The Big Four - Sonisphere Festival - Sofia

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Pubblicato il:25/06/2010
Quando più di venti anni fa andai a vedere il mio primo concerto serio, mai avrei immaginato che un giorno sarei andato a vederne uno addirittura… AL CINEMA!! Eppure le nuove tecnologie, sempre più all’avanguardia, hanno permesso anche questo, in occasione della data bulgara del Sonisphere Festival. Qualche giorno fa è iniziata a circolare in rete la notizia che in numerosi cinema italiani si sarebbe proiettato il concerto dei Big Four, e subito, come da tradizione prettamente italiana, si è scatenata la polemica sui forum, ammasso informe nel quale sguazzano per lo più marmocchi e pseudo professori, subito pronti a sparare a zero su qualsiasi notizia, solo per il piacere di darsi un tono da dotti. Ebbene, per quanto anomala possa essere questa cosa, non vedo cosa ci sia di così pessimo nel trasmettere un evento in diretta in un cinema. Nessuno ha mai preteso che questo equivalga al presenziare direttamente allo show, ci mancherebbe, ma è un buon modo per addolcire la pillola a chi per lavoro, scuola, soldi, o per qualunque altro motivo, non è potuto partire per l’estero per assistere al festival. Ed è questo il punto focale sul quale ho preferito leggere delle riflessioni nei suddetti forum, magari anche accese e velenose, sul fatto cioè che il Sonisphere sia sbarcato praticamente in tutta Europa, tranne che nel nostro sottosviluppato (dal punto di vista metal, s’intende) paese. Tornando a noi, visto che per motivi di lavoro, appunto, non son potuto partire, non c’ho pensato neanche un minuto a prendere la macchina ed andare in quel di Napoli e gustarmi, comodamente seduto in poltrona e con tanto di pop corn, questo mega show. D’altra parte, cosa cambia rispetto al guardarsi un DVD a casa o rispetto alle dirette che una volta (purtroppo sembra una vita fa…) la televisione effettuava per eventi come il Live Aid o il Freddy Mercury Tribute, giusto per citarne un paio? Penso proprio niente, quindi ai dottorotti di cui sopra direi solo una cosa: non vi garba la cosa? ok, state a casa, semplicemente…

Una volta giunti al cinema, naturalmente con qualche minuto di ritardo, per non sfatare la tradizione, sono già in onda le interviste ai protagonisti di questo evento, ovviamente non sottotitolate, visto che lo show veniva trasmesso in mondovisione, però devo dire che anche per chi come me non mastica benissimo l’inglese è stato tutto abbastanza chiaro. Dopo una ventina di minti, come da scaletta, le interviste s’interrompono per far spazio alla musica, e più precisamente agli Anthrax. A questo punto il dubbio che avevo prima di andare si è rivelato fondato: l’evento non è in diretta, come sbandierato a destra e sinistra, ma in palese differita. Il che non risulta essere un problema, chiariamo, però dà comunque un po’ fastidio essere presi per i fondelli, visto che anche se non avessero pubblicizzato l’evento in quel modo la gente ci sarebbe andata lo stesso… Ad ogni modo, piccola ma dovuta polemica a parte, è “Caught in a mosh” a portare la band on stage. Dalle prime note si intuisce che l’audio non è proprio perfetto (immagino che quello che noi abbiamo sentito al cinema, a parte i volumi, sia stato abbastanza simile a ciò che si sentiva nello stadio di Sofia), ma si capisce anche che gli Anthrax sono in piena forma, e soprattutto hanno voglia di divertirsi, far divertire, ma più di tutto far capire che il loro posto in scaletta è più che meritato, nonostante qualche polemica (vedi Gary Holt degli Exodus). E per i più rompiscatole di voi, vi dico subito che il figliol prodigo Joey Belladonna fa ancora la differenza. Se dal punto di vista vocale s’è difeso più che dignitosamente, da quello scenico ancora di più, dimostrando di essere ancora un grande intrattenitore oltre che un buon cantante, e che il posto di singer della band spetta solo a lui. Si prosegue con due cover, diventate in ogni caso da anni quasi dei brani del gruppo, e cioè la divertente “Got the time”, di Joe Jackson, e “Antisocial”, dei Trust, prima di tornare a quei capolavori che sono “Madhouse” e “Indians”, con tanto di copricapo pellerossa indossato da Joey, durante la quale i nostri rendono omaggio a quel piccolo grande uomo che è Ronnie James Dio, mai troppo compianto, con la classica “Heaven and Hell”, e ovviamente è un tripudio di applausi, sia nello stadio, sia nel cinema. A sorpresa, rispetto alla scaletta degli show precedenti (ma questa sarà una prerogativa di tutte le band, che cambieranno visibilmente le proprie setlist rispetto a quelle delle altre date del festival, ad eccezione dei Metallica), arriva la fantastica “Metal thrashing mad”, e ancora una volta gli Anthrax dimostrano di non aver perso lo smalto degli anni passati, risultando coinvolgenti e divertenti, ma la cosa che traspare di più è che siano loro i primi a divertirsi. “I am the law” ci congeda dalla band, con il rammarico di aver assistito ad uno show troppo corto, con molti dei classici rimasti ingiustamente esclusi. Ma i tempi sono quelli che sono, e lo spazio è tiranno, quindi soddisfatti e visibilmente allegri Scott e soci lasciano il palco e salutano i fans bulgari, ad onor del vero ancora pochi rispetto alla folla oceanica che accoglierà le band in serata.



