Entropy Fest 2018: parlano i ripescati (Underdogs + Affittasi Cantina)

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Pubblicato il:25/05/2018

Giunto alla sua conclusione, l'Entropy Fest organizzato da Douglas R. Docker (Docker's Guild, Vivaldi Metal Project) ha pensato bene di ripescare due band per la finale del contest tenutasi nelle scorse settimane, gli Underdogs per la categoria Gruppi Originali e gli Affittasi Cantina per i Gruppi Cover.

Ciao e benvenuti! Potete presentare brevemente i vostri progetti artistici?
UD: Gli Underdogs nascono dalle ceneri di gruppi diversi, appartenenti a vari generi musicali; questa diversità “cromatica” è confermata dalla diversità stilistica di noi 4 componenti, Mario alla voce, Simone alla batteria, Angelo al basso e Nunzio - ultimo acquisto della formazione - alla chitarra. Partiamo dal grunge rock per cambiare spesso registro musicale, sperimentando.
AC: Ciao, un grande saluto a tutti voi. Affittasi Cantina è un progetto artistico che è molto cambiato nel corso degli anni. Siamo una band dalle radici profondamente punk-rock, come eravamo negli anni Novanta ma abbiamo avuto una virata “rotten”. In altre parole amiamo “sporcare” il lindo repertorio tastieristico degli anni Ottanta con il nostro “linguaggio” distorto e malato. Siamo fatti così! Oltre a questo, amiamo anche riproporre qualche classico che ha influenzato il nostro percorso.
Quali sono i vostri punti di riferimento musicalmente parlando?
UD: I nostri punti di riferimento sono molti, variegati e davvero singolari. Rispecchiano il nostro genere, un misto di influenze grunge, metal, rock‘n'roll.
AC: Siamo cinque bestie eterogenee. Dovendo fare dei nomi risulta impossibile non citare Franti, Clash, Jethro Tull, Kina, Creedence, il rock-blues, il metallo più oscuro. Ci sentiamo di escludere Tiziano Ferro e il jazz più oltranzista, per il resto siamo “onnivori”.
Come siete venuti a conoscenza dell'Entropy Fest?
UD: Conoscenze e contatti personali.
AC: È stato tutto merito di Facebook. Grazie a questo social siamo venuti a contatto con questa realtà davvero spettacolare.
Cosa pensate di eventi come questo?
UD: Sono tra le poche occasioni splendide di condivisione, amicizia ed espressione di differenti band, diverse esperienze musicali che si esibiscono insieme.
AC: Beh, sinceramente trovare festival organizzati con questa passione e con questa efficienza è davvero difficile. L’Entropy Fest ci ha permesso di proporre il nostro repertorio davanti a un pubblico affamato di musica, su un palco molto ben attrezzato e con la chiara sensazione di essere circondati non da meri organizzatori ma, in primis, da cultori della musica rock, in tutte le sue declinazioni. Non è esattamente una cosa che capiti tutti i giorni, ben vengano possibilità come questa.
Avete già programmi per il futuro delle vostre band?
UD: Il nostro primo obiettivo è l’incisione, quindi stiamo lavorando per poter proporre del materiale fisico - e non - per la condivisione musicale.
AC: Visto l’ottimo riscontro da parte del pubblico, siamo alla ricerca di nuove date e stiamo ampliando il repertorio sperando di concretizzare le nostre buoni intenzioni.
Vi piacerebbe proporre la vostra musica all'estero o vi basta proporla in Italia?
UD: Siamo convinti che non esista più una differenzazione tra nazionale e internazionale in fatto di musica, soprattutto se si tratta di musica come la nostra, nata e cresciuta in ambito estero e, soprattutto, cantata in inglese.
AC: Personalmente (risponde Guido, il bassista della band, ndr) ho avuto la fortuna di suonare all’estero diverse volte, in Francia e ripetutamente in Germania. Sarebbe fantastico poterlo rifare perché il canto della sirena del rock, al di fuori dei confini nazionali risuona ancora più forte. Realisticamente ci accontenteremmo di riuscire a suonare regolarmente in Italia ma è davvero un’impresa titanica.
Sia come musicisti che come normali spettatori, preferite le situazioni live con una sola band o la "modalità festival" con più formazioni sullo stesso palco? Perché?
UD: Senza dubbio la “modalità festival” se si tratta di band - come noi - giovani e, in parte, esordienti. La situazione live con una sola band è un momento di “arrivo” per un gruppo, dovrebbe essere l’obiettivo dopo anni di esperienze più “piccole”, dove si fa quel “passo” in più con quella marcia in più che permette l’esibizione di una band per una serata intera. Inoltre i festival permettono, come già detto, la condivisione e l’amicizia tra le diverse band.
AC: È una risposta che non è per niente scontata. Due ore di una sola band possono annoiare a meno che non si tratti di un gruppo che ha davvero qualcosa di forte da comunicare, un festival potrebbe essere troppo dispersivo. Dipende, come l’Entropy Fest ci ha dimostrato, dalla qualità delle situazioni.
Come promuovete la vostra musica? Qual è il vostro rapporto con i social network?
UD: Possiamo rispondere con un classico: “ci stiamo lavorando”. Pensiamo che al giorno d’oggi siano fondamentali ma, attualmente, non siamo così presenti sui social, pur avendone intenzione.
AC: Essendo suonatori un po’ “vintage”, abbiamo inizialmente faticato a sintonizzarci con l’universo social, poi, superate le diffidenze iniziali abbiamo colto le grandi possibilità comunicative offerte dalla rete e ci siamo dotati di una pagina Facebook su cui veicolare le nostre idee, pubblicizzare i concerti, dare visibilità a persone a noi affini e così via. Almeno in questo senso siamo ringiovaniti!
Recentemente Spotify ha "richiamato all'ordine" molti utenti che usufruiscono illegalmente dei suoi servizi: qual è la vostra posizione a riguardo? Voi come preferite ascoltare la musica (cd, vinile, mp3...)?
UD: Purtroppo la preferenza deve lasciare spazio alle possibilità, però l’intento rimane quello di coltivare la passione per il supporto rigido (cd, meglio vinile). Detto questo, è fondamentale poter usufruire di tutti i mezzi possibili in commercio.
AC: Proveniamo dal mondo dell’autoproduzione e dell’autodistribuzione per cui saremmo ipocriti se negassimo che siamo totalmente a favore della libera circolazione delle idee, della creatività e quindi della musica. Rivendichiamo queste radici orgogliosamente così come rivendichiamo la nostra matrice ideale che è ben sintetizzata dalla stella rossa che fa da sfondo al nostro logo. Questo chiarisce, crediamo, le nostre idee in merito all’argomento. La buona musica la ascoltiamo in vinile, cd, mp3, senza particolari preclusioni.
Grazie per la vostra disponibilità e in bocca al lupo per tutto! A voi lo spazio per chiudere questa intervista come meglio credete...
UD: Looks like this is the end! But don't miss the next, Underdogs show!
AC: Grazie a voi per lo spazio che ci avete concesso. Per chiudere non ci resta che invitarvi sotto al palco per vibrare insieme a noi al ritmo della sana follia del nostro show. Ciao e buon rock a tutti!!
Articolo a cura di Gabriele Marangoni

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