Black Metal - Il Black Metal in Grecia

Nei precedenti capitoli della guida al black metal ci siamo occupati della nascita e dello sviluppo di questo movimento musicale in Svezia e Norvegia.
Nell'immaginario collettivo il black metal è certamente accostato al nord Europa, alle sue grandi ed impenetrabili foreste, al suo clima gelido, allo spirito pagano degli antichi abitanti del nord, i Vichinghi. Tuttavia, chi pensasse che tale espressione estrema della musica metal fosse solo patrimonio di una certa zona del vecchio continente commetterebbe un errore, non solo perchè importanti band dedite al black sono venute fuori un po' in tutto il mondo, ma anche, e soprattutto, perchè le basi per lo sviluppo di questa forma estrema di musica sono state gettate anche in altri paesi. Anzi, è soprattutto un paese che può, a buon diritto, vantarsi di aver contribuito in modo determinante a creare il balck metal come oggi lo intendiamo.
Mi riferisco alla Grecia.
In questo caldo paese mediterraneo, infatti, alla fine degli anni '80 un gruppo di musicisti decide di dare vita ad una nuova forma di espressione musicale che, se da una parte risente della influenza norvegese o dei padri fondatori Bathory e Celtic Frost, dall'altra vive di una luce propria ed originale che ci consente di parlare di un movimento ellenico del black metal. Un movimento caratterizzato dunque da tratti distintivi precipui e particolari che affondano le loro radici, oltre che nei gruppi appena citati, soprattutto nell'opera di quello che è il simbolo dell'Ellenic Black Metal, i Rotting Christ.

Nella foresta di N'Gai.

