Brian "Head" Welch: Salvami Da Me Stesso (2018, Chinaski Edizioni)

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Pubblicato il:18/04/2018
Era il 2005 quando Brian "Head" Welch - fondatore dei Korn - annunciava la sua fuoriuscita dalla formazione americana per rispondere alla chiamata di Cristo. L'episodio fece scalpore e provocò una serie di "botta e risposta" tra il chitarrista e la band madre che non resero la vita facile né a lui né ai compagni di una vita.

"Save Me From Myself" uscì nel 2007 per chiarire, probabilmente, molte delle incomprensioni che si erano venute a creare e divenne subito un caso letterario. I più maligni pensarono che si trattasse di una becera mossa commerciale per anticipare il nuovo album solista di Welch (uscito l'anno successivo con lo stesso titolo) o per dargli una "boccata d'ossigeno" in un momento finanziario tutt'altro che positivo, ma non voglio entrare nel merito di questa discussione.

Undici anni dopo, grazie a Chinaski Edizioni, vede la luce la traduzione italiana di quell'autobiografia tanto discussa e, nonostante l'artista abbia fatto in tempo a scrivere altri due libri e a rientrare nei Korn, si tratta di una lettura "cruda" e coinvolgente allo stesso tempo.

Il libro è diviso in due parti. La prima inizia a Bakersville - o Bako, come la chiama Welch - ed è incentrata perlopiù sulla famiglia dell'artista (e i suoi limiti più evidenti, dal padre con problemi legati all'alcool all'amato/odiato fratello che ascolta solo new wave), sulla sua passione per il metal e i film horror (per la maggior parte dei classici), sulla sua ossessione per il denaro (davvero inaspettata), sulle sue complicate vicende amorose (con Shannon prima e con Rebekah poi), e, ovviamente, sulle storie incredibili che hanno portato alla formazione dei Korn (su tutte il primo colloquio con Jonathan Davis). Si parla anche dei tanti incontri "importanti" di Welch, da Kevin, il tredicenne che in un certo senso lo ha iniziato al cristianesimo, a Ball Tongue, forse il principale responsabile della dipendenza da anfetamina del chitarrista. L'avvicinamento a Dio è dosato e va di pari passo con la crescita della figlia Jennea - avuta con Rebekah - ragazza problematica almeno tanto quanto i genitori (negli anni successivi alla pubblicazione del libro Jennea dovrà affrontare gli spettri dell'autolesionismo). Scorrono fiumi di droga e alcool (sesso quasi nulla) tra le pagine di "Salvami Da Me Stesso", ma la cosa più impressionante è che tutto appare estremamente credibile e non si ha mai la minima impressione del contrario, neanche quando l'artista passa dalla dipendenza dallo speed alla disintossicazione in meno di una settimana.

La seconda parte del libro - che inizia con l'abbandono dei Korn e finisce con la battaglia vinta (?) da Welch contro la depressione - mi è parsa meno riuscita. L'ho trovata più forzata, più sbrigativa e, soprattutto, dà l'immagine di un Brian Welch quasi "posseduto" da Dio a mio giudizio fuorviante. È comunque in questa sezione che il chitarrista si riavvicina alla musica, ai familiari, alla madre di Jennea - scappata con uno skinhead in uno dei momenti più bui della vita di Welch - agli stessi Korn e alla gente meno fortunata e più bisognosa (il capitolo sull'esperienza indiana merita un plauso).

Non mancano gli episodi commoventi (penso alla "torta per Gesù"), le "visioni" (in aereo ma non solo), le citazioni bibliche (una certezza in scritti di questo tipo) e le pagine più propriamente divulgative (mi riferisco in particolare al capitolo "Lingue") a rendere la lettura scorrevole.

Un libro consigliato tanto ai fan dei Korn quanto a chi semplicemente vuole provare a capire cosa frullasse nella mente di David Welch in quegli anni.

Titolo: Salvami Da Me Stesso
Autore: Brian "Head" Welch
Traduzione: Elisa Rinaldi & Angela Facchini
Pagine: 203
Casa Editrice: Chinaski Edizioni
Articolo a cura di Gabriele Marangoni

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