Copertina 6

Info

Anno di uscita:2008
Durata:35 min.

Tracklist

  1. INFINITY 0.02
  2. CHOKE DOWN
  3. BREAK TO ARISE
  4. MAKE ME CLEAR
  5. HOLD THE LIGHTS YOU OWN
  6. PHOENIX
  7. NOT TO BREATHE
  8. WORN OUT
  9. THE GREAT FALL

Line up

  • Michael Babic - Vocals
  • Jens Lindmaier - Guitar
  • Branimir Plesic - Guitar
  • Simon Lindmaier - Bass
  • Magnus Damstra - Drums

Voto medio utenti

Interessante disco di debutto per questi Scratched Surface, una giovane band originaria di Göppingen, in germania, con un’età media che si aggira intorno ai 21 anni!
La musica che ci propongono in questo album di debutto è un mix di thrash metal moderno in stile Machine Head, con spunti di modern metal (Slipknot /Mudvayne) e metalcore melodico. Il tutto presentato con urgenza metalcore ma un’attitudine metal.
Il disco si apre con ‘Infinity 0.02’, una breve canzone che funge praticamente da intro, melodica e cupa com’è ci introduce perfettamente al mood che si respirerà per tutto il resto del disco.
Ma è con le seguenti e rabbiose ‘Choke Down’ e ‘Break To Arise’ che i nostri manifestano la loro vera natura. Canzoni veloci, aggressive, dannatamente groove, con la prima graziata da un ritornello melodico e la seconda marchiata a fuoco da chiare influenze modern metal.
Notiamo subito da queste prime battute come la produzione del disco sia un po’ particolare, con la sezione ritmica in primo piano a dispetto delle chitarre. Proseguiamo l’ascolto con ‘Make Me Clear’ (che vede la partecipazione del singer Michelle Darkness, presente anche nella traccia successiva) che parte sparata, sulla falsariga delle due precedenti canzoni, ma verso metà si trasforma in qualcosa di più lento ed atmosferico per poi riesplodere nel finale.
Si prosegue con ‘Hold The Lights You Own', la canzone più melodica e lenta ma anche la più scadente dell’album. ‘Phoenix’ riprende a pestare, ma in modo più ragionato, mentre ci pensa la potentissima ‘Not To Breathe’ a riportarci a standard qualitativi di buon livello, con il suo mix Machine Head/Slipknot che sembra tanto piacere a questi giovani tedeschi. La conclusiva ‘The Great Fall’ è nuovamente più ragionata e complessa con un ritornello melodico che sottolinea quanto i nostri confidino in questo aspetto della loro musica.
Le idee ci sono, il mix di vari generi è naturale e non forzato, l’atmosfera cupa di fondo rende il tutto più intrigante, ma sono le canzoni stesse a mancare di mordente e a non essere totalmente incisive. L’unica cosa nettamente da rivedere a mio avviso è la parte “emotional” della loro musica (‘Hold The Lights You Own’), su cui i nostri invece sembrano puntare molto, poiché i ragazzi di Göppingen danno il meglio di se sulle canzoni più straight in your face, ed in futuro dovrebbero cercare di concentrarsi di più su queste invece che tentare di battere altre strade.
Nel complesso un esordio positivo da una formazione che potrebbe riservarci delle sorprese in un prossimo futuro.
Recensione a cura di Stefano Ghignola

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