(14 ottobre 2009) Cannibal Corpse + Dying Fetus + Obscura + Evocation - 14 Ottobre 2009 (Alpheus, Roma)

Info

Provincia:RM
Costo:20 €
Quando sono le grandi band a mobilitarsi in lunghi ed estenuanti tour in giro per il mondo la risposta del pubblico non si fa mai attendere, ed è proprio quello che puntualmente si ripete ogni volta che gli inossidabili Cannibal Corpse mettono piede della capitale. Sono passati se non erro due anni da quando hanno suonato a Roma l'ultima volta, e ancora oggi c'è gente a cui fischiano le orecchie dall'onda d'urto che crearono, figuriamoci ora che di spalla ci sono gruppi del calibro di Dying Fetus oppure degli esordienti Obscura, una band che molto deve al Death Metal tecnico e raffinato dei Death. Il luogo in cui è stato deciso di dare libero sfogo alle violenza è nuovamente l'Alpheus Club, che si è immediatamente fatto trovare pronto nell'accogliere un'affluenza di pubblico massiccia, e non penso di esagerare dicendo che si è rasentato il tutto esaurito.

Al mio arrivo è quasi pronto il set per gli Evocation, manca soltanto un po' di pubblico che deve essersi fatto imbottigliare nel traffico congestionato della città, del resto fare iniziare un concerto alle 19 e pensare che tutti puntuali si facciano timbrare il polso all'entrata è un' impresa assai ardua. Al di la degli orari rispettati o meno quando gli Evocation fanno la loro comparsa sul palco il ben venuto è assicurato, e loro non fanno altro che ricambiare con un Death Metal robusto e dalla vena melodica molto nord Europea. La mia posizione a lato del palco non permette una fruizione a livello audio decente, anche se ad essere onesto i volumi e la pulizia del suono non erano proprio ottimali, ma questi sono scotti che solitamente i gruppi in apertura sono costretti a pagare. Detto ciò va comunque apprezzata una band che ha fatto di tutto per riscaldare un pubblico sempre più numeroso, con un certo apprezzamento delle prime file che non hanno smesso di incitarla fra un pezzo e l'altro.

Dopo un cambio palco un po' noioso ci pensano gli Obscura a fare dimenticare la loro attesa. Ammetto che sono rimasto sorpreso dal continuo incitamento dei presenti nei confronti di questi ragazzi tedeschi che con il loro Cosmogenesis giungono al traguardo del secondo disco, tra l'altro con una maturità e una padronanza dei mezzi da fare invidia. Il viso pulito e da bravo ragazzo del cantante non deve trarre in inganno, perchè quando partono la scarica è letale. Il loro Death Metal molto tecnico non lascia in secondo piano un aspetto più armonico ed elegante, caratteristiche che rimandano alla lezione dei mai troppo compianti Death. Peccato soltanto che il suono delle chitarre risulti un po' troppo confuso ed impastato in maniera tale da non fare risaltare a dovere i complessi intrecci e gli assoli. La prestazione è comunque sia più che positiva e mi riferisco anche ad una sezione ritmica che sembrava un metronomo, molto precisa nello scandire un furibondo e raffinato (per quanto sia possibile che questi due elementi convivano) Death Metal realizzato come dio comanda.

Concluso il concerto degli Obscura è quasi palpabile l'ansia, perchè il pubblico presente inizia a concentrarsi e ad ammassarsi sotto al palco, portando la sala concerti dell'Alpheus ad un livello di ossigeno pari a zero. Curiosamente ci pensano le casse del locale a stemperare gli animi con un un continuo sottofondo a base di Pink Floyd, una sorta di camomilla che serve quasi a ricaricare le pile prima dell'ennesimo assalto. Quando i Dying Fetus stanno per fare il loro ingresso è ormai tutto pronto e ci si può concentrare sul loro devastante Death Metal quadrato e pregno di groove. Se in studio la band riesce a fare male dal vivo è una sensazione che tende a moltiplicarsi, soprattutto se possono usufruire anche di una qualità audio appropriata. E così sia. La loro formazione è cambiata e adesso sono in tre ma questo non è affatto un problema, pur essendo così pochi il clima che riescono a creare possiede un qualcosa di bellico. Ben vengano quindi bombardamenti dal potenziale nucleare come One Shot, One Kill, Homicidal Retribution e Intentional Manslaughter sono soltanto alcune delle canzoni che i Dying Fetus hanno riproposto con una precisione e una violenza di esecuzione al limite dello spasmo. I suoni sono andati migliorando e definendosi con lo scorrere del concerto e questo ha permesso una resa migliore per il loro agguerrito concetto di Metal estremo. Quando i Dying Fetus posano gli strumenti per congedarsi dai fans le espressioni dei presenti parlano chiaro: distrutti ma contenti. E non è ancora finita...

Vedere un disponibile George "Corpsegrinder" Fisher aggirarsi per la sala stringendo mani e facendosi autografare in compagnia dei fans è un po' curioso, forse per la mole imponente dei singer in questione. Un conto è vederlo tranquillo e a suo agio, un altro mentre è in azione con i suoi Cannibal Corpse intento a versare ettolitri di sangue dalle assi del palco. Questi cannibali armati di strumenti che da almeno due decenni girano il mondo con il oro putrido e brutale Death Metal non hanno più bisogno di presentazioni, il pubblico sa cosa aspettarsi da loro, e loro sanno come accontentarlo. Quando dagli amplificatori escono di prepotenza le note di Evisceration Plague la deflagrazione è praticamente totale, e il pogo delle prime file non è da meno, un massacro in piena regola, senza convenzioni sui diritti umani. Solo un continuo ed incessante Death Metal che prende forma in bordate come I Cum Blood, A Skull Full Of Maggots, The Wretched Spawn, Time To Kill Is Now e chi più ne ha più ne metta. La loro setlist è stata tutto sommato molto equilibrata e si è andati a pescare un po' da tutta la discografia, con un certo occhio anche per le ultime produzioni che hanno assolto il compito di fare breccia nelle nuove generazioni, con conseguente e numerosa presenza di facce piene zeppe di acne da esplosione ormonale. L'età avanza anche per loro e fra un canzone e l'altra c'è bisogno di riprendere fiato e a quanto pare anche di soffiarsi il naso. In merito sarebbe stato interessante misurare il peso dell'asciugamano di Fisher a fine serata, lascio a voi l'immaginazione del caso. Quando i Cannibal Corpse tra un brano e l'altro riprendono fiato poi non c'è ne più per nessuno, e quindi giù con Make Them Suffer e Hammer Smashed Face, il primo un pezzo di ultima generazione, il secondo ormai una sorta di anthem Death Metal. Le chiacchere stanno a zero, i Cannibal Corpse malgrado il tempo che passa sanno ancora come intrattenere e stringere in una morsa infernale chi va ad assistere un loro show. Brutali e pesanti, pieni di energie da vendere, e assolutamente intenzionati a lasciare il segno, giusto per colmare l'attesa prima di un loro futuro ritorno.

Così si chiude una serata all'insegna del Metal estremo di qualità, ma questa è una tendenza che Roma da due anni a questa parte sta coltivando con una certa costanza, speriamo soltanto che le persone di dovere continuino ad investire in tutto questo.

Foto a cura di Roberto "Dulnir" Alfieri.
Report a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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