronan. La collaborazione è poi continuata dal momento che Ronan Chris Murphy è un grande professionista e ci divertiamo un mondo a lavorare con lui.
Diciamo che può essere considerato per carisma e capacità un quarto Ex KGB.
Giacché l’abbiamo citato, quali sono le differenze principali tra “I Putin”, già parecchio appassionante, e il nuovo album? Personalmente ho percepito una certa “evoluzione” in settori quali convinzione, audacia e disinvoltura, ma, forse, per ottenere risultati ancor più convincenti, manca ancora un pizzico di “fluidità” complessiva …
“False Hope Corporation” è più maturo, profondo, viscerale, rappresenta l’evoluzione della band dai tempi di "First Putìn" che è stato comunque, ad onor di critica, un ottimo inizio.
In questi anni, anche grazie a progetti paralleli, abbiamo messo più a fuoco una strada da percorrere assieme. Siamo in costante evoluzione, questa porterà sicuramente più fluidità e razionalità espositiva.
L’immagine di una "corporazione di false speranze" che destinate all’ascoltatore mi sembra anch’essa piuttosto interessante … vi va di sviscerare brevemente il senso di tale visione concettuale?
“False Hope Corporation” tratta varie tematiche, l'idea alla base del testo della title track “False Hope Corporation” nasce dall'analisi dei culti religiosi, di massa e non, dove si vendono dogmi e inconfutabili verità un tanto al chilo che ci porteranno a miglior vita, non si sa quando, non si sa perché, non si sa nemmeno cosa voglia dire “miglior vita”.
Altri momenti del nostro lavoro come ad esempio in “Who Cares”, portano a svelare la corporazione nelle altre sue attività come il signoraggio bancario e il denaro virtuale.
In altre parole, con questo disco vogliamo gridare il nostro disappunto … all’ascoltatore l’ardua sentenza.
Impossibile, poi, non chiedevi qualcosa sulla copertina del disco, curata dal fumettista Ivan “Hurricane” Manuppelli … sono curioso di sapere come l’avete coinvolto nel progetto, se ha lavorato in completa “autonomia” o se gli sono stati forniti da voi gli input da cui partire per la sua simpaticamente dissacrante elaborazione grafica …
Abbiamo visto le sue opere su “Il male di Vauro e Vincino” e ci è sembrato adatto per rappresentare non solo il concetto di corporazione della falsa speranza ma anche il sound intricato del disco.
L'unica direttiva che gli abbiamo dato è stata fargli ascoltare l’album e farlo lavorare a ruota libera.
Imprescindibile questione live … quali sono le prospettive da questo punto di vista? E quali sono i prossimi passi che vi apprestate a compiere?
La questione live è sempre un tema scottante, soprattutto in questo periodo. La corporazione, con tutte le sue regole fatte ad hoc, tenta di fermare l’urlo di protesta nostro come quello di tanti altri validi gruppi.
Torneremo presto dal vivo dopo il primo set di concerti per il lancio di "False Hope Corporation".
Per il futuro ci prendiamo un po’ di riflessione anche alla luce di come andrà questo disco … attualmente stiamo lavorando tutti ad altri progetti.
Ornette Coleman parlava di “The shape of jazz to come”, i Refused di “The shape of punk to come” e gli Ex KGB come si collocano? Direi che possono farsi rispettare in tema di “The shape of prog to come” …
Crediamo che “The shape of avant-punk now” sia più in linea … no?
Siamo alla fine … nel ringraziarvi per la disponibilità e nel rinnovarvi i complimenti per il vostro lavoro, vi chiedo di concludere con un saluto speciale per i nostri lettori …
Alla prossima e grazie a tutti voi!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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