I Rotting Christ nascono ad Atene nel 1987 su iniziativa dei fratelli Tolis, Sakis (Necromayhem) alla voce e chitarra e Themis (Necrosauron) alla batteria, i quali resteranno sempre i membri fissi del gruppo. All'inizio della loro carriera, i Rotting Christ rilasciano varie demos e split con altri gruppi della loro area, “Decline's Return” del 1988, “Leprosy of Death” sempre del 1988 e “The Other Side of Life” EP split con i Sound Pollution del 1989, proponendo un grezzo grindcore basato sulla brutalità e sulla velocità.
Dopo queste prime prove, i nostri cambiano il loro approccio musicale e si fanno influenzare da act come Venom e Celtic Frost e rilasciano, nel 1989, lo storico demo di 5 brani “Satanas Tedeum” che di fatto segna il loro ingresso del mondo del Black Metal. I pezzi del demo, sui quali suona il basso Jim Patsouris (Mutilator), mostrano una band intenta a mixare le sue precedenti esperienze grindcore con il nuovo approccio black metal e quello che ne viene fuori è un suono oscuro, pesante, cadenzato e terribilmente affascinante che avrebbe influenzato, enormemente, tutta la scena greca.
Il suono dello storico demo viene ripreso nel 1991 quando la The End Records rilascia il mini “Passage to Arcturo” che ben presto diventa una delle uscite più importanti del black metal internazionale.
Il disco presenta un suono oscuro e grezzo, fortemente evocativo, in cui inquietanti tastiere si mescolano con un riffing serrato e misterioso che risente di influenze death e doom consegnandoci un suono indiscutibilmente black metal senza che il gruppo adoperi le folli velocità norvegesi. “Passage to Arcturo”, con pezzi indimenticabili come “The Forest of N'Gai” o “Gloria de Domino Inferni”, rappresenta un disco epocale la cui malignità resterà sogno proibito di molte band ed un capolavoro assoluto della musica nera.
Il successo del mini suscita l'interesse di Øystein Aarseth che si dimostra interessato a distribuire la musica dei greci tramite la sua etichetta. La morte del chitarrista norvegese impedisce la realizzazione di questo progetto ed i Rotting Christ riescono ad ottenere un contratto con la Osmose Production che nel 1993 rilascia il loro primo full lenght album: “Thy Mighty Contract”.
Il disco conferma il talento del gruppo e, pur essendo meno famoso di altri lavori del genere, deve considerarsi un classico a tutti gli effetti. Il suono è come sempre evocativo, prediligendo l'atmosfera, oscurissima, alla velocità, sebbene episodi più veloci non manchino nel platter. I brani risultano affascinanti e mostrano un suono sporco ma non confuso all'interno del quale la componente death si dimostra sempre presente ma declinata in una chiave black davvero originale. L'inquietante suono delle tastiere, ad opera di Magus Wampyr Daoloth, e la voce cavernosa di Sakis completano un disco semplicemente straordinario, tassello fondamentale nella definizione del suono ellenico. “Thy Mighty Contract” aiuta a consacrare il nome dei Rotting Christ imponendo il loro modo di suonare all'attenzione della scena dell'epoca che dall'opera del gruppo di Atene verrà molto influenzata.
A distanza di un anno, Sakis e compagni tornano sul mercato con un nuovo lavoro intitolato “Non Serviam”, rilasciato dalla Unisound.
Il nuovo lavoro conferma tutte le caratteristiche del sound dei Rotting Christ e si arricchisce di una nuova vena melodica che lascia intravedere il futuro della band. Brani semplicemente meravigliosi come “Wolfera the Chackal” o la titletrack consegnano il nome dei suoi autori alla leggenda del black metal ed ispirano tutta una serie di band che sarebbero sorte di li a poco. “Non Serviam”, il cui titolo fa riferimento al biblico rifiuto di Satana a servire Dio, è anche l'ultimo disco in cui il gruppo si serve della drum machine per la costruzione di alcuni pezzi e si basa su ripetuti stop & go dal sapore sulfureo, vero trademark dei Rotting Christ. Ancora una volta Magus Wampyr Daoloth rende particolari i brani con un sapiente uso delle tastiere che concorrono a dare al lavoro un feeling maligno seppur ricco di una strisciante melodia.
Proprio la melodia diventa protagonista del terzo lavoro dei Rotting Christ, “Triarchy of the Lost Lovers” che viene rilasciato nel 1996, dopo che il gruppo ebbe firmato un prestigioso contratto con la Century Media.
Il nuovo lavoro presenta delle grosse novità dal momento che elementi gothic vegono inseriti all'interno del black metal, sempre cadenzato, dei nostri. I brani diventano più articolati e, seppur meno oscuri che in passato, mantengono un fascino particolare a testimonianza della bontà del nuovo corso scelto dal gruppo. Il suono del disco risulta essere più curato che in passato e mette in mostra una vena malinconica che sarebbe divenuta tipica delle produzioni successive. Una citazione particolare la merita il pezzo di apertura “King of a Stellar War”, melodica e trascinante, che diventa uno degli inni dei Rotting Christ.
“Triarchy of the Lost Lovers” segna uno spartiacque nella carriera del gruppo di Sakis, dato che da questo momento in poi la virata verso il gothic metal si fa decisa ed il distacco dal black metal evidente. “A Dead Poem” (1997), “Sleep of the Angels” (1999) e “Khronos” (2000), tutti rilasciati da Century Media, sono infatti lavori caratterizzati da quella vena malinconica e dark che era apparsa su “Triarchy” e mettono sempre più in evidenza la vena melodica del gruppo. Si tratta comunque, è bene precisarlo, di ottimi lavori, ricchi di ottimi brani e di melodie semplici quanto efficaci, ma in questa sede poco interessanti.
Nel 2002, quasi inaspettatamente, i Rotting Christ rompono con il loro recente passato e danno alle stampe, sempre per Century Media, quel “Genesis” che ne sancisce il rientro nel suono black metal. Da questo momento in poi i Rotting Christ si fanno portabandiera di un approccio musicale che diventa sempre più epico e “mediterraneo” attraverso dischi capolavoro, come “Theogonia”, che sanno unire il suono dei dischi dell'esordio con una nuova carica violenta ma melodica che trova la sua consacrazione nell'ultimo “Aealo”, rilasciato dalla Season of Mist nel 2010, il platter più epico e battagliero mai inciso dai nostri.

Rituali occulti – “necromazia”

