IL PRIMO RE, il mito diventa tragedia epica (e la colonna sonora ce la mettiamo noi)

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Pubblicato il:07/02/2019
Il Primo Re, il nuovo film di Matteo Rovere, è la storia di due fratelli, Romolo e Remo, narrata attraverso un viaggio, che è fuga ma anche conquista, da Alba fino alle sponde del Tevere, nel luogo in cui sorgerà Roma.
Due fratelli, profondamente legati eppure profondamente diversi. L'uno, Romolo, timoroso, pavido, quasi vigliacco, vissuto all'ombra del fratello, l'altro forte, coraggioso, rude, senza pietà e senza alcun timore del divino. Nel film il vero protagonista è lui, Remo.
Il mito della fondazione è certamente ben conosciuto, Il Primo Re ha però il pregio di non ripercorrere banalmente strade già note ma, rimanendo legato agli episodi ricorrenti delle versioni mitologiche, traccia una narrazione cruda, violenta e realistica delle vicende che portarono all'uccisione di Remo, per mano del fratello, sul cui sangue versato nascerà il nuovo impero. Era il 753 a.C.

Forse ora vi state chiedendo come mai si parli di un film storico tra le pagine di una webzine metal. Non si tratta della colonna sonora, molto scarna in realtà, e legata più a momenti atmosferici ed effetti sonori. Si parla di questo film perché la prima cosa che ho fatto non appena uscita dal cinema è stata riascoltare l'album dei Selvans, Faunalia. Durante la proiezione guardavo le immagini del film e nella mia mente scorrevano le note di questo bellissimo album, che parallelamente ripercorre tematiche della storia italica, anche se riferite al popolo sannita e abruzzese.
Vi sono diverse band che approfondiscono la storia italica e affrontano nei loro testi e nella loro musica tematiche storiche, oltre i Selvans naturalmente, che nell'ultimo album hanno proposto dei bellissimi brani in lingua latina, ricordiamo anche Draugr, Atavicus ed Hesperia.
Nel film, l'immagine di questi guerrieri, coraggiosi, indomiti, con le loro maschere di guerra, sono immagini che ho visto tante volte nei gruppi folk o pagan metal, alla ricerca delle loro radici e delle loro tradizioni. E non sarà difficile guardare le immagini del film e ascoltare dentro di se una colonna sonora power o epic metal nelle battaglie e scene di guerra, folk o pagan metal nei momenti in cui viene celebrato il sacro. Ognuno potrà associare il suo brano e la sua declinazione preferita nel genere. Le immagini vi si adatteranno perfettamente.

Il Primo Re è recitato interamente in lingua protolatina. Una scelta coraggiosa, ma assolutamente azzeccata. Sono pochissime le fonti scritte che attestano il latino arcaico nel periodo della fondazione di Roma. Ricordiamo la fibula prenestina, il più antico documento scritto che testimonia il latino arcaico, con una dedica dell'artigiano Manios. Pochi altri testi frammentari restano di difficile lettura e interpretazione. La lingua utilizzata nel film è stata ricostruita da un team di esperti dell'Università della Sapienza, integrata con lingua etrusca e osca. Il risultato è davvero notevole e la forza espressiva di questa lingua costruita è incredibile. La parola "fratello", ad esempio, non è tradotta con il classico "frater", ma è stato scelto "brode", dal germanico "bruder", espressione più forte, incisiva, rude, sicuramente più adatta al contesto.
Tutti gli attori, non solo il grande Alessandro Borghi nel ruolo di Remo, e Alessio Lupini nel ruolo di Romolo, hanno interiorizzato una lingua costruita, riuscendo a renderla viva, efficace e di grande intensità.

Dicono che Il Primo Re sia un film di guerra, crudo, con tanti combattimenti. Ma non solo. La ricostruzione storica dell'ambiente è fedele ed angosciante. Un pugno di guerrieri allo sbando che attraversano terre selvagge, paludose, acquitrini stagnanti e malsani, foreste spaventose che celano misteri e spiriti maligni. Questo era la nostra Italia. Il coraggio, la paura, le superstizioni, sono stati narrati visivamente in modo eccezionale, senza bisogno di troppe parole.
Uno degli aspetti del film che ho trovato maggiormente affascinante è il modo di rappresentare la dimensione del sacro. I guerrieri, le madri, i saggi, i giovani temono e rispettano il sacro. La vestale Satnia, che custodisce il fuoco sacro, è interpretata in modo magistrale dall'attrice Tania Garribba. Lei non ha bisogno di molte parole, il suo sguardo è profondo, custode di una saggezza arcaica, penetrante. Temuta e rispettata, nel suo ruolo racchiude una profondità e una religiosità arcana. E nel suo volto duro, custode di antichi misteri, vedevo il volto di Anna Perenna, l'antica dea romana celebrata anche dai Selvans in Faunalia, nel brano omonimo.

Il Primo Re è un film profondo, bellissimo e coraggioso. E parla di noi, della nostra storia, del nostro popolo. Alla fine, sullo sfondo dei titoli di coda, un'animazione rappresenta su un'antica mappa l'espansione dell'Impero Romano, fino alla sua massima estensione, nel 117 d.C.
E pensare che questa è la nostra terra, e la nostra storia, che le vestigia di questo Impero si innalzano ancora fieramente in tutto il bacino del Mediterraneo. E pensare che questa gente siamo noi, e i nostri avi.
Articolo a cura di Burned_byFrost

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 09 feb 2019 alle 07:19

Bello che si parli anche di cinema!

Inserito il 07 feb 2019 alle 18:16

Concordo appieno: gran bel film, finalmente con un respiro diverso rispetto alle solite produzioni italiche. Recitazione, scenografie, montaggio, fotografia... Tutto funziona e appassiona, nonostante un ritmo narrativo piuttosto lento. Consigliatissimo.