(17 settembre 2011) Rock Hard Festival 2011 - 17/09/2011, Live Club (Trezzo sull'Adda)

Info

Provincia:MI
Costo:30 euro
Il ritorno dei leggendari Coroner sul suolo italiano sarebbe stato sufficiente per farmi accorrere al Rock Hard Festival 2011, che per l'occasione invece si è messo in ghingheri ed ha affiancato agli svizzeri dei gruppi spalla notevoli come gli inglesi Onslaught e gli americani Master, oltre a proporre una serie di esibizioni di gruppi culto italiani come Necromass, Mortuary Drape e Schizo che hanno fatto la felicità dei fan più attenti all'underground italiano che in passato, come nel presente, ha dato i natali a formazioni di tutto rispetto. In apertura poi la presenza di realtà italiane come Hellstorm, Holy Martyr, Detestor e Methedras ha rappresentato il giusto complemento ad un festival che si è rivelato di ottimo livello.
Il Live Club di Trezzo sull'Adda inoltre si è rivelata la cornice adatta per questa manifestazione e la presenza di diversi stand ha aiutato a tenere i metallari presenti occupati durante i (brevi) cambi di palco. Pollice alto per la possibilità di scegliere tra vari tipi di birra (Leffe rossa, bionda, Guinness) al prezzo di 5 euro, così come tutto sommato buono è stato il cibo anche se forse il prezzo di 5 euro era un tantino esagerato. In ogni caso il supermercato subito al di fuori del Live Club ha rappresentato per molti una possibile alternativa.
Nota di merito anche l'alta affluenza di pubblico, con un Live Club che a fine serata è stato pieno in ogni ordine di posti. Per una volta il metallaro medio italiano ha sfatato la sua fama di pigrone che smuove il culo solo per i grandi nomi...
Hellstorm

Nel momento in cui metto piede nel locale trovo gli italiani Hellstorm già in azione sul palco e ormai a metà della loro esibizione: il look da thrasher (che negli ultimi tempi sembra riscuotere un rinnovato successo) non tradisce la proposta musicale del gruppo che infatti si lancia in un thrash metal energico. Purtroppo l'audio non sembra venire in aiuto dei ragazzi, che comunque si dannano l'anima per dimostrare il loro valore: il responso del poco pubblico che staziona nelle prime file è piuttosto tiepido, ed i brani proposti dagli Hellstorm non mi sono sembrati così incisivi come dovrebbero, anche se l'impatto sonoro c'è tutto. E forse questa è il difetto maggiore del gruppo, che pecca di staticità eccessiva per quel che riguarda il songwriting e che alle orecchie di chi li ascolta per la prima volta finisce per annoiare presto. Aggiungiamo i già citati problemi di audio ed il risultato che ne otteniamo è una prestazione convinta da parte degli Hellstorm, che però non sono riusciti a lasciare il segno in questo Rock Hard Festival.



Methedras

Archiviata l'esibizione degli Hellstorm, giusto il tempo per un rapido cambio di palco ed i Methedras prendono possesso della scena: la loro proposta è nettamente sbilanciata verso lidi più death metal, che comunque lascia intravedere una solida base thrash su cui il gruppo innesta una vena groovy sulla scia di gruppi come i Machine Head. L'esperienza del gruppo emerge sin da subito e si nota principalmente dal modo in cui i Methedras stanno sul palco, dimenandosi come matti e incitando a più riprese il pubblico che tuttavia non pare essere granchè aumentato di numero. Nonostante la botta che il gruppo riesce a sprigionare con il suo death/thrash, sono in pochi quelli che si fanno realmente coinvolgere dal concerto e non basta nemmeno la cover di "Davidian" dei Machine Head per smuovere un po' le acque nel pit. Peccato, perchè la band sembra avere energia e grinta da vendere ed avrebbe meritato un maggiore supporto da parte dei presenti...




