LEYENDAS DEL ROCK - 8/9/10 AGOSTO 2018 VILLENA (ALICANTE) ESPAÑA

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Pubblicato il:25/09/2018
Il Leyendas del Rock è probabilmente il miglior festival spagnolo. Non il più ricco né il più potente' (il Rock Fest di Barcellona è senza dubbio su un altro livello) ma di sicuro il più sanguigno e passionale e i suoi tredici anni di storia lo dimostrano.



Ottimi i prezzi (sei euro per la birra da litro, quattro euro un panino), ottima l'ubicazione e tanti i servizi utili e dilettevoli come la piscina, la ludoteca per i bambini, il campeggio gratuito, i tanti punti di ristoro dove poter mangiare di tutto, le bancarelle di cd, vinili, abbigliamento...
Villena poi è un posto più che idoneo per questo genere di festival, con temperature calde (siamo in agosto) di giorno che si rinfrescano la sera. E anche quest'anno non è mancata la solita breve ma intensa pioggerella estiva che non ha comunque infastidito più di tanto ed ha per lo meno vivacizzato l'opaca prestazione dei Sonata Arctica. L'area è divisa in due: la zona principale con i due palchi dove quest'anno tra gli altri hanno suonato Nightwish, Wasp, Mr.Big, Dragonforce, Saxon, Ross the boss, Abbath, Thunder, Warlock, e alcune band locali come Lujuria , Sauron, Rosendo, Warcry... e quella secondaria con un palco più piccolo dove comunque suonano band relativamente secondarie come Belphegor, Picture, Hirax, Ankhara, Centinela, Tank, Vader, Taken, Primordial, Jinjer, Opera Magna...

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C'è poi un ulteriore palco, decisamente più piccolo, nell'area campeggio dove al mattino si esibiscono gruppi locali, spesso molto interessanti.

Si comincia il mercoledì 8 agosto, giorno di benvenuto. Fino a due anni fa la prima giornata era gratuita poi, l'anno scorso con Amon Amarth e British Lion si è dovuto mettere una gabella di 5 euro per evitare l'ingorgo, la paralisi totale.
Appena arrivati, riusciamo ad assistere allo show fenomenale dei Riot V, in formissima e con una scaletta da paura che include pezzi degli ultimi lavori ("Victory", "Heart of a Lion") e pietre miliari come "Thundersteel" o "Swords and Tequila". Bravi anche i Sepultura che almeno dal vivo non deludono mai, con un Derrick Green alla voce sempre più convincente, e interessanti le esibizioni di due artisti locali di altissimo livello quali Rosendo e Soziedad Alkoholika.
Rosendo, vecchio rocker di Madrid è in pieno tour di addio e per questo la sua esibizione risulterà tra le più apprezzate e partecipate. Immancabili gli inni che lo hanno reso celebre (per lo meno nella penisola Iberica) come "Mala Vida", "Flojos de Pantalon", il classico "Tren" dei Leño e "Pan de Higo".

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Giovedì il programma è ghiotto: i velocissimi Dragonforce con le loro colorate coreografie spaccano e riescono a trascinare il pubblico in un un vorticoso wall of death. Anche Mike Muir ed i suoi riottosi Suicidal Tendences non scherzano in quanto a mosh, circle pit, wall of death e chi più ne ha più ne metta! E giù legnate con "You Can't Bring Me Down", "War Inside My Head", "Cyco Vision". Con i Kamelot cambia decisamente l'atmosfera ma non l'attenzione del pubblico: Youngblood e Tommy Karevik, supportato alla voce dalla corista Lauren, danno vita ad uno show potente ed elegante impreziosito da pezzi del calibro di "Phantom Divine", "Centre of universe", "March Of Mephisto"...

Mr.Big sempre grandi incantano il pubblico con i loro grandi classici "Rock & Roll Over", "Everybody Needs a Little Trouble", "Open Your Eyes": in gran spolvero Eric Martin e Billy Sheehan, un po' sottotono il buon Gilbert. Altro nome di punta della giornata quello dei Nightwish, gruppo che nonostante importanti cambi di formazione non ha mai perso la propria identità e che dal vivo ha sempre dato il meglio sia che che al microfono ci fosse Tarja, Anette o la bella e possente Floor. Grande spettacolo con fiamme e lingue di fuoco e Tuomas che dalle retrovie dirige e fa il pieno di applausi e cori con "Wish I Had an Angel", "Nemo" e "Ghost Love Score".

