(24 giugno 2013) Korn + Bullet For My Valentine + Love And Death @Alfa Romeo City Sound 2013, Milano

Info

Provincia:MI
Costo:€38,00 + d.p., €44,00 in cassa
Ho atteso come manna dal cielo il ritorno di Brian "Head" Welch nei KORN, da quando quel fatidico 22 febbraio 2005 il chitarrista scelse un differente percorso artistico, destinato a Gesù, ed uscì dalla band.
Ho atteso con impazienza il suo ritorno perché da allora la band non ha prodotto quasi nulla di memorabile discograficamente parlando, e ha intrapreso una deriva sperimentale ed elettronica anche nei propri set che non mi ha mai convinto.
Ma andiamo con ordine...

Si parte alle 19.30 con i LOVE AND DEATH, la nuova band di "Head" che promuove il proprio album di debutto "Between Here & Lost", a detta di chi vi scrive uno dei migliori lavori finora usciti nel 2013.
E' una band giovane e forse ancora un po' inesperta, ma guidata ottimamente dal suo frontman, carico dalla prima all'ultima canzone proposta nei venticinque minuti avuti a disposizione.
Credevo proponessero anche qualche brano estratto da "Save Me From Myself", debutto solista del chitarrista capellone, ma tutto sommato le cinque canzoni suonate hanno mostrato al poco pubblico arrivato cosa ci si possa aspettare, ora e perché no anche in futuro, da questi quattro musicisti.
Sicuramente promossi.

Setlist:
Paralyzed
Meltdown
I W8 4 U
Whip It
Chemicals




Dopo il cambio palco entrano in scena i BULLET FOR MY VALENTINE, con un maestoso intro lirico preso dai "Carmina Burana" di Carl Orff ("O Fortuna" per la precisione).
La band gallese sta promuovendo il proprio quarto album "Temper Temper", uscito a inizio anno su etichetta RCA, e sul palco mette tutta l'energia possibile sebbene risulti un po' statica. Solamente il bassista si muove da una parte all'altra della struttura, incitando continuamente la folla e ottenendo una risposta più che soddisfacente.
La scaletta è equamente divisa nei quattro album della band, con una leggera prevalenza per l'ultimo capitolo (forse il meno riuscito dell'intera discografia) da cui sono stati proposti 3 brani.
Solo nove canzoni però per il gruppo: è questa l'unica pecca di un buon concerto (insieme a qualche errorino nei primi brani), con suoni all'altezza e una cornice di pubblico che va via via aumentando.

Setlist:
Breaking Point
Your Betrayal
Waking The Demon
Riot
4 Words (To Choke Upon)
The Last fight
Temper Temper
Scream Aim Fire
Tears Don't Fall




E veniamo al momento tanto atteso. Come dicevo, aspettavo trepidante il ritorno di "Head" alla base, per riunirsi a quella che negli anni '90 era una famiglia che ha scritto pagine importanti della musica mondiale. L'attesa è stata però solo in parte ripagata e soddisfatta.
La band sale sul palco quando il tramonto è già iniziato e le luci del sole stanno svanendo, lasciando il posto alla notte. Parte a bomba con "Blind" e chiude con "Freak On A Leash", le due canzoni più famose, e completa la setlist con molti classici e due brani dall'ultimo, discusso e discutibile, "The Path Of Totality".
Gli aspetti positivi sono stati senza dubbio un Jonathan Davis in una forma fisica eccezionale, che mostra una maggiore carica e una voglia di coinvolgere il pubblico che in passato non ha mai avuto, e un Ray Luzier che picchia sulle pelli come un dannato.
Anche l'alchimia sul palco sembra tornata quella di un tempo: la voglia di "Head" di suonare le canzoni più datate, quelle scritte insieme per intenderci, si è fatta sentire e sul palco sembrava essere tornati indietro di dieci anni (almeno).
La scenografia minimale, arricchita da luci al led e da alcuni video proiettati sullo sfondo, ha contribuito a focalizzare l'attenzione sulla prestazione e sul contenuto, e le riprese in diretta proiettate su due mega-schermi ai lati del palco hanno permesso una migliore visione per chi è rimasto più indietro.
Note dolenti per gli altri due membri del gruppo: James "Munky" Shaffer mi è sembrato un po' troppo isolato, mentre Reginald "Fieldy" Arvizu ha mostrato la solita indolenza delle ultime uscite della band, inframezzata da qualche sorriso e da qualche posa con le telecamere presenti.



Non esenti da problemi anche la resa sonora: il microfono di Jonathan Davis è stato molto basso per le prime tre canzoni, e anche per il resto dello show il volume globale dell'esibizione non è stato molto elevato. In questo senso ha vinto la location all'aperto, molto più dispersiva di un palazzetto e molto più soggetta alle lamentele del vicinato. Qualche inconveniente tecnico è occorso anche alla pedaliera di "Head".
Persino il pubblico è sembrato più freddo che in passato, sicuramente per il terreno polveroso che non incitava al pogo e a troppi movimenti, ma anche per la presenza di persone la cui età media è sempre più elevata. Come se non bastasse, anche l'affluenza non è stata delle migliori, segno di un evidente calo di popolarità che nemmeno Head è riuscito a fermare.

Setlist:
Blind
Ball Tongue / It Takes Two / Lodi Dodi
Twist
Chi
Falling Away From Me
Narcissistic Cannibal
Dead Bodies Everywhere
Coming Undone
Did My Time
Shoots And Ladders / Somebody Someone
Here To Stay
Helmet In The Bush
No Place To Hide
Y'all Want A Single
Lies
Another Brick In The Wall

Get Up
Got The Life
Freak On A Leash



Si coglie l'occasione per ringraziare Live Nation Italia per la disponibilità.
Report a cura di Matteo ‘Teone’ Comi

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