Nelle file dei Rotting Christ dei primi lavori abbiamo citato la misteriosa figura di Magus Wampyr Daoloth che risulta essere fondamentale nella scena ellenica per aver dato vita al seminale progetto dei Necromantia.
Il gruppo nasce ad Atene nel 1989 per volontà di George Zaharopoulos (Wampyr) al quale si aggiungono Baron Blood e Slow Death per completare l'originaria formazione a tre e si mette subito in evidenza per il suo approccio fortemente satanico e ritualistico alla musica.
Dopo una serie di demo, il gruppo esordisce nel 1992 con lo split “The Black Arts / The Everlasting Sins” insieme ai conterranei Varathron mettendosi in luce per la sua proposta molto particolare nella quale la chitarra ritmica viene sostituita da un efficacissimo basso ad otto corde.
Dopo l'ingresso in line-up di Inferno alle keyboards, i Necromantia nel 1994, grazie alla Osmose Production, danno alle stampe “Crossing the Fiery Path”.
Il disco presenta un black metal di stampo raw che trasuda malignità da ogni poro, soprattutto in virtù del sapiente uso di intermezzi ambient, e che si caratterizza dall'uso del basso ad otto corde e dallo spettrale aspetto esoterico che sottende ogni singolo passaggio. I brani alternano improvvise accelerazioni ad andamenti cadenzati e canto quasi recitato in cui i nostri mettono in mostra una particolarissima visione del black metal. “Crossing the Fiery Path” resta il disco simbolo del gruppo e certamente uno dei più rappresentativi dell'intera scena greca.
Rimasti in due, Baron Blood al basso ad otto corde e Magus Wampyr Daoloth al basso e voce, i Necromatia rilasciano nel 1995 il loro secondo lavoro “Scarlet Evil Witching Black” sempre per la Osmose.
Il nuovo disco conferma il valore del progetto e presenta un black metal molto particolare, sempre basato sul ritmo del basso ad otto corde, nel quale il duo opta più per l'atmosfera che per la velocità. Gli intrecci tra le tastiere molto evocative, lo scream satanico di Magus e la particolarissima sezione ritmica danno vita a brani come la bellissima “Black Mirror” che rimangono tra le cose migliori del gruppo. “Scarlet Evil Witching Black”, pur non avendo il peso storico del suo predecessore e pur non possedendone la malignità, resta, a mio avviso, il miglior lavoro dei Necromantia che in seguito avrebbero rilasciato altri lavori, “Ancient Pride” nel 1997, “IV Malice” nel 2000 e “The Sound of Lucifer Storming Heaven” nel 2007, che pur avendo dei buoni spunti non raggiungono la bellezza dei primi, fondamentali lavori.

Chiusura della triade – Varathron

Il black metal greco con il suo spirito “sudista” e mediterraneo deve molto all'opera di Rotting Christ e Necromantia, i primi per il loro approccio death alla materia, i secondi per il sapore ritualistico dei loro brani, ma si fonda anche sull'operato di un altro gruppo che ha contribuito a stabilirne i canoni, i Varathron.
Il gruppo nasce nel 1988 nella città di Ioannina in Epiro dall'unione delle menti di Necroabyssious, Mutilator, John and Captain Death i quali, l'anno successivo, rilasciano il leggendario demo “Procreation of the Unaltered Evil” che fa conoscere il nome del gruppo alla scena underground dell'epoca, testimoniandone la validità della proposta.
Nel 1991 i Varathron tornano all'attacco con l'EP “One Step Beyond Dreams”, rilasciato dalla Black Vomit Records, che rappresenta, di fatto, il loro esordio. Sul disco suonano due membri dei Rotting Christ, il drummer Themis e il bassista Jim Mutilator, a testimonianza della carriera parallela dei due gruppi, ma mentre i primi scelgono un approccio più atmsferico alla musica, i Varathron si fanno portavoce di una musica più violenta e diretta nella quale, come del resto accade per i Rotting Christ, si fanno sentire le influenze thrash.
L'esordio sulla lunga distanza avviene nel 1993 quando sul mercato esce “His Majesty at the Swamp” rilasciato dalla Cyber Music. Il disco segna un netto distacco con l'EP che lo precede e si avvicina molto a lavori come “Passage to Arcturo” e “Thy Mighty Contract” evidenziando un approccio più melodico alla composizione. I pezzi, pur non disdegnando momenti molto aggressivi, puntano maggiormente sull'atmosfera e sui mid-tempos assestandosi su livelli molto alti. “His Majesty at the Swamp” è, infatti, uno dei migliori lavori della scena greca essendo dotato di una forza evocativa e di una malignità considerevoli, sebbene l'influsso della band di Sakis Tolis sia molto evidente. Il disco risulta essere molto oscuro grazie all'uso sapiente delle tastiere e ad intrecci chitarristici che risentono della scuola Celtic Frost rielaborati, tuttavia, con il tipico gusto greco per la composizione.
Dopo lo split con i Necromantia, del quale abbiamo già parlato, Necroabyssious e soci tornano sul mercato nel 1995 con il secondo full intitolato “Walpurgisnacht” rilasciato dalla Unisound records. Il nuovo lavoro si presenta al pubblico come la naturale evoluzione del suo predecessore: la band crea brani che predilogono i mid-tempos e l'atmosfera e strizzano l'occhio alla norvegia, pur mantenendo una precisa identità. “Walpurgisnacht” risulta essere meno oscuro dei suoi predecessori e punta sulla stratificazione ripetuta delle strutture sonore, caratteristica che sarebbe divenuta tipica delle uscite successive della band. I Varathron raggiungono con il nuovo disco la piena maturità e mettono in mostra una notevole capacità melodica che diviene immediatamente un loro segno distintivo.
I lavori successivi, “The Lament of Gods” EP del 1999, “Crowsreign” del 2004 e l'ottimo “Stygian Forces of Scorn” del 2009, proseguono sulla scia melodica tracciata ad inizio carriera, ma non riescono, non del tutto almeno, ad elevarsi al valore dei primi album che restano i migliori nella produzione dei nostri.