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Da segnalare anche l'esibizione dei Warcry, gruppo Asturiano presente a tutte le tredici edizioni del Festival. Grande prestazione del cantante Victor Garcia con altrettanto spettacolari fuochi ed effetti pirotecnici e una band solida e compatta. Setlist molto apprezzato con il meglio della loro discografia: "Rebelde", "Huelo el Miedo", "Cobarde", la più heavy "Asi Soy" e terminando con il super classico "Hoy Gano Yo". Sul palco secondario (dedicato alla memoria di Mark Reale) appassionano gli show degli spagnoli Ankhara, dei sempreverdi Picture e Bonfire e degli Hirax che, guidati dal simpatico e grintosissimo Katon, non si esimono dal suonare "Bombs of Death": gruppo che non sfigurerebbe sul main stage.

Venerdì iniziamo con i Turisas, potenti, battaglieri e con un seguito sempre numerosissimo. I Sonata Arctica sono purtroppo ormai l'ombra di sé stessi e con una set list priva di quasi tutti i loro pezzi forti suonano sotto una pioggia battente. Meno male che Dez Fafara con i suoi Devildriver con "Grindfucked" e "Ruthless" riportano l'ordine e fanno anche cessare la pioggia. Children Of Bodom sempre un po' freddini mentre i teatrali Powerwolf sono acclamatissimi soprattutto dalle nuove leve metallare (le stesse che in parte, subito dopo, diserteranno, ahimè, il concerto dei Saxon). Si corre sul palco piccolo per godersi un po' di tradizione con i sempre grandi Praying Mantis che conquistano il pubblico con perle quali "Panic in the Streets", "Dream On", "Captured City"...Fratelli Troy e band perfetti. Sorprendenti gli ucraini Jinjer con alla voce Tatiana, grintosa cantante con un growl da paura. Di ritorno al palco principale ci attendono loro, i mitici, inossidabili, poderosi Saxon! Band inarrivabile, un muro di suono e luci. Biff il soliti leader. Delirio quanto partono "Thunderbolt" e soprattutto "Motorcycle Man" (con fischio annesso...), "Crusader","Princess of the Night", "Denim and Leather", "Heavy Metal Thunder"...e che ve lo dico a fare?!

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Sabato, dopo un'ottima paella in buona compagnia, vino rosso della Rioja e limoncello (spagnolo) gentilmente offerto dalla casa, ci si presenta al main stage un po' bolsi ma pur sempre motivati. Ci pensano comunque i Nocturnal Rites a farci ripigliare. Energia a mille e entusiasmo davvero coinvolgente. Qualche classico e qualcosa tratto dal nuovissimo Phoenix. Ross The Boss fa il pieno di pubblico grazie a una setlist basata sul suo periodo Manowar (quello indubbiamente migliore) e metalhead deliziati da "Blood of the Kings", "Sign Of the Hammer", "Kill with power"...Ottima la band che lo supporta con un frontman, Marc Lopes, potente e coatto quanto basta e al basso Michael LePond, in prestito dai Symphony X.

Si rimane sul metal più che classico con i Warlock della regina Doro! Show esclusivo incentrato sull'album 'Triumph an Agony'. Impossibile astenersi dal cantare in coro "Fur Immer", "Metal Tango"," e una lunghissima "All We Are". Lei, eccezionale, non si risparmia per nulla nonostante qualche fastidio alla voce. Bravissima. Personaggio particolare Blackie Lawless ci regala uno show degli W.A.S.P praticamente perfetto grazie anche a non poche parti preregistrate. Amen, non è la prima volta e comunque questa sera riescono a fare la loro bella figura. Buona la setlist che pesca da un po' tutta la discografia predilegendo 'The Crimson Idol' e chiusura naturalmente affidata all'inno immortale "I Wanna Be Somebody". Gli Amorphis sono l'ultimo gruppo che riesco ad ascoltare e non mi sbaglio: probabilmente una delle migliori esibizioni dell'intero Festival. Davvero grandissimi e buona la scelta dei pezzi tratti dall'ultimo ottimo 'Queen of Time' ("Daughter of Hate", "The Bee", "The Golden Elk" e "Wrong Direction").

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Sono quasi le due del mattino e con quattro giorni di festival e birra sul groppone mi arrendo e mi incammino verso casa a pezzi ma assolutamente goduto! Girano insistenti voci sul fatto che la prossima edizione del festival possa trasferirsi da Villena a località da definirsi: sarebbe un peccato perché qui la situazione è davvero ottimale ma in ogni caso, sia dove sia, ci sarò, ci saremo!

Testo e foto: Jose Sanchez Rico

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Articolo a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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