(06 marzo 2005) Cult Of Luna + Infection Code - Barrumba, Torino, 06/03/05

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Eccomi pronto a descrivere una delle più bramate esibizioni live della mia vita: Cult Of Luna che suonano a 20 cm dalle mie mani e due scalini più in su dai miei piedi. Urlando con Klas, rivivendo le note che fanno muovere il cuore ed i muscoli e guardando negli occhi questi sette giovani svedesi.

Bisogna ricordare che ad aprire il concerto provvedono i piemontesi Infection Code. Ormai al loro terzo lavoro, propongono una combinazione strana quanto interessante di post-core, grind, death e crossover attraversato da suoni massicci e sintetici. Solo due importanti elementi sembrano remare contro il loro show: l'assenza di pubblico ed il fatto che i suoni di chitarra e basso/synth sono praticamente irriconoscibili e leggermente bassi. Così concludono la serata con un n.c.!

Aspetterò una migliore occasione per esprimere giudizi su di loro. Il concerto si svolge dunque presso il Barrumba di Torino. Una location alquanto interessante per questo tipo di band; prima di tutto per la possibilità di vedere in un club releativamente piccolo ed accogliente uno spettacolo che raccoglie in sè picchi meditativi, violenti, teneri o devastanti; secondo per il fatto che nonostante la portata del concerto, non siano presenti più di 100 anime.
Così l'atmosfera diventa idilliaca: praticamente un concerto per pochi fortunati ed un'atmosfera molto densa.La prima cosa che colpisce gli addetti ai lavori è l'autosufficienza, la professionalità e la modestia della band. Praticamente i componenti montano e smontano il palco, si fanno i suoni da soli e sono avvicinabilissimi... si sente anche in questo la provenienza dalla scena HC della band. Poche luci ad illuminare il palco; solo 4 fari che emettono una luce blu freddo direzionata verso il pubblico è poggiata sul palco, ma la luce si diffonde nella sala senza infastidire o accecare il pubblico o i musicisti.
Diciamo che le poche ma ottime idee sono un'elemento costante in tutto ciò che riguarda questo gruppo. Con poche luci, pochi suoni l'atmosfera è pronta per l'inizio concerto. Proprio sulla rarefazione e sulle interminabili progressioni giocano questi svedesi dai volti poco più che da adolescenti. Così il più scuro e pesante suono diventa il più romantico e tenero tema crescendo fino a divenire il più contorto e distruttivo pezzo. Come se una farfalla si potesse trasformare in un mammuth e durante la sua impercettibile infinita metamorfosi potesse scuotere l'aria ed il terreno dando vita a musica.

La fedeltà tra disco e live è a tratti sorprendente; ogni suono presente su cd viene riportato in modo preciso e sistematico davanti a me. I miei occhi uniscono finalmente un suono con chi e come lo genera ... banale, ma mai scontata precisazione. Così i pezzi corrono uno dietro l'altro senza quasi soluzione di continuità. Per altri gruppi potrebbe sembrare esiguo il numero di pezzi suonati, ma alla fine lo show supera l'ora. Ci si aspeterebbe ancora uno o due pezzi, magari dei primi due dischi, ma a questo punto sarebbe solo questione di gola. Dato che l'etichetta aborra le abbuffate, i Cult Of Luna si comportano da gran signori.

Report a cura di Valerio Damiano

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