La dolcezza dei sogni

Se Rotting Christ, Necromantia e Varathron rappresentano in qualche modo l'ortodossia del suono greco, i leggendari The Elysian Fields, probabilmente uno dei gruppi metal più sottovalutati della storia, ne sono gli interpreti più raffinati e malinconici. Il gruppo nasce ad Atene nel 1993 dall'iniziativa di Bill A. e Michael K. che insieme con il bassista George rilasciano il primo demo tape nel febbraio del 1995 per poi esordire nel giugno dello stesso anno con “Adelain” grazie all'interessamento della Unisound.
L'esordio discografico del gruppo resta, ad oggi, uno dei migliori esempi di melodic black metal di sempre grazie ad un suono violento ma elegante, all'interno del quale, tra vocalizzi distorti e voci pulite, trovano posto anche bellissime melodie di violino, vicine a certi My Dying Bride, che danno un fascino speciale al disco contribuendo, insieme con dolci tappeti di tastiera ed intermezzi di pianoforte, a creare un sound particolarissimo che rende gli Elysian Fields un unicum nell'intero panorama estremo non solo greco.
“Adelain” è un perfetto incrocio di black, death e doom con una spiccata propensione sinfonico/melodica ed un orgoglio di appartenenza alla propria terra che trasuda da ogni solco.
Dopo lo straordinario debut, il gruppo torna sul mercato grazie alla Wicked World Records che pubblica il loro secondo lavoro “We...the Enlightened” che esce nel febbraio del 1999.
Ancora una volta ci si trova di fronte ad un disco splendido in cui l'assalto black metal viene stemperato all'interno della magniloquenza di melodie semplicemente meravigliose nelle quali le tastiere, il pianoforte, il violino giocano un ruolo fondamentale. Gli Elysian Fields amplificano il loro lato sinfonico creando una musica molto personale e molto affascinante che come sempre, dal punto di vista lirico, si concentra sui miti dell'antica Grecia.
L'altissima qualità del disco viene raggiunta e, a mio avviso, superata con il lavoro successivo.
“12 Ablaze” viene rilasciato dalla Black Lotus Records nel 2001 e può essere considerato uno dei massimi risultati mai raggiunti non solo dal black metal greco, ma da tutto il movimento in generale. La commistione di aggressione sonora e raffinatezza delicata raggiunge in questa occasione il suo apice e “12 Ablaze” si rileva un disco capace di emozionare dalla prima all'ultima nota mantenendo una epicità di fondo che è il vero trademark del gruppo.
Dopo aver pubblicato nel 2005 lo sperimentale e bellissimo “Suffering G.O.D. Almighty” sempre sotto l'egida della Black Lotus Records, gli Elysian Fields, colpevolmente ignorati dal grande pubblico, si sciolgono e consegnano il loro nome al mito.

Side project – Thou Art Lord

Dalla collaborazione tra due dei maggiori artefici della scena black greca, Sakis (Rotting Christ) & The Magus (Necromantia), nasce ad Atene nel 1993 un altro progetto molto importante nel panorama ellenico, Thou Art Lord.
Dopo aver rilasciato il demo “The Cult of the Horned One” e l'EP “Diabolou Archaes Legeones” ed aver partecipato con i Belgi Ancient Rites allo split “Thou Art Lord / Ancient Rites”, il gruppo esordisce nel 1994 grazie alla Unisound con l'album intitolato “Eosforos”.
Se le due menti dietro al progetto prediligevano l'atmosfera nelle loro main band, con Thou Art Lord danno invece sfogo alla rabbia ed alla ferocia: “Eosforos” è infatti un disco black/death metal con pochi compromessi, molto raw e diretto e con influenze di scuola Deicide sebbene, come da tradizione ellenica, non manchino gli spunti melodici. Il risultato è un disco dall'atmosfera asfissiante e nera che rappresenta anche il lavoro migliore del gruppo. Le uscite successive, “Apollyon”, “DV8” e “Orgia Daemonicum” non aggiungono nulla al valore del gruppo che resta comunque, con il suo debut, un punto di riferimento fondamentale per tutta la scena.

