Bloody Roots - L'autobiografia di Max Cavalera

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Pubblicato il:12/06/2015
Max Cavalera ha il suo posto nella storia del metal, qualsiasi sia il giudizio che abbiate di lui come persona e della sua musica, quindi se vi state chiedendo se c’era bisogno della sua autobiografia la mia risposta è “si!”, anche se ha solo, ancora, 45 anni. E va dato merito alla sempre ottima Tsunami Edizioni di proporre in Italia quei titoli che altrimenti dovremmo procurarci su qualche mailorder straniero per poterli leggere in inglese, per chi ne è capace.
Personalmente ho sempre avuto una grande stima per Max, anche se in qualche episodio targato Soulfly mi ha fatto non poco incazzare. Dico questo perché il giudizio su questo libro dovrebbe essere disgiunto dal giudizio di valore dato sui dischi pubblicati prima con Sepultura e poi con Soulfly, le due band da lui fondate. Resta il fatto che Max ha dato la luce a un disco epocale come “Roots”, il quale, da solo, come ho già detto in apertura di questo articolo, basta a consegnarlo agli annali della musica che amiamo.
Venendo al libro si possono scoprire tanti dettagli e aneddoti sulla storia di Max e, di riflesso, sulle bands da lui capitanate. Sapevate che suo padre era italiano figlio di italiani emigrati in Brasile? E che sua madre era una nota modella brasiliana? Il contesto familiare della famiglia Cavalera ha molto influenzato la crescita di Max, ma anche di suo fratello Igor.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare i nostri hanno avuto una prima parte di vita, l’infanzia, molto agiata, in quanto il padre era un funzionario che lavorava presso l’ambasciata italiana. Quindi niente storie di favelas, meninos de rua, narcotraffico e criminalità assortita. Epperò succede un fatto, ad un certo punto, che cambia la storia completamente: la morte del padre, di Graziano Cavalera.
Tutto il libro è pervaso da questo evento che è il motore scatenante delle dinamiche della vita di Max. Ogni cosa che farà da quel momento in poi sarà per colmare un vuoto. E quel vuoto sarà colmato di tante cose, sulle quali Max non lesina dettagli, in primis cocaina e alcol, a fiumi.
Poi, ad un certo punto, i fratelli Cavalera scoprono la musica, ad un concerto dei Queen a Rio de Janeiro, e la storia, la loro, ma anche quella del metal, cambia.
Il libro, la cui prefazione è opera da Dave Grohl, è scritto in ordine cronologico e ciò permette al lettore di ‘crescere’ con la band, dagli albori del demo “Bestial Devastion” fino al successo planetario. La storia di Max e dei Sepultura è anche la storia di una giovane Roadrunner Records e del suo A&R storico Monte Conner.
È anche la storia dei rapporti con gli altri musicisti della scena. Dalla iniziale rivalità con i connazionali Sarcofago al dispettoso Lemmy, ma sempre in una chiave goliardica. Max è innanzitutto un fan dell’heavy metal e, come tutti gli altri fan, si emoziona quando incontra i suoi miti. Questa è forse la chiave migliore comprendere il concetto di tribù che da “Roots” in poi contraddistinguerà il percorso umano, spirituale e musicale di Max.
Ovviamente viene affrontata anche la storia della rottura e conseguente fuoriuscita dai Sepultura.
Tutto nasce dall’antipatia degli altri tre membri per Gloria Cavalera, all’epoca manager del gruppo. Fin qui nulla di trascendentale. Tuttavia Max rimprovera agli altri tre di aver profittato della morte del figlio della moglie, Dana Wells, per metterlo di fronte alla scelta, i Sepultura o Gloria. E ciò sarebbe avvenuto il giorno dopo la morte di Dana.
Da quel momento Max capisce che deve iniziare un nuovo percorso e fonda i Soulfly.
Il libro scorre via veloce, scritto in maniera semplice e diretta. Non ci sono grandi misteri nella vita di Max, se si eccettua la sua confessione di essere andato in un centro di recupero per alcolizzati.
Ciò che un po’ infastidisce di quanto scritto è che Max ha sempre una parola buona per tutti, non ha nemici, o almeno da parte sua non c’è mai odio, le persone, i musicisti, sono tutti fantastici, ogni disco è meglio del precedente e così via. Mieloso, stucchevole, inverosimile.
E tutti i soggetti che vengono chiamati a dare un giudizio su Max ricambiano con parole fuori dal comune.
La verità è che Max si ricicla di continuo, persino nei suoi progetti più recenti, come i Cavalera Conspiracy, formati dopo la riappacificazione con Igor.
Ciò detto, come anticipato in apertura, Max Cavalera è a ragione parte della storia del metal e questo libro getta una luce più chiara sul suo percorso umano e spirituale.

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Articolo a cura di Luigi 'Gino' Schettino

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 13 giu 2015 alle 21:57

L'unica cosa che dice di Paolo jr é che sui primi dischi faceva finta di suonare perché non in grado.

Inserito il 13 giu 2015 alle 14:21

mah...

Inserito il 13 giu 2015 alle 12:18

Si vede che il conto dell'avvocato dicendo quello che pensa era eccessivo....