(26 marzo 2007) Moonspell + Dark Side, Milano, Rainbow 26 Marzo 2007

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Non pensavo proprio che avrei assistito ad un nuovo concerto da headliner dei portoghesi Moonspell. Nonostante album di indiscusso livello e successo, la band di Fernando Ribeiro sembrava leggermente in calo di quotazioni, e negli ultimi anni si sono visti parecchie volte dalle nostre parti, ma sempre nel ruolo di special guest illustri, mai con uno show tutto loro. Lo scorso anno, in occasione della mia chiacchierata telefonica con il singer lusitano, avevo auspicato proprio questa possibilità, e ora, complice il grandissimo successo dell’ultimo “Memorial”, pare proprio che essa si sia concretizzata!

Nel ruolo di apripista ci sono questa volta i Dark Side, band austriaca con parecchi anni di attività ed esperienza sulle spalle, dedita ad un death metal veloce e tecnicissimo, fortemente debitore di act quali Carcass, Cynic, Autopsy, o per lo meno così le mie orecchie così poco avvezze a queste sonorità lo hanno percepito.
Il pubblico non è purtroppo molto numeroso, nonostante non sia proprio prestissimo, e accoglie con iniziale compostezza l’arrivo del quintetto. Bastano poche canzoni e tutto cambia: la band suona splendidamente, e i pezzi, pur essendo complessi e non certo adatti ad un primo ascolto in sede live, funzionano a meraviglia e vengono apprezzati alla grande dai presenti, tant’è che al termine dei loro quaranta minuti di esibizione, i cinque (complice anche la simpatia del singer, che ha svelato in perfetto italiano di avere il padre di Napoli!) lasciano il palco tra grandi ovazioni.
Non li conoscevo, non è affatto il mio genere, ma mi hanno comunque impressionato più che favorevolmente.

Nel frattempo cresce spasmodica l’attesa per i protagonisti della serata, e fa piacere notare come il locale si vada riempiendo rapidamente: era dal tour di “Butterfly effect” che i nostri non suonavano da headliner in Italia, e il boato fragoroso che sottolinea il loro ingresso sul palco sembra rivelare tutta questa fame arretrata.
Si parte con l’ipnotica “From lowering skies”, e così come all’Evolution, i cinque appaiono in grande forma. Le doti di frontman di Fernando Ribeiro sono indiscusse, e anche se negli anni ha perso un po’ di teatralità in favore di un’attitudine più canonica ed estrema, non si può non rimanere incantati di fronte al suo modo di interpretare i pezzi. Le esecuzioni furiose di “Finisterra” e “Memento mori” ci portano dritte nel cuore dello show, ed è evidente come questa sia oggi la dimensione ideale dei Moonspell: cavalcate veloci e senza compromessi, voce in screaming e melodia relegata in secondo piano. Personalmente, ho apprezzato molto sia “The antidote” che “Memorial”, ma quando partono le prime note di “Wolfshade”, seguite a ruota dalla sempre entusiasmante “Opium”, la pelle d’oca è inevitabile e il boato che esplode rivela che stasera pensiamo tutti la stessa cosa: “Wolfheart” e “Irreligious” sono capolavori immani, quelli in cui i portoghesi hanno riversato tutto il peso della loro dirompente genialità. Per quanto bello possa essere stato tutto ciò che è venuto dopo, il confronto non si pone neppure.

E pare proprio che anche loro la pensino così, perché, ignorando completamente la svolta dark wave di “Sin” (un altro incredibile capolavoro, ma qui sembro uno dei pochi a sostenerlo!) e quella quasi industrial di “Butterfly effect”, pescano a piene mani dai loro primi due dischi, regalandoci oltre alle solite “Vampiria” e “Alma mater”, anche cose da tempo accantonate, quali “Awake” o la straordinaria “Mephisto”. Addirittura incredibile è poi il ripescaggio del primo movimento di “Tenebrarum Oratorium”, direttamente tratta dal primo, indimenticabile mini cd d’esordio “Under the moonspell” (il sottoscritto scoprì la band proprio con questo lavoro!): non la suonavano da più di dieci anni e direi che un regalo migliore ai propri fan più affezionati non potevano trovarlo…

Inutile dire che sono proprio questi i momenti più alti dello show, e anche se Fernando non risulta sempre efficace nelle parti pulite e l’eccessiva violenza delle parti strumentali annulla un po’ la teatralità delle versioni studio, la magia è più viva che mai.

Il resto della scaletta è comunque tutt’altro che spiacevole: brani come “Blood tells”, “Everything invaded”, “Nocturna” fanno sempre il loro dovere in sede live e testimoniano di una band in costante evoluzione.

Peccato solo che il tutto duri un po’ troppo poco: si va a casa dopo novanta minuti scarsi, sulle suadenti note di “Capricorn at her feet”. Fernando ringrazia il pubblico di avere sacrificato la sera di un giorno lavorativo per andare a vedere la band, e noi ringraziamo loro per aver finalmente suonato più di un’ora. Speriamo solo che non debbano passare altri otto anni…

SETLIST MOONSPELL

Intro
From lowering skies
Finisterra
Memento Mori
Wolfshade
Opium
Awake
Blood tells
Everything invaded
Nocturna
Vampiria
Alma mater
Full moon madness

Proliferation
Mephisto
Tenebrarum oratorium
Capricorn at her feet

Report a cura di Luca Franceschini

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