(29 gennaio 2007) Therion + Grave Digger + Sabaton - Alcatraz, Milano, 29 Gennaio 2007

Info

Provincia:non disponibile
Costo:non disponibile

Serata inusuale in quel dell'Alcatraz a Milano, dove ha luogo un concerto quantomeno curioso: il locale meneghino ospita infatti l'unica tappa italiana del tour che vede avvicendarsi come headliner Therion e Grave Digger, due gruppi che c'entrano un po' come i cavoli a merenda tra loro, supportati dagli svedesi Sabaton. Certamente il bill è abbastanza inusuale e prima di entrare all'Alcatraz mi domando con curiosità come sarà la serata.

Arrivo in buona compagnia all'entrata del luogo del concerto alle 19.40 circa e, tra convenevoli e ritiro dell'accredito, mi ritrovo all'interno dell'Alcatraz che i Sabaton hanno bello che finito di suonare. Sul ticket e sulle varie locandine erano fissate come ora d'inizio del concerto le 20, mentre di fatto alle 19.30 il gruppo di spalla aveva già dato inizio alle danze. Poco male, non avendo mai sentito parlare dei Sabaton non mi rattristisco certo, e già mi preparo mentalmente a gustarmi i Therion.

Al contrario delle mie aspettative (e credo anche di quelle di tutti i metalheads presenti, visto che ovunque, ticket e locandine compresi, i Digger erano dati come headliner) è invece il gruppo tedesco a fare la sua comparsa sul palco, annunciati da un intro tastieristica ed acclamati a gran voce dal pubblico presente. Noto subito che l'Alcatraz è stato dimezzato rispetto alle sue dimensioni originali, sintomo che l'affluenza di pubblico per questo evento non è delle maggiori, ma in un certo senso l'avevo già messo in conto ancora prima di entrare, non trattandosi di due gruppi in grado di attirare folle oceaniche. Il loro concerto parte subito con un estratto dall'ultimo full length, "Liberty Of Death" ed il pubblico dimostra subito di apprezzare: evidentemente l'ultima fatica in studio dei Grave Digger è piaciuta ai fans.
Chris Boltendahl si dimostra frontman di grande carisma e presenza, incitando i metallari immediatamente sotto il palco, facendoli cantare e tenendo il palco da grande veterano quale è.
Le mosse talle si sprecano, con microfoni alzati al cielo, catch e segni di approvazione della risposta del pubblico. La prestazione degli altri musicisti non è da meno: Manni Schmidt alle sei corde sciorina una performance ineccepibile sia dal punto di vista tecnico, sia da quello più scenico. Imperdibili le facce e le espressioni più strane che il paffuto chitarrista regala al pubblico nel corso del concerto.
La sezione ritmica di Stefan Arnold è precisa, e non poteva essere altrimenti vista la proverbiale efficienza e puntualità teutoniche. I Digger pescano in maniera equilibrata i pezzi che costituiscono la loro setlist, spaziando dall'ormai mitico "Tunes Of War", passando per i più recenti "The Last Supper" e "Rheingold", senza dimenticare il lontanissimo esordio "Heavy Metal Breakdown" e "Heart Of Darkness".
Ma è ovviamente su "Rebellion (The Clans Are Marching)" e "Heavy Metal Breakdown", cavalli di battaglia dei Digger, che la folla si infiamma maggiormente e si lascia andare a forme di coinvolgimento estreme, che vanno dal pogo sfrenato a un mare di cornine metalliche che riempiono l'aria dell'Alcatraz.
Grande prova del gruppo tedesco, che ormai vanta un'esperienza ventennale sui palchi di tutto il mondo, bagaglio che ben si nota nella loro performance, infiammante e davvero coinvolgente! Anche il suono è molto buono, potente, compatto e a volumi ottimali. Promossi a larghissimi voti.

Finito lo show dei Grave Digger, avviene l'immancabile cambio palco: mentre l'allestimento dei tedeschi era piuttosto scarno ed essenziale, lo stesso non si può certo dire per quello dei Therion. Vengono infatti allestite delle specie di ringhiere, non molto dissimili da quelle di un cimitero gotico, con tanto di candelabri accesi a creare un'atmosfera cupa e teatrale. La proposta musicale è ovviamente ben distante dall'heavy metal classico dei Grave Digger, ed in effetti si assiste ad una sorta di ricambio della gente sotto al palco: metallari decisamente più giovani e anche distanti dallo stereotipo del metallaro-tipo prendono il posto di metalhead appartenenti perlopiù alla vecchia guardia, una sorta di passaggio del testimone dal metal vecchia scuola a quello attuale.
Il gruppo sale sul palco accompagnato da due vocalist femminili che si occupano dei cori che oramai sono uno standard della musica della band svedese. Non conoscendo quasi per nulla i Therion ho avuto parecchie difficoltà a seguire la loro performance, che da un punto di vista meramente strumentale è inceccepibile, anche se macchiata inizialmente da dei suoni non proprio perfetti, con le due chitarre troppo ovattate e coperte sia dalle orchestrazioni che dalla batteria.
La band suona tutti i brani di fila, in maniera meccanica e fredda, senza interagire minimamente con il pubblico presente, limitandosi ad incitarlo a più riprese ma più con fare spocchioso che non per far divertire i presenti. O perlomeno questa è stata l'impressione che mi hanno dato. L'unica pausa è data da un assolo di batteria a cui partecipano anche i due cantanti, suonando a loro volta delle specie di tamburi con delle grosse mazze.
Il pubblico comunque sembra gradire e si fa sentire a gran voce, dimostrando che i Therion godono di un seguito piuttosto numeroso e fedele in Italia. Con l'immancabile cover di "Thor (The Powerhead)" dei Manowar i Therion sanciscono la fine del proprio show e della serata, infiammando un'ultima volta i metallari presenti, coinvolgendo anche chi, come me, fino a quel momento era rimasto sonnacchioso e in disparte. Sarà che la loro proposta musicale non è molto digeribile in sede live da chi li conosce a malapena come il sottoscritto, ma mi riservo di non dare alcun giudizio sui Therion.
I fans degli svedesi sembrano aver apprezzato il loro show, e tanto basta. In quanto a me, il loro concerto mi è sembrato interminabile e ho sbadigliato qualche volta, ma d'altronde non conoscendo approfonditamente i Therion mi sembra il minimo, anche se credo che la dimensione dal vivo non sia il massimo per loro, più che altro vista la complessità della loro proposta.

A fine concerto i Grave Digger si sono dimostrati molto simpatici e disponibili, girando tranquillamente per l'Alcatraz ed elargendo strette di mano, autografi e fotografie ai metal kids presenti, mentre dei Therion, che avevano appena terminato il loro show, hanno comprensibilmente preferito rimanere nei camerini.

In definitiva, una serata che è riuscita nel difficile compito di coniugare tra loro il metal old school e quello di nuovo stampo, favorendo un incontro generazionale auspicabile per il tramandarsi nei secoli dei secoli del verbo heavy metal. E così sia!

Grave Digger Setlist

Liberty Or Death
Scotland United
Grave In No Man's Land
Excalibur
Valhalla
Lionheart
Shadows Of The Past
The Round Table
The Raven
Morgane Le Fay
Silent Revolution
The Dark Of The Sun
Knight Of The Cross
Rebellion (The Clans Are Marching)
Last Supper
Heavy Metal Breakdown

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?