(10 dicembre 2009) Deep Purple + Maurizio Solieri Band - 10 Dicembre 2009 (Palaonda, Bolzano)

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Provincia:BZ
Costo:non disponibile
I Deep Purple sono ormai “di casa” in Italia, e questo lungo tour che attraversa la penisola è l’ennesima conferma dell’ormai inscindibile legame tra i rocker tricolori ed i giganti inglesi.
Devo dire la verità: personalmente ho rivalutato in maniera esponenziale le prove dei Deep Purple “Mark Morse”, a partire da quel “Purpendicular” che oggi potrebbe essere tranquillamente elevato allo status di classico minore nella folta discografia della band. Per non parlare di “Bananas”, probabilmente l’album più song-oriented dall’uscita del lunatico Blackmore. E poi, diciamocela tutta: al di là dell’intramontabile affetto nei confronti di Jon Lord, indiscusso “padre/padrone” dell’Hammond rock, il suo naturale figlioccio Don Airey ha rinfrescato non poco le live performance del quintetto.

Quella di stasera è la “prima” dei Deep Purple, in una Bolzano magica, tra mercatini di Natale, Dolomiti innevate di fresco, aria tersa e frizzante. Decisamente folto il pubblico presente all’evento, un pubblico che, nonostante le ormai innumerevoli esibizioni tricolori di Gillan e soci degli ultimi anni, si rivela sempre desideroso di ascoltare quelle canzoni che hanno fatto (e continuano a fare) la storia dell’hard rock.
Come gruppo d’apertura della serata, un quintetto capitanato dal chitarrista Maurizio Solieri (Vasco Rossi), che presenta per l’occasione alcuni brani di un imminente album solista in uscita a gennaio 2010. Lo accompagnano il grandissimo Michele Luppi (tastiere/voce), il bassista Claudio Golinelli, l’altro tastierista Mimmo Camporeale (Steve Rogers Band), ed il drummer Adriano Molinari. Libero dai vincoli e dai dettami del “Blasco”, Solieri scatena tutta la sua anima hard rock, magnificamente supportato da un Luppi che merita questi e ben altri prosceni. Una mezz’ora in cui Maurizio e Michele si completano a vicenda, dove spicca l’inedita “Money” (mi pare che sia questo il titolo), sicuramente futura highlight del cd succitato, ed un medley Rossi-iano che il singer emiliano trasforma in un’apoteosi metallica. Come antipasto, davvero niente male.

Dopo pochi minuti le luci si spengono, ed il tambureggiare di Ian Paice su “Highway Star” apre le danze di un concerto che, personalmente, ho trovato assolutamente sublime. Al di là del consolidato inserimento di Morse, sembra proprio Don Airey il propellente giusto per far girare a mille il motore dei Deep Purple. Che poi la voce di Ian Gillan si sia naturalmente assottigliata è un dato di fatto, ma resta altrettanto appurato che la sua intonazione sui pezzi sia sempre, costantemente, fedelmente originale. Di quanti altri vocalist, anche assai meno giovani, si può tuttora dire altrettanto? L’antica “Bloodsucker” (dal caposaldo “In Rock”) mette i brividi, “Strange Kind Of Woman” scatena il pubblico in una danza sfrenata, mentre l’inattesa e crepuscolare “Wasted Sunsets” è il primo, spettacolare estratto dal grandioso “Perfect Strangers”, presente anche con le immancabili “Knocking At Your Back Door” e con la scultorea title-track. “Fireball” è puro delirio hard rock, ben presto mitigato dalle dolci armonie di “Sometimes I Feel Like Screaming”, probabilmente “il classico” per antonomasia della Morse-era.
Non è un mistero che sia proprio “Fireball” (l’album) una delle opere preferite da Ian “Mr.Universe” Gillan, ed infatti “No One Came” esplode con la forza di un uragano, raddoppiata dalle funamboliche svisate rock’n’roll della spettacolare “Lazy”.
Con “Space Truckin’” e “Smoke On The Water”, le fondamenta del Palaonda rischiano fortemente l’implosione, tanta è la forza di quei riff scolpiti nella roccia che sembrano non conoscere (né temere) lo scorrere inesorabile del tempo. L’audience impazzisce anche quando la band rientra per il bis, affidato a “Hush” ed all’anthem “Black Night”, degna chiusura di uno show per molti versi memorabile.

E ve lo dice uno che, dal tour di “House Of Blue Light” in poi, ha ammirato i Deep Purple in “tutte le salse”. Una considerazione personale come chiosa finale: Airey rispetta sostanzialmente “i dettami” stilistici di Jon Lord, eppure riesce a firmare in calce la propria performance con assoli ed accompagnamenti più duttili, che meglio si adattano all’eclettico chitarrismo di Steve Morse. Meno “rigido” rispetto a Jon, legato a tripla mandata al nervoso riffing di Blackmore per questioni ovviamente storiche, Don appare invece l’elemento congeniale per dare un seguito all’attività (si spera anche da studio) dei Deep Purple odierni.

E adesso sotto con i lavori per il prossimo album per il 2010!

Report a cura di Alessandro Ariatti

Setlist:
Highway Star
Things I Never Said
Bloodsucker
Strange Kind Of Woman
Rapture Of The Deep
Wasted Sunsets
Fireball
Steve Morse Solo-Sometimes I Feel Like Screaming-Well Dressed Guitar
Knocking At Your Back Door
No One Came
Lazy
Don Airey Solo
Perfect Strangers
Space Truckin’
Smoke On The Water

Hush
Black Night
Report a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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