Black Metal - Intermezzo con Finn Bjørn Tønder

Interrompiamo brevemente il racconto della nostra storia per fare una piacevole chiacchierata telefonica con Finn Bjørn Tønder. Ebbene si, proprio lui: il giornalista del Bergens Tidende che per primo incontrò Varg Vikernes nel celebre appartamento di Bergen, dando inizio con il suo articolo all'attenzione mediatica nei confronti del black metal.
Finn, incalzato dalle mie continue pressioni, ha accettato di buon grado - nonostante i tanti impegni - di rispondere a qualche domanda, sempre con il suo tono pacato e disponibile. Chi meglio di lui può aiutarci a capire cos'hanno significato quelle vicende in Norvegia all'inizio degli anni Novanta e come quelle ferite siano state risanate con il tempo?


Ciao Finn, innanzitutto voglio dirti che posso immaginare quante volte tu abbia risposto a queste domande, quindi mi dispiace di annoiarti ancora con la stessa storia.

No, il problema non è quello bensì riuscire a ricordarmi tutti i particolari. Sono passati ormai molti anni...
Allora non perdiamo altro tempo e iniziamo subito con il racconto: quando hai avuto il tuo primo contatto con il black metal?

Mi ricordo che vennero due ragazzini al giornale, e affermarono di aver parlato con una persona che diceva di aver bruciato molte chiese e ucciso una persona a Lillehammer. Volevano stampare la loro intervista con lui nel Bergens Tidende, ma la storia raccontata era sembrata da subito incredibile. Così l'editore venne da me e mi disse di parlare con quei ragazzi e vedere cos'avrei potuto cavarci fuori. Per prima cosa dissi loro che avrei dovuto incontrare la persona che avevano intervistato, una cosa piuttosto facile visto che avevano detto di essere suoi amici di lunga data. Mi risposero che forse lui avrebbe parlato con me, che avrebbero fatto il possibile. Infatti mi richiamarono poco dopo dicendo che aveva acconsentito a incontrarmi alla Fantoft Stave Church, durante la notte. Gli risposi che la proposta era semplicemente ridicola, e gli chiesi perché non avremmo potuto invece vederci altrove. Va bene, replicarono, allora potrai incontrarlo nel suo appartamento a Bergen, sempre di notte. Mi dissero anche che ci avrebbero legato qualcosa intorno agli occhi, di modo che non vedessimo dove l'abitazione si trovava. Ma quando li incontrammo alla stazione ferroviaria di Bergen, ci accorgemmo che erano entrambi talmente giovani da non poter guidare, così toccò a uno di noi condurre la macchina all'appartamento, con il risultato che alla fine sapevamo perfettamente dove si trovava! Eravamo io e il fotografo, più i due ragazzi e la misteriosa persona che si presentò come Count Grishnack. Fu così che lo chiamai nel giornale, come nel libro di Tolkien.
In pratica il tuo coinvolgimento iniziò in maniera piuttosto accidentale, non programmata, se ho capito bene...

Beh, in realtà mi ero occupato in precedenza di qualcosa di simile. L'editore infatti chiese a me di verificare la storia dei due ragazziperché avevo già scritto qualche articolo riguardante avvenimenti di natura satanica in Bergen. Me ne ero interessato in quanto io sono cresciuto proprio vicinissimo alla Fantoft Stave Church, e quando ero un bambino andavo spesso alla chiesa perché sul portone d'ingresso c'era una piccola pietra verde (Si dice sia una reliquia di un pellegrinaggio, n.d.A.), e se toccavi quella pietra potevi esprimere tre desideri. Quando Fantoft venne bruciata mi trovavo in Portogallo, così non appena tornai a casa presi contatto con la polizia di Bergen e gli chiesi se sapessero che fine aveva fatto quella pietra verde. Trovarono la mia domanda piuttosto curiosa, perché in realtà durante i rilevamenti avevano scoperto davvero qualcosa di particolare: si trattava del famoso coniglio morto. Così ho scritto l'articolo sul rogo chiedendo cosa significava, chi poteva essere stato, e così via. Quello fu il vero inizio di tutta la faccenda.
Torniamo alla tua di intervista...