Holy Martyr


E' ora il turno dei sardi Holy Martyr, che prima di oggi non avevo mai avuto modo di ascoltare: bastano pochi attimi per capire che la loro proposta è ben diversa dalle altre band della giornata ed incentrata su un heavy metal classico dai toni epici e battaglieri, dove sono le cavalcate di basso e chitarra a dettare i tempi. Nonostante l'apparente estraneità dal resto del bill, il gruppo non si lascia intimorire e sfodera una prestazione convincente e piena di adrenalina che mi ha lasciato piacevolmente sorpreso, e a giudicare da un'affluenza di pubblico via via maggiore non sono stato l'unico ad aver apprezzato il loro concerto. I brani degli Holy Martyr si sono rivelati coinvolgenti ed epici, di quelli che ti fanno scapocciare brandendo in aria il pugno serrato e risvegliano nel cuore un senso di onnipotenza tipico dei guerrieri. Apprezzabile inoltre l'appello che il singer ha lanciato per l'unità del mondo metal, troppo spesso frammentato e diviso tra le varie correnti che lo compongono. Con un ultimo brano più diretto e pesante i sardi si congedano dal pubblico, non senza una certa vena polemica: il cantante infatti manda bellamente a quel paese quelli che da sotto il palco sembrano non aver gradito la proposta targata Holy Martyr e ringrazia invece chi li ha sostenuti nei 40 minuti a loro disposizione. Una piccola macchia ad uno show altrimenti intenso e convincente.



Mortuary Drape

Il concerto della cult band italica Mortuary Drape è senz'altro uno degi momenti caldi di questo Rock Hard Festival e certamente ha richiamato molti del pubblico qui oggi: dimostrazione ne è il sensibile aumento dei presenti all'interno del Live Club e la grande partecipazione che questi hanno riservato al gruppo. La band fa il suo ingresso sul palco, per l'occasione "abbellito" da candele mortuarie e bruciatori d'incenso, in una lenta e cupa processione, avvolta nelle proprie tuniche: l'approccio visivo è quello adatto per il black metal del gruppo, che tuttavia oltre alle parti cattivissime e sparate tipiche del genere prevede anche la presenza di momenti meno furiosi, più atmosferici ed inquietanti. Pur non conoscendo molto il gruppo, la loro prestazione è stata maiuscola e si è fatta apprezzare da chi, come me, non ha grande dimestichezza con i Mortuary Drape. I momenti migliori sono sicuramente stati durante l'esecuzione di "Primordial", "Pentagram", "Ectoplasm" e "Vengeance From Beyond". Il tempo è poco e, come lo stesso cantante sottolinea ringraziando i presenti, il gruppo preferisce parlare poco e suonare molto, lasciando pochissimo spazio tra l'esecuzione di un brano e quello successivo. Chi si aspettava molto dal concerto di questa formazione di culto ha avuto quel che voleva, mentre il gruppo ha ricevuto la giusta accoglienza e supporto da parte dei presenti che in questa occasione hanno rimepito considerevolmente il Live Club.

Setlist:

Primordial
Mortuary Drape
Ectoplasm
Tegenda (Dance In S.)
Cycle Of Horror
Obsessed By Necromancy
Madness
Pentagram
Vengeance From Beyond



Detestor

Altro giro, altro regalo: i Detestor sono un'altra di quelle formazioni storiche in giro da ventanni e paiono inserirsi perfettamente nel contesto del Rock Hard Festival. In realtà il gruppo guidato dai due cantanti Niki e Jaiko si rende protagonista della prova più deludente di tutto il festival, nonostante i ripetuti tentativi da parte della formazione ligure di smuovere il pubblico delle prime file (talvolta in maniera abbastanza triste, leggasi le solite bestemmie che paiono fomentare così tanto il metallaro italiano): il death metal dalle venature moderne e alternative del gruppo infatti è parso incolore e privo di quell'energia che ci si aspetterebbe dal genere. Il risultato è stata un'esibizione piuttosto piatta ed anonima, dominata dalla monotonia delle composizioni e che nemmmeno tra i più 'die hard' delle primissime file sembra aver riscosso successo. La loro esibizione quindi si svolge abbastanza in sordina ed al termine lascia ben poco di sè nelle orecchie del pubblico...



Schizo

Dopo i Detestor ci vuole proprio una botta energetica: da questo punto di vista i catanesi Schizo non hanno mai deluso ed essendo una delle formazioni estreme italiche che maggiormente apprezzo attendevo con ansia il loro momento. Il sipario si alza ed il gruppo attacca subito con "Epileptic Void": l'attenzione è tutta inevitabilmente per il singer Nicola Accurso che si presenta coperto da un passamontagna e che recepisce prontamente l'energia che il pubblico emana. Come annunciato, la setlist ruota tutta attorno allo storico "Main Frame Collapse" e a "Project One" dei mitici Mondocane (leggasi Necrodeath+Schizo), quindi via con le storiche "Make Her Bleed Slowly", "Necroschizophrenia", "Delayed Death" o "Main Frame Collapse", anche se comunque non mancano estratti dalla recente discografia, con "Demise : Desire", "Electric Shock" e "Ward of Genocide" a rappresentare degnamente gli ultimi due album in studio del gruppo. La continuità e l'assoluta naturalezza con cui brani vecchi e nuovi si fondono ha dell'incredibile, a testimoniare come il gruppo abbia sempre prodotto musica di qualità. Gli Schizo forniscono una prova maiuscola ed il loro thrash riesce nel compito di scatenare il delirio nel pit, anche grazie al carisma del cantante che riesce a prendere in pugno il pubblico fin dalle prime battute del concerto. Una prestazione furente e convincente sotto tutti i punti di vista che fa in breve tempo dimenticare la brutta parentesi targata Detestor e che lascia soddisfatti anche i fan, che a più riprese acclamano il gruppo. La chiusura non può avvenire che con "Main Frame Collapse", degno commiato degli Schizo che quest'oggi possono essere annoverati tra i gruppi migliori del festival.