CAUGHT IN A MOSH
GOT THE TIME
ANTISOCIAL
MADHOUSE
INDIANS + HEAVEN AND HELL
METAL THRASHING MAD
I AM THE LAW

Nel frattempo Giove Pluvio ha deciso di metterci lo zampino, e quindi ecco un bel temporale abbattersi sui poveri malcapitati. Per fortuna non si è ripetuto lo scempio di Zurigo, anche se devo dire che a prima vista, dalle immagini sembrava che il tutto fosse stato organizzato molto meglio, con della assi a coprire il campo da gioco, e quindi niente pantani, paludi o sabbie mobili nello stadio. I Megadeth se ne infischiano della pioggia, e irrompono on stage con la superlativa “Holy wars… the punishment due”, circondati da una scenografia che inevitabilmente è ispirata al capolavoro “Rust in peace”, con tanto di hangar, segnali di radioattività etc, e perfino la chitarra di MegaDave, una Dean a coda di rondine, è serigrafata come la copertina dell’album di cui si celebrano i vent’anni. I suoni sono decisamente migliori rispetto a quelli degli Anthrax, e la band è assolutamente micidiale e chirurgica nell’esecuzione, e professionale nella tenuta del palco. C’è una nota negativa, però, e cioè la voce di Dave, assolutamente spenta e poco incisiva. Questo non sembra risultare un problema per i fans, che acclamano i nostri incuranti della pioggia, e quando parte “Hangar 18” è il delirio, anche perché tutti si aspettano l’esecuzione completa del disco di maggior successo della band. Come già accennato prima, però, qualcosa cambia rispetto ai giorni precedenti, ed ecco quindi arrivare un’inaspettata “Headcrusher”, eseguita in medley con la mitica “In my darkest hour”. Da un lato mi sarebbe piaciuto ascoltare tutto “Rust in peace”, dall’altro alla fine la scaletta mi ha soddisfatto di più in versione mista, soprattutto perché dopo la simpatica “Skin o’ my teeth” i nostri vanno a ripescare una chicca di tutto rispetto, quella “Hook in mouth” che chiudeva il capolavoro “So far, so good... so what!” e che si scagliava con violenza contro l’allora imperante P.M.R.C., organo di censura statunitense… veramente splendida, non mi era mai capitato di ascoltarla dal vivo, e devo dire di essere rimasto colpito dalla precisione e la naturalezza con cui la band l’ha eseguita. Si torna a “Countdown to extintion” con “Sweating bullets” e la classica “Symphony of destruction”, prima che il redivivo Dave Ellefson introduca col suo basso il brano simbolo dei Megadeth, l’immortale “Peace sells”, che congeda la band dal pubblico. Cosa dire… un concerto formalmente perfetto, voce di Dave a parte, ma come da tradizione abbastanza freddo e distaccato. Ma si sa, i Megadeth sono fatti così, non è certo una novità questa di Sofia. Dopo l’esuberanza e la schiettezza degli Anthrax, la glacialità e la perfezione di Dave e soci…



HOLY WARS… THE PUNISHMENT DUE
HANGAR 18
HEADCRUSHER + IN MY DARKEST HOUR
SKIN O’ MY TEETH
HOOK IN MOUTH
SWEATIN BULLETS
SYMPHONY OF DESTRUCTION
PEACE SELLS

