Copertina 6

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2003
Durata:57 min.
Etichetta:Sad Eyes
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THIS PRIESTHOOD
  2. NORTHEN SKIES
  3. LOST EDEN
  4. FROM THE ASHES OF ANGELS
  5. NORTHEN SKIES II
  6. SHEMYAZA
  7. ANGELIC WAR IN HEAVEN
  8. DEAD SEA SCROLLS

Line up

  • Artaud: vocals, keyboards, programming
  • Mike York: guitars
  • Jawa: bass

Voto medio utenti

I Garden Of Delight tornano sulle scene con una line up in parte stravolta (dopo quasi un decennio Tom O'Connel non è più della partita) dando alle stampe questo 'Apocryphal 1: The Fallen' (il seguito dal titolo 'Apocryphal 2: The Faithful' è previsto per Ottobre), platter in cui la formula vincente del combo capitanato da Artaud non si sposta neanche di una virgola rispetto all'oramai consolidato binario musicale da anni utilizzato. Sono ancora i The Mission, ma soprattutto i The Sisters Of Mercy, gli ispiratori di questo sound, con radici profonde nel Dark prima epoca (per capirci quello rappresentato dai Joy Division, dai primi The Cure e dai Bauhaus, ove il mood principale è dato dal basso, sempre così metallico e dal riffing circolare) ma spruzzato di Electro Dark: songs decisamente depressive, composte da oscure note mid & slow tempo, atmosferiche ed ossessive, come ‘Lost Eden’, ‘From The Ashes Of Angels’, la penultima 'Angelic War In Heaven' e la conclusiva 'Dead Sea Scroll' ampiamente dimostrano, anche se qualche episodio più danzereccio non viene disdegnato; vedi l’ottima ‘Northen Skies’, tutta da ballare, ed il suo remix (già uscite in singolo). Questo ‘Apocryphal 1: The Fallen’ è composto dunque da songs molto lavorate in fase di arrangiamento e di songwriting (il chorus di ogni song colpisce subito, grazie ad un andamento (relativamente) molto catchy ed immediato – anche se quella sensazione di già sentito è molto forte) ove comunque a farla sempre da leone è la voce dell'onnipresente Artaud, molto vicina a quella di Mr. Andrew Eldritch, sia nel tono che nell'utilizzo. Unica pecca: la produzione troppo piccola e sintetica ed il missaggio tutto incentrato sulla voce stessa, lasciando un pochino in disparte gli altri strumenti.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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