Thrash / Speed Metal - La rinascita del metal negli USA: Brian Slagel e Mike Varney

Se non è possibile indicare una data di nascita ed un solo album per dare il via al genere del thrash metal, non si può però negare che questo heavy metal portato all’esagerazione sonora abbia trovato il terreno più fertile negli States, e precisamente in quella che è chiamata la Bay Area. Prima di affrontare i gruppi che più di tutti contribuirono a standardizzare e diffondere il thrash metal, occorre analizzare la situazione non del tutto rosea nella quale versava la scena statunitense. Negli anni decisivi per l’heavy metal Europeo, più precisamente il triennio ‘79/’81, che vide la nascita di quella che è stata chiamata la “New Wave of British Heavy Metal”, gli Stati Uniti non sembravano competere con le band europee e trovare il ricambio generazionale dei vari Blue Oyster Cult e Ted Nugent; andava anzi crescendo sempre più il classico sound americano di Motley Crue e compagnia, cioè in pratica quanto di più ostico ci fosse per il giovane pubblico d’oltreoceano che guardava con non poca simpatia al rude e ben più aggressivo sound inglese. Nacque così una fitta schiera di mediocri band che cercarono di imitare pedissequamente i gruppi cardine del movimento NWOBHM, ma si tratto di episodi di poco rilievo che difficilmente riuscirono a strappare un contratto discografico. In un tale periodo di crisi nera, nel quale nessuna etichetta si azzardava a rischiare su gruppi con poca personalità che non sembrano poter dire molto a livello di vendite, un personaggio basilare della rinascita del metal degli States fu Brian Slagel, di Los Angeles.

Iniziò la propria carriera nel settore come impiegato presso la OZ Records, un negozietto di dischi import che, nel suo piccolo, si contrapponeva alla grandi catene che, seguendo i dettami delle major, imponevano fenomeni e trend musicali passeggeri. Sua fu la storica fanzine “The New Heavy Metal Revue”, che in barba a tutto e tutti, tentò l’impresa cercando di dare spazio a quei gruppi che, per ovvi motivi di mercato, non avrebbero trovato spazio nel roster delle major. Con una passione davvero fuori dal comune, Slagel mise assieme alcune delle più promettenti underground band degli Stati Uniti in un’unica compilation, divenuta poi la più famosa della storia del metal: “The New Heavy Metal Revue presents: Metal Massacre”. Da Bitch a Black ‘n Blue, passando per i Cirith Ungol, Brian Slagel mise in piedi una compilation sul modello dell’inglese “Metal For Muthas”, oggi assai meno famosa, ma al tempo vera e propria istituzione per il metal europeo dei primissimi ’80. Proprio al primo volume di “Metal Massacre”, dallo scarno artwork disegnato dal poi famoso Vince Gutierrez, va fatta risalire la nascita di quella che diverrà qualche anno dopo la band più conosciuta, amata e copiata del thrash statunitense: i Metallica. Può sembrare impossibile, ma la nascita di una delle band più famose di tutti i tempi si può riassumere in questa frase rivolta all’amico Slagel dal danese Lars Ulrich, da tempo residente a Los Angeles: “Hey Brian if I put together a band can we be on the compilation?”. Fu così che nacquero i Metallica, inizialmente composti solamente da Lars e James Hetfield, che scrissero e registrarono da soli il brano “Hit the Lights” (ad eccezione dell’assolo centrale, ad opera di Lloyd Grant), grossolano heavy di stampo europeo, reso ancor più aggressivo dalla rudezza dei due nei maneggiare, con risultati tecnicamente eccepibili, i propri strumenti.

Quasi contemporaneamente all’uscita di “Metal Massacre”, che deve la propria fortuna anche all’appoggio di distributori amici di Slagel, uscì la meno nota “U.S. Metal”, progetto del canadese Mike Varney, fondatore della Shrapnel e chitarrista tra l’altro dei Cinema. A differenza di “Metal Massacre”, la compilation di Mister Varney era più incentrata sull’aspetto prettamente chitarristico, come risulta ben evidente dalle copertine delle due edizioni 1981 e 1982 e dalla scritta ben visibile sul retro: “Enemy Fortifications Annihilated: U.S. Guitarists Kill!!!!!!”. Di fatto le due compilation ebbero un ruolo fondamentale nella rinascita della scena statunitense; in primo luogo diedero un forte scossone mettendo in chiaro come gli stessi States potessero essere una fucina di ottime band di heavy metal tout-court, lontane dalle sdolcinatezze e dalle melodie di Motley Crüe e affini. In secondo luogo inaugurarono, da una parte con la Metal Blade, dall’altra con la Shrapnel Records, l’era delle etichette indipendenti HM anche negli USA; in terzo luogo, com’è evidente, lanciarono gruppi di grande spessore che segnarono la storia del metal.
Capitolo a cura di Lorenzo 'Txt' Testa