(01 febbraio 2008) Cheope + Labyrinth - 01 Febbraio 2008 (Stazione Birra, Roma)

Info

Provincia:RM
Costo:13 euro
Se non vado errato erano quasi due anni che i Labyrinth non calcavano più i palchi romani, ed è anche vero purtroppo che mi sarei aspettato un pubblico ben maggiore. Ma non tutto viene per nuocere perché come al solito la buona notizia viene da un locale, la Stazione Birra, ormai al top in fatto di qualità audio, sembrava di stare in playback.

Al mio arrivo, oltre a dover scavalcare dei problemi burocratici in quanto ad accrediti vari direi che è lo sconforto a catturarmi immediatamente. In due parole un mortorio totale, mi aspettavo un’affluenza decisamente maggiore, ma è mai possibile che devono andare sino in Giappone i gruppi nostrani per aggrapparsi ad un minimo di successo?

Tralasciando però queste tematiche decisamente fastidiose a livello cutaneo rimangono i resti di una serata tutto sommato piacevole, dove sia i Cheope che i Labyrinth hanno dimostrato cosa significa stare sulle assi di un palco.

I primi a svolgere il loro compito dal vivo sono stati gli Italiani Cheope, e qui vorrei pormi degli interessanti quesiti, ossia fino ad ora dove ho vissuto? Ok, non sono un grande appassionato di Progressive Metal e più in generale di quello filone a cavallo fra Power Metal e Prog però questi Cheope devo averli del tutto ignorati. Può sembrare un quesito strano quello che mi sono posto, ma vedere ragazzi con le loro magliette (la maggioranza) e soprattutto quasi tutti iscritti al loro fans club mi ha posto in condizione di sentirmi un tantino in imbarazzo ad ammettere di non averli “mai coperti”. In ogni caso è della loro esibizione che bisogna occuparci, e devo ammettere che per essere così giovani hanno le carte in regola per fare strada. Complici dei suoni potenti e nitidi la loro esibizione è scivolata via fluida e compatta. Il loro stile si muove fra un Metal decisamente moderno e al passo con i tempi (in qualche ritmica si rasentava un certo approccio New Metal) e delle venature più classiche, un po’ alla Dream Theater, e non potrebbe essere altrimenti. Ottima prova da parte di tutti i singoli musicisti, ma soprattutto del singer, con il suo timbro caldo e potente. Non ho avuto la possibilità di accedere alla scaletta dei brani che hanno eseguito, ma credo siano tutti del primo disco senza ulteriori inediti, un buon inizio di concerto.

E ora tocca a loro, Labyrinth. Ormai sono anni che il Signore Olaf Thorsen se ne è andato lasciandoli di fatto senza il loro leader alla chitarra, ma questo non vuol dire che si siano fermati e non siano andati avanti, e dividendo non poco l’audience questo va detto.
Ognuno si tenga i propri pareri, ma la serata dal punto di vista tecnico è stata ottima. Il locale con il tempo si è andato riempiendo (anche se i buchi vuoti erano molti) senza raggiungere chissà quale risultato, onestamente mi aspettavo molto di più per loro, ma i Labyrinth ce l’hanno messa tutta per non sfigurare.
La maggioranza dei brani ovviamente proviene dagli ultimi tre album con un occhio di riguardo ovviamente all’ultimo arrivato, 6 Days To Nowhere, da cui vengono tirate fuori Lost, Out Of Control e Crossroads, ma la lista potrebbe continuare.

Ovviamente anche spazio al passato ed è impossibile non citare la mitica Moonlight, che viene accolta con l’approvazione totale dei presenti, cosa che onestamente non è successa con le canzoni del recente passato. Sintomo che la spaccatura in seno ai fans è presente. Non ci vengono risparmiate incursioni in territori più duri con la title track di Freeman (disco che personalmente ho apprezzato molto) per poi arrivare al disco omonimo.
Fa un certo effetto vedere Roberto Tiranti con i capelli corti e la cravatta rossa, e soprattutto stupisce (in senso positivo) vedersela cavare egregiamente con le corde del basso e insieme cantare, un professionista.

In conclusione un ottimo concerto, chi si aspettava una scaletta maggiormente improntata sui primi album forse si è dovuto mordere la coda, ma era ovvio che sarebbero stati privilegiati gli ultimi dischi. Un plauso senza dubbio anche ai due chitarristi, precisi e imponenti, quando la classe non è acqua… ottimi suoni e ottimo impatto scenico quindi, alla prossima.
Report a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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