Si, quando arrivammo nel suo appartamento ci disse che aveva organizzato quell'intervista solamente per promuovere la sua musica. Noi però gli rispondemmo che avremmo parlato della sua musica in un articolo solo se avesse dimostrato di non dire bugie, ma di aver raccontato la verità riguardo ai roghi delle chiese e all'omicidio. Avremmo controllato le sue informazioni con la polizia o altre persone, e se si fossero rivelate veritiere allora avremmo pubblicato il pezzo e lui ne avrebbe ricavata un'enorme pubblicità, cosa che effettivamente alla fine è successa.
In effetti! Non hai mai avuto la minima paura in quei momenti?

No, anzi, mi sembrava che il tutto fosse un tantino ridicolo! Come una specie di scherzo: lui era troppo giovane, non riuscivo a credere alla sua storia, mi sembrava che non avesse detto la verità.
Ma conoscevi lui o la sua musica già da prima?

Si, ne avevo sentito parlare, ma senza mai ascoltare nulla della sua musica. Questo perché lui era solito farsi pubblicità con volantini, e alcuni di questi - raffiguranti il rogo della Fantoft Stave Church, erano arrivati anche al giornale.
Com'era l'atmosfera nell'appartamento?

Era tutto molto buio, e c'erano un sacco di armi, tipo coltelli o robe del genere. Io e il fotografo gli ridevamo dietro perché sembrava tutto troppo ridicolo, era impossibile prenderlo sul serio e in più non credevamo ancora alle sue parole. Però ci ha dato molte informazioni da verificare...
...e a quel punto la storia ha iniziato a non sembrare più uno scherzo, vero?

Effettivamente no. Soprattutto per quanto riguardava il dettaglio del coniglio, mi raccontò addirittura di avergli tagliato la testa prima di abbandonarlo sulle scale della chiesa. Fino a quel momento nessuno era a conoscenza di quell'informazione in modo così dettagliato. Chiamai la polizia e mi dissero che non si erano preoccupati di quel piccolo coniglio, che non sembrava strettamente collegato agli avvenimenti. Così controllai anche all'obitorio di Bergen dove tengono i cadaveri trovati sulle scene di delitti e avevano lì anche il coniglio, e mi dissero che effettivamente era arrivato senza la testa. Fu così che mi convinsi che sapeva molto riguardo al rogo di Fantoft e iniziai a credere a quello che mi stava dicendo.
Così è vero, come dice lui, che dopo l'intervista ti sei recato alla polizia?

Certo, innanzitutto ho controllato i dettagli che Vikernes mi aveva raccontato sia a Bergen che in altri posti dove erano state bruciate delle chiese, e ho visto che erano tutti veri. A quel punto però scattarono i controlli a casa sua. Io avevo un accordo con lui: che ci saremmo sentiti al telefono dove gli avrei detto se credevo alla sua storia e quando sarebbe stato pubblicato l'articolo, ma senza mai menzionare il suo nome alla polizia. Così lo chiamai e gli dissi che ci credevo, e che avrei scritto il pezzo quel giorno stesso e pubblicato sul giornale il giorno successivo. Lui mi ringraziò e mi disse che dopo sarebbe scappato in Polonia! Prima di chiudere il mio scritto contattai la polizia per sapere se avessero qualche commento da fare riguardo alla storia, e ancora non sapevo in quel momento che loro avevano già preso il suo nome dai volantini. Così la polizia realizzò un collegamento tra le due cose, e fecero visita a casa sua per arrestarlo il giorno prima dell'uscità dell'intervista. Perciò penso che lui creda che io ho fatto il suo nome alla polizia, ma non è stato così.
Da quel momento in poi la mia vita è cambiata, perché tutta l'Europa ha iniziato a interessarsi a queste vicende. Mi ricordo che il fotografo disse "di questa storia si parlerà per molti mesi" e io gli risposi "no, di questa storia si parlerà per dieci anni", e infatti...
Ma la gente in Norvegia ne parla ancora o è finito tutto nel dimenticatoio?

No, non penso proprio che ne parlino più. Però mi capita spesso, quando mi presento con il mio nome, di sentirmi dire "ah, tu sei quel giornalista che fece la famosa intervista con Count Grishnack!". Sono quasi diventato famoso per quel pezzo!
E invece all'uscita dell'articolo? Il black metal era visto come una minaccia o invece come un gigantesco scherzo?