Setlist:

Epileptic Void
Kill The Foetus
Demise : Desire
Mario Please Don't Cry
Make Her Bleed Slowly
Electric Shock
Ward Of Genocide
Necroschizophrenia
Violence At The Morgue
Delayed Death
Behind That Curtain
Main Frame Collapse



Master

Dopo l'esibizione degli Schizo, si comincia ad entrare nella "zona calda": tocca infatti ai Master di Paul Speckmann incendiare le assi del palco del Rock Hard Festival. Devo dire di non essere mai stato un fan della band americana, nonostante siano un nome di certo peso per quel che riguarda il death metal a stelle e strisce, ma bisogna rendere merito al terzetto per saper far rendere a dovere la loro musica in ambito live. Mattatore del concerto è ovviamente il barbuto leader Speckmann, che tra basso e voce regala una prestazione furente e carismatica, ben supportato dalla chitarra di Alex Nejezchleba e la batteria di Zdenek Pradlovský: il death metal dei Master non va troppo per il sottile e macina riff su riff senza tregua, travolgendo qualsiasi cosa si frapponga sul suo cammino e scatenando un discreto macello sotto il palco. Certo a lungo andare la staticità della loro proposta provoca qualche sbadiglio, ma per i quaranta minuti a loro disposizione il concerto fila senza troppi problemi, ma anche senza particolari emozioni. Personalmente permango del mio parere: tanta "botta", tanta pancia, abbastanza noia.



Necromass

Archiviati i Master, è il momento di un'altra band culto del metal estremo tricolore, ovvero i blackster Necromass. Pittati come da tradizione, i toscani danno vita a uno show malsano e malevolo dove a fare da gran cerimoniere è il cantante e bassista Ain Soph Aour: è lui infatti a tenere le redini del concerto, nonchè l'unico in un certo senso a mostrare un po' di presenza scenica, nonostante il ruolo di cantante. Il pubblico pare gradire, anche se in misura minore rispetto allo show dei Mortuary Drape e sono in molti i presenti sotto al palco che seguono con attenzione il concerto dei Necromass. Sicuramente la loro presenza oggi ha conferito spessore e prestigio al Rock Hard Festival, mentre la loro prestazione è stata decisa e coinvolgente, nonostante una certa staticità del gruppo. Ma si sa, questo è il black metal. Chi attendeva da tanti anni il loro ritorno sulle scena senza dubbio non è rimasto deluso, visto il buono show imbastito dai Necromass. Tutti gli altri hanno avuto modo di ammirare dal vivo un pezzo importante della nostra scena metal estrema.



Onslaught

L'attesa inizia a farsi palpabile, il fatidico momento degli headliner si sta avvicinando sempre più ma prima di poter godere appieno dei Coroner bisogna passare per lo show dei thrasher inglesi Onslaught. Avevo avuto modo di vederli live qualche anno fa e sebbene non li conoscessi poi molto la loro prestazione mi aveva lasciato buone impressioni pur non facendo gridare al miracolo. La scaletta è incentrata perlopiù sugli album di maggior successo del combo inglese, ovvero "Power From Hell" e "The Force", ma non per questo vengono dimenticati i più recenti "Sounds Of Violence" e "Killing Peace", in un'alternanza tra vecchio e nuovo che sembra essere stata apprezzata dai tanti thrasher toppati presenti. Gli Onslaught hanno dato l'idea di divertirsi un mondo, soprattutto il cantante Sy Keeler che nonostante l'indole incazzata dei pezzi non hai mai perso il sorriso e ha a più riprese incitato il pubblico, il quale ha seguito con fare partecipe l'esibizione degli inglesi. Divertente vedere inoltre come il chitarrista Rosser-Davis si concedesse volentieri ed in pose plastiche ai fotografi nel pit sotto il palco! Una prestazione solida e devastante agli strumenti ha fatto rendere al massimo pezzi come "Let There Be Death", "Metal Forces" o "Power From Hell", durante i quali l'esaltazione e la partecipazione dei presenti ha raggiunto il proprio apice. Personalmente il concerto degli Onslaught, nonostante la prova compatta, è venuto a noia dopo qualche pezzo, ciò non toglie che i thrasher incalliti ed i fan del gruppo non hanno avuto nulla di cui lamentarsi.