Zemial – Nergal

La città di Atene ha dato i natali ad un'altra formazione seminale per lo sviluppo del suono greco: gli Zemial si formano nel 1989 per iniziativa di Necrosauron (Dimitrius Dorian Kokiousis) e Nocturnal (Chris Dorian Kokiousis) e nel 1992 esordiscono con l'EP “Sleeping Under Tartarus” pubblicato dalla Torched Records.
Il suono del disco è certamente debitore ai Bathory e mostra un'impronta epica e melodica che rende il gruppo immediatamente riconoscibile. La voce in scream risulta più vicina agli stilemi del genere di quanto non lo siano altre band del periodo, tuttavia il duo si distingue dalla scuola nordica per una vena “mediterranea” patrimonio del loro paese. Le caratteristiche del primo lavoro vengono riprese nel successivo “For the Glory of UR” rilasciato nel 1996 dalla Hypervorea.
Il lavoro mostra nuovamente una certa vena epica ed alterna pezzi più veloci, sempre nello spirito dei primi Bathory, ad altri più ragionati in cui le tastiere intessono melodie oscure ed avvolgenti. Nel disco emergono anche reminiscenze thrash che vengono sapientemente mescolate alle semplici ed efficaci melodie del platter e che sarebbero diventate predominanti nei successivi lavori della band tra i quali “In Monumentum”, pubblicato nel 2003 dalla Nyx, rappresenta l'episodio più riuscito grazie al suo suono epico ed alle ottime partiture di chitarra.

Un altro nome molto importante per la definizione del suono greco è quello dei Nergal. La band si forma al Pireo nel 1990 su iniziativa di Expulsion Angel (Gregoris) e Antipatros e da alle stampa un paio di demo, “In the Name of... Nergal” e “The Talisman of Kioutha”, prima di esordire, nel 1993, con l'EP “De Vermis Mysteriis” su Unisound. Il suono del gruppo risulta essere influenzato da gruppi come i Celtic Frost e mostra un approccio molto oscuro alla musica metal. I brani sono semplice e cadenzati e mettono in evidenza il talento del gruppo che torna sul mercato discografico nel 1995 pubblicando il full “The Wizard of Nerath” sempre per l'etichetta Unisound.
Il disco si inserisce nel solco nella tradizione inaugurata con i seminali Rotting Christ ed unisce ad un cantato strillato, brillanti tessiture di tastiere sulle quali le chitarre intessono ottime melodie. La velocità dei brani risulta essere sostenuta ed il black metal dei Nergal fa dell'aggressione la sua forza principale. Non manca la solita vena “melodica” greca che rende “The Wizard of Nerath” un disco da non perdere per tutti gli amanti di questo particolare suono. Dopo l'uscita del disco il nome dei Nergal viene avvolto nell'oscurità fino al 2006 quando il duo rilascia per la Supreme Music Creation “Absinthos”.
Il nuovo disco riprende il discorso interrotto quasi dieci anni prima ed offre al pubblico un ferale black metal molto oscuro su cui si elevano le spettrali vocals di Antipatros che descrivono scenari di distruzione. Come da tradizione non mancano le parti più ragionate e d'atmosfera, mentre dall'altra parte i Nergal si cimentano in un riffing vicino a certe soluzioni nordiche di grande impatto. In definitiva “Absinthos” risulta essere un grande disco il cui valore non sarebbe stato nemmeno sfiorato dal successivo “ΣΑΕΤΑΝ ΕΞΙ - ΕΞΙ – ΕΞΙ” uscito nel 2011 per
Die Todesrune Records.