Neanche il tempo di riprendere fiato (le pause previste nel programma del cinema sono andate a farsi benedire), ed ecco arrivare on stage gli Slayer con “World painted blood”, titletrack della loro ultima fatica in studio. Ed è subito il chaos… la band spinge forte sull’acceleratore, Lombardo è come sempre micidiale, e le due asce letali e ciniche come da copione. Un Tom Araya stranamente in maglia rossa sputa veleno sul pubblico, e la tonsillite di qualche giorno fa sembra averlo abbandonato del tutto, visto che la voce è in gran forma. Peccato che i dolori alla schiena non gli permettano di scapocciare come suo solito, vederlo statico e sofferente del fatto di non potersi muovere fa un certo effetto… Anche per loro cambio di scaletta, ed ecco quindi che subito ci sparano in faccia una micidiale “War ensemble”, e qui l’headbanging è inevitabile, pur se seduti in poltrona… Ancora novità con “Hate worldwide”, ma la band ha voglia di far gasare e divertire il pubblico, quindi ricaccia addirittura “Season in the abyss”, prima di scatenare l’inferno con “Angel of death”. A Sofia si poga, a Napoli inevitabilmente no, ma dando uno sguardo intorno si vedono teste roteare e muoversi a più non posso al ritmo indiavolato del brano. I suoni sono solo leggermente impastati per quanto riguarda le chitarre, ma la furia cieca della band riesce comunque ad esprimersi al meglio, alla faccia di chi li dà per spacciati e di chi ha detto di averli trovati spenti nelle ultime date. Li ho visti dal vivo decine di volte, e anche questa sera non mi sembra proprio che quanto detto altrove corrisponda a verità, stando a quanto è possibile percepire qui a Napoli. Purtroppo anche per loro il tempo a disposizione non è tantissimo, quindi bisogna sparare le proprie cartucce al più presto. E ci pensa “Mandatory suicide” a riscaldare gli animi, prima che una micidiale “Chemical warfare” spazzi via gli ultimi dubbi sullo stato di salute del gruppo: micidiali!!! Vedere Kerry e Jeff imperturbabili, e Tom sogghignare soddisfatto del delirio che stanno scatenando non ha prezzo, è una cosa che mi ha gasato dalla prima volta che li ho visti e che continua a farmi venire la pelle d’oca… in assoluto la band più letale del mondo on stage… Si calmano un po’ gli animi con “South of Heaven”, ma è una calma effimera, prima della tempesta, visto che gli Slayer al termine del brano attaccano “Raining blood”, e per la prima volta, oltre che nello stadio, anche qui nel cinema si sente un coro che intona le note del mitico riff di chitarra… assolutamente coinvolgente ed esilarante!! C’è poco altro da aggiungere, la band ha dimostrato che la pensione è ancora decisamente lontana, in quanto ancora oggi riesce ad essere una vera e propria macchina da guerra, precisa e devastante, e anche Tom, da parte sua, ha dato uno schiaffo morale ai tanti detrattori che sono convinti che non abbia più voce. Gli Slayer sono stati promossi a pieni voti, e il putiferio scatenato dai ragazzi nello stadio di Sophia è stata la conferma. Al momento la migliore delle esibizioni (e in cuor mio sono convinto che così sarà anche dopo che i Four Horsemen diranno la loro…)



WORLD PAINTED BLOOD
WAR ENSEMBLE
HATE WORLDWIDE
SEASON IN THE ABYSS
ANGEL OF DEATH
MANDATORY SUICIDE
CHEMICAL WARFARE
SOUTH OF HEAVEN
RAINING BLOOD