Setlist:

Killing Peace
Born For War
Let There Be Death
Sound Of Violence
Angels Of Death
Planting Seeds Of Hate
Metal Forces
Code Black
Demoniac
Burn
Power From Hell



Coroner

Finalmente il momento tanto atteso degli headliner è giunto! Con circa una mezzora di ritardo sullascaletta prevista, i Coroner fanno il loro trionfale ingresso sul palco del Live Club sulle note dell'ormai consueta "Golden Cashmere Sleeper, Part 1", tra le urla dei presenti che li acclamano ripetutamente. Devo dire che un'accoglienza simile per questa straordinaria band non me la sarei mai aspettata (nemmeno loro, penso) e mi ha lasciato piacevolmente sopreso perchè significa che, seppur tardivamente, la grandezza della band svizzera è finalmente stata riconosciuta. Il locale è gremito in ogni zona contro ogni mia più rosea aspettativa ed i Coroner sembrano sin da subito in palla, anche grazie alla calorosissima accoglienza del pubblico tricolore che li accompagnerà per tutta la durata del concerto. I suoni godono di una potenza fino a questo momento (eccezione fatta forse per gli Onslaught) inedita, in grado di esaltare il rifferama scaturito dalla sei corde di un Tommy Vetterli assolutamente superlativo, che in fase solistica fa valere tutta la sua immensa classe. Ineccepibile anche il basso e la voce del buon Ron Royce, mentre dietro alle pelli Marquis Marky è una vera e propria macchina, capace di distruggere tutto quando si tratta di spingere sull'acceleratore ma anche di momenti di rara classe quando i tempi si fanno più distesi. "Grin" è sicuramente l'album più rappresentato in scaletta, e questa volta c'è anche spazio per una "Serpent Moves" che al francese Hellfest non aveva trovato spazio, mentre la vera sorpresa della serata è "Gliding Above While Being Below" dove è sostanzialmente la chitarra di Vetterli a rubare la scena e a dimostrare l'enorme talento di questo musicista. Il lato più thrash dei Coroner viene invece fuori in brani epocali come "Masked Jackal", "Divine Step", "D.O.A." o "No Need To Be Human", ripoposte in maniera fedelissima alla versione su disco e la cui bellezza non pare sbiadire anche a distanza di quasi 20 anni. C'è spazio anche per la celeberrima cover dei D.A.F. "Der Mussolini", con tanto di invettiva contro il nostro Presidente del Consiglio, mentre su "Metamorphosis" il buon Tommy si prende ancora dello spazio per far gridare la sua chitarra. Un omaggio al defunto Hendrix (la cui scomparsa ricorre proprio il 18 settembre (il giorno dopo il festival, ndr)) ed il tempo di chiudere con la "Reborn Through Hate" di rito che il sipario del Live Club . Dando una scorsa ai volti del pubblico si capisce che il concerto dei Coroner è stato superlativo ed ha lasciato i metallari accorsi al Rock Hard Festival visibilmente soddisfatti e con la sensazione di aver assistito ad un evento unico. D'altronde dopo una prestazione come quella sciorinata dai tre di Zurigo questa sera ci sarebbe da stupirsi del contrario..ENORMI CORONER!

Setlist:

Golden Cashmere Sleeper, Part 1
Internal Conflicts
Serpent Moves
Masked Jackal
D.O.A.
Still Thinking
Metamorphosis
The Lethargic Age
Semtex Revolution
Gliding Above While Being Below
Divine Step (Conspectu Mortis)
No Need to Be Human
Der Mussolini (D.A.F. cover)
Grin (Nails Hurt)
Encore:
Purple Haze (The Jimi Hendrix Experience cover)
Reborn Through Hate



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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 set 2011 alle 13:19

troppo buoni

Inserito il 23 set 2011 alle 12:51

Grandissimo lavoro Cory!

Inserito il 22 set 2011 alle 08:10

gran bel lavoro!