La Grande Madre fenicia e cananea

Il panorama greco del black metal ci offre anche una formazione tutta al femminile che ha saputo ritagliarsi un posto importante all'interno della scena. Parliamo delle Astarte.
Il gruppo nasce con il nome di Lloth nel settembre del 1995 ad Efesina in Attica dall'unione di Maria Kolokouri (Tristessa), Nemesis e Kinthia e con l'aiuto del batterista degli Invocation registrano il demo “ Dancing in the Dark Lakes of Evil” nel 1997. Dopo questa uscita il gruppo decide di cambiare il monicker in Astarte con il quale pubblica, nel 1998 grazie alla Black Lotus Recods, il suo album di esordio “Doomed Dark Years”.
Il disco si rivela un ottimo esempio di raw black metal molto feroce e minimalista, per certi versi vicino ai Darkthrone di Transylvanian Hunger, ma impreziosito dall'uso di tastiere fortemente evocative. Al di sopra dell'assalto sonoro spicca lo screaming selvaggio di Kinthia che conferisce al lavoro una notevole dose di malignità ed oscurità, mentre delicati arpeggi di chitarra tessono intrecci dal forte sapore epico.
Il successivo “Rise from Within”, pubblicato nel 2000 sempre dalla Black Lotus Records, segue la scia del suo predecessore ammorbidendone però i toni: sul disco le ragazze uniscono sapientemente partiture arpeggiate e rallentamenti epicheggianti con blast beat selvaggi dando vita ad un lavoro in cui, ancora una volta, l'atmosfera creata dalle tastiere da un gusto oscuro ed affascinante al suono.
“Doomed Dark Years” ed il secondo lavoro restano certamente i migliori delle Astarte, per lo meno quelli più propriamente black metal dal momento che con le uscite successive il gruppo ammorbidisce la sua proposta fino ad arrivare ad una sorta di melodic death metal, comunque di qualità, suonato in tempi più recenti.

Uno sguardo verso Nord

Se act come Nergal e Zemial rappresentano in qualche modo la tradizione greca, i Naer Mataron si fanno, invece, portabandiera di un suono molto vicino ai padri norvegesi del balck metal. Il gruppo nasce ad Atene nel 1994 e dopo la realizzazione di due demo, “Tales of the Twelve Gods” and “The Awakening Of Ancient Greece”, si divide in due: il canatante Lord Alatoth da vita ai Nar Mataron, mentre il chitarrista bassista Morfeas continua con il nome Naer Mataron.
L'esordio dei nostri avviene nel 1998 con l'ottimo “Up from the Ashes” pubblicato dalla Black Lotus Records. Il disco si divide tra partiture tipicamente black metal ed interludi arpeggiati di grande effetto e quello che ne viene fuori è un suono gelido ma arricchito da una vena folkeggiante di grande respiro che rende “Up from the ashes” un disco greco proiettato nel gelo del nord.
I Naer Mataron si guadagnano un posto di rilievo nella scena black greca e proseguono la loro carriera con ottimi album come “Skotos Aenaon”, uscito nel 2000 sempre per Black Lotus Records, che non fanno altro che confermare le doti di Morfeas e soci. Da segnalare che nell'ultimo “Praetorians”, uscito nel 2008, alla voce troviamo Vicotnik dei Dodheimsgard e alle tastiere Nordvargr degli MZ412 a testimonianza della fama raggiunta dal gruppo.

Tra le band greche vicine in qualche modo al gelo del nord va senza dubbio menzionato il nome dei Nocternity, probabilmente la migliore realtà del black metal del suo paese appartenente alla seconda “ondata” di questo suono.
Il gruppo nasce ad Atene nel 1996 ed esordisce nel 2001 con “En Oria”, rilasciato dalla ISO666 Releases, un discreto lavoro che mette in evidenza i limiti di una band all'esordio. Dopo l'EP “Crucify Him” del 2001 e lo split Kawir / Nocternity dell'anno successivo, i Nocternity pubblicano “Onix” grazie alla Solstitium records nel 2003.
Il disco mostra una band in stato di grazia e rivela un suono oscuro, primordiale, fortemente evocativo e dal sapore squisitamente epico. “Onix” si accosta ai primissimi Satyricon, ma ha un feeling molto più dannato e sulfureo. Pezzi come la splendida titletrack o “The Song of Hammers” risultano essere gelidi e taglienti come lame anche grazie all'allucinante scream che pare provenire direttamente dagli abissi.
Con i successivi due EP “A Fallen Unicorn” del 2004 e “Harps of the Ancient Temples” del 2007, i Nocternity confermano il loro stato di cult band e dimostrano, senza ombra di dubbio, di essere un nome di primissimo rilievo nel panorama black metal più puro a livello internazionale.
Capitolo a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone