Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:49 min.
Etichetta:Adverse Rising
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. QUEL CHE NON SEI
  2. FRENETICO
  3. OUVERTURE
  4. ESSERE COME TE
  5. ARIA
  6. BREAKTHRU
  7. FINO IN FONDO
  8. DENTRO UN ATTIMO
  9. MENTRE UN GIORNO MUORE
  10. SOLOPAROLE
  11. LA PRIMA VOLTA
  12. ESSERE COME TE (AC. VERSION)

Line up

  • Mikol: vocals & keyboards
  • Massy: guitars
  • Valerio: guitars
  • Ale: bass
  • Cute: drums

Voto medio utenti

Disco di debutto dei Downtonone che, per i più attenti, mostrano sin dal moniker quali sono le origini, poiché, sicuramente, prendono il nome dall’omonima canzone dei Machine Head. Mi verrebbe da dire “citazione colta” giacché tirano in ballo una delle migliori canzoni del miglior disco della band di Robb Flynn, parlo di “The More Things Change”.
L’influenza della band di Oakland è tuttavia evidente sia a livello vocale, dove Mikol, soprattutto nelle parti melodiche, ha un timbro molto simile a Flynn, sia nel sound il quale, comunque, si discosta dagli eccessi di pesantezza del disco citato più sopra, preferendo abbracciare il connubio melodico/potente di un disco come “Supercharger”, e l’ascolto di una “Fino in fondo” a caso è l’esempio più lampante.
Detto questo, sarebbe riduttivo ridurre i Downtonone a meri cloni dei Machine Head, la qual cosa, se anche fosse, per me sarebbe solo un pregio. Tra tante bands che scopiazzano a destra e manca, c’è almeno chi copia dalle bands giuste.
Dicevo che sarebbe riduttivo, perché in realtà la band ha una personalità ben definita, anche grazie al cantato in italiano, il quale dà decisamente una marcia in più al sound, per di più grazie a testi interessanti e non banali.
In una cinquantina di minuti scarsi la band ci riversa addosso tonnellate di potenza e melodia, rigorosamente registrate in hi-fi, con una produzione potente, che esalta chitarre ribassate il giusto e sezione ritmica tosta ma non monolitica.
D’altronde basterebbe, a fugare qualsiasi dubbio sulle capacità della band, il dittico iniziale “Quel che non sei” e “Frenetico”. Tuttavia la band vuole esagerare e ci regala, addirittura, un’eccentrica quanto azzeccata cover di “Breakthru” dei Queen.
Sebbene il mood del disco sia settato sulla modalità “musica violenta e aggressiva”, non mancano momenti introspettivi, come in “Aria” o “Essere come te”.
In definitiva un disco veramente buono, che ripropone sonorità che alcuni vorrebbero ormai sorpassate ma che, se suonate come si deve, mostrano ancora la loro carica dirompente e rivoluzionaria, così come era 10/15 anni fa.
Supportate i Downtonone, se lo meritano.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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