E così è stato, infatti… Dopo un piccolo break in cui membri dei Big Four rendono omaggio al grande Ronnie con una serie di dichiarazioni, l’intro di Morricone fa scaldare gli animi, fino a quando il riff di “Creeping death” porta i quattro di Frisco sul palco. Versione velocissima del brano, tant’è che Lars in più occasioni è uscito un po’ fuori tempo, rischiando di inficiare il tutto, pericolo scampato solo grazie all’incredibile esperienza dei nostri sul palco. E le cose non migliorano con “For whom the bell tolls”, dove a steccare stavolta è Kirk… Cosa succede? I Metallica sono sempre stati una macchina perfetta dal vivo, invece questa sera sono sembrati più volte un po’ indecisi sul da farsi… Per fortuna a parte un problema tecnico alla batteria coperto da un assolo improvvisato al momento da Kirk, le cose migliorano, la band inizia a carburare, con apici raggiunti in “Fade to black” e “One”, per il lato più ‘delicato’, e in “Master of puppets”, sempre d’effetto, per quello più pesante. Ovviamente quando arriva il momento di “Nothing else matters” e “Enter sandman” il pubblico si fa sentire più del solito, anche se il momento migliore dello show è dietro l’angolo. La band lascia il palco, per tornare, ovviamente, per il bis. A questo punto, se era lecito aspettarsi un duetto, anche impossibile, tra i quattro e Dave Mustaine, nessuno si sarebbe aspettato che addirittura tutti e quattro i Big Four (ad eccezione di King, Hanneman ed Araya) si ritrovassero insieme sul palco per la prima volta nella storia per eseguire una cover del classico dei Diamond Head “Am I evil”. Sì, avete letto bene: Hammett, Hetfield, Mustaine, Broderick, Ian e Caggiano alle chitarre, Hetfield, Mustaine e Belladonna alle voci, Trujillo, Ellefson e Bello al basso, Ulrich alla batteria, e Lombardo, Benante e Drover ai rullanti. E non penso serva aggiungere altro, l’emozione è stata davvero forte… Non conosco i motivi che hanno tenuto King, Hanneman e Araya lontano dal palco, anche se questi ultimi due sono arrivati al momento della foto finale, ma è facile intuire che siano dovuti al loro essere sempre stati molto distaccati e freddi relativamente a queste cose. Fatto sta che nonostante la loro mancanza si è trattato comunque di un episodio storico, e per chi non c’era ci sarà la possibilità di goderselo tra qualche tempo, quando sarà pubblicato il DVD dell’evento. Sì, Hetfield l’ha confermato, quindi si tratta solo di aspettare qualche mese. Dopo questo episodio festoso il pubblico non ne vuole proprio sapere di lasciar andar via la band, quindi lo show prosegue addirittura con “Hit the lights”, davvero una chicca, mai vista dal vivo, e l’immancabile “Seek and destroy”, che mette il sigillo all’esibizione dei Four Horsemen e del concerto tutto…



INTRO
CREEPING DEATH
FOR WHOM THE BELL TOLLS
HARVESTER OF SORROW
FADE TO BLACK
CYANIDE
ONE
MASTER OF PUPPETS
NOTHING ELSE MATTERS
ENTER SANDMAN

AM I EVIL?
HIT THE LIGHTS
SEEK AND DESTROY

Beh, cosa aggiungere ancora? È stata sicuramente un’esperienza divertente, anomala per certi versi, e, paradossalmente, stancante, perchè rimanere per quattro ore inchiodati ad un seggiolino, al buio, con un volume mediamente alto, dopo un po’ stressa. Nettamente meglio starsene all’aria aperta al concerto vero, ovvio, ma ripeto, è stata comunque un’esperienza da provare. Il cinema non era gremito, penso un centinaio di persone, e non so neanche se questo è stato il primo episodio di un trend che porterà gli organizzatori a ripetere l’esperienza, anche se non escludo che il concerto di Sofia non resterà episodio isolato. Relativamente al tour, è evidente come sia stato imparziale, con i Metallica a spadroneggiare, e gli altri tre ad accontentarsi delle briciole, ma penso anche che queste potessero essere le uniche condizioni affinché un evento del genere potesse vedere la luce, quindi pazienza… Per quanto riguarda la proiezione nel cinema, ripeto, assolutamente divertente e godibile, e se capiteranno altre occasioni, ma ne deve valere veramente la pena, quindi deve trattarsi davvero di eventi tipo questo, non mancherò sicuramente. Sempre se non potrò andare allo show vero, ovvio, eheheh…

PS: i filmati sono assolutamente amatoriali, quindi scusate la pessima qualità del suono… per quelli ufficiali bisognerà aspettare il DVD…

PPS: Le scalette sono relative a quanto visto al cinema, non agli show reali suonati dalle band, che sono stati tagliati per ovvi motivi di tempo.

Articolo a cura di Roberto Alfieri

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 21 lug 2010 alle 02:29

ops.... mea culpa... è stato naturalmente un lapsus, pardon... correggo...

Inserito il 20 lug 2010 alle 17:34

C'e' un errore:Hook in Mouth chiude il disco "So Far,So Good..." e non “Peace sells… but who’s buying”!

Inserito il 30 giu 2010 alle 15:23

Non ho mai capito come mai si incaponiscano tanto a proporre Fuel o Memory Remains da Reload... Fuel ha un tiro discreto ma come pezzo è veramente scarso... stupidotto nel refrain... Memory Remains tra le cose proposte dal periodo "Load" non è che sia 'stò pezzone (a questo punto era molto meglio Until It Sleeps o Bleeding Me)