Beh, penso che sicuramente dopo l'uscita dell'articolo qualcosa sia cambiato. La gente ha iniziato ad avere paura, soprattutto quando nei testi delle canzoni leggi cose come "vogliamo uccidere le persone, bruciare le chiese", o roba del genere. Perciò le persone comuni non apprezzavano quella musica, né l'aspetto simile a un'"organizzazione mafiosa" che si era creata intorno, se capisci cosa intendo (Perfettamente, n.d.A).
Arriviamo così ai processi nei Tribunali norvegesi. Vikernes dice che tutto è stato orchestrato di modo che la Norvegia potesse liberarsi di lui buttandolo in una prigione per molti anni. E' vero?

Si, in un certo modo si, ma non dimentichiamoci che lui ha compiuto delle azioni terribili. Ha ucciso due persone, ha bruciato molte chiese, perciò ha semplicemente avuto la sua punizione secondo le leggi del nostro Paese. Penso per questi motivi che alla fine sia stato tutto giusto.
Ho sempre avuto una curiosità: quando ho visitato la Norvegia ho visto una nazione tranquilla e pacifica. Come mai proprio nel vostro Paese tutto ciò ha avuto inizio?

Non riesco a capirlo neanche io, onestamente! E' difficile da capire... Penso che sarebbe potuto succedere in qualsiasi altro posto, ma forse è nato qui perché lui si trovava qui! Credo più a qualcosa di legato alla personalità del singolo, che a ragioni di natura sociale.
E' stata difficile la ricostruzione, soprattutto delle comunità che si trovavano coinvolte in prima persona da fatti come i roghi delle chiese?

Alla fine credo di no. Se n'è parlato per molti anni, ma complessivamente non credo che sia stato un problema insormontabile per il nostro Paese. Sono successe tante altre cose nel frattempo: incidenti in mare o in montagna, problemi con le persone... perciò la gente si è abituata anche a parlare d'altro con il passare del tempo. Però un effetto importante l'ha avuto: credo che molte persone comuni abbiano iniziato a leggere i giornali in quel periodo, perché interessati a quest'argomento. Ce ne siamo accorti anche al giornale, perché abbiamo venduto un sacco di copie grazie a quella storia. Poi io ho continuato a seguire tutti gli strascichi anche in Svezia, in Germania, in Inghilterra, dove tante altre persone hanno scritto di fatti simili causati da ragazzi che probabilmente erano stati ispirati da lui.
Quindi non sono rimaste delle ferite aperte...

Credo proprio di no. L'unica cosa è che la Norvegia è diventata tristemente famosa per qualcosa di diverso. Prima la gente conosceva Bergen per Edvard Grieg, chi avrebbe pensato che poi sarebbe stata celebre anche per quegli altri fatti?
Quanto è grande oggi la scena black metal in Norvegia? So che molti gruppi hanno cambiato genere, e altri sono diventati così importanti da aver vinto anche dei Grammy Award nel vostro Paese, è tutto più commerciale.

Certamente si, la cosa interessante è che la scena è diventata molto più grossa e i musicisti riescono a essere famosi anche senza dover bruciare delle chiese. E ti dirò di più, molti non parlano esattamente bene del Conte, non lo apprezzano.
Non ti sembra strano che le stesse persone che quindici anni fa bruciavano le chiese oggi sono in televisione all'ora di cena, a vincere premi?

Ovvio che mi sembra un tantino strano! Ma molti di loro sono stati in prigione e credo che abbiano pagato il loro conto con la società. Quindi anche da questo punto di vista la cosa può considerarsi normale.
L'ultima domanda che ti faccio è un po' personale. Sei credente? Se sì, come ti ha segnato questa storia dal punto di vista spirituale?

In realtà, anche se sono cresciuto in una comunità cristiana molto forte in Bergen, non mi sento credente. Anzi, posso dirti che non credo più in Dio da un pezzo. Quindi questa storia mi ha toccato solo dal punto di vista personale, e non da quello spirituale.
Meglio così. Grazie per la piacevole chiacchierata e in bocca al lupo per il futuro.

Anche a te!
Capitolo a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi