Copertina 8

Info

Anno di uscita:2008
Durata:47 min.
Etichetta:Musea Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. INVISIBLE BRIGHT MAN
  2. MY WARRIOR
  3. INNOCENT GOD
  4. FOUND
  5. WHO TO BELIEVE ?
  6. SEA OF DETAILS
  7. SLOW BURN

Line up

  • Trent Gardner: vocals, keyboards
  • Wayne Gardner: guitars

Voto medio utenti


C'è aria di cambiamento in casa Magellan: dopo "Symphony for a mysanthrope" (2006) hanno abbandonato anche la Insideout per formare una label indipendente (Muse-Wrapped), ingaggiando come terzo membro Robert Berry (plays a long list of familiar instruments, così è ricordato nei credits) e delegando alla francese Musea il solo compito della distribuzione del settimo sigillo di una carriera altalenante iniziata nel '91 e proseguita nel tentativo di seguire le orme di Kansas, Yes, ELP senza mai però bissare le lodi ricevute con il debut cd "Hour of Restoration". Scritto e prodotto da Trent Gardner, "Innocent God" segna il tentativo della band di allontanarsi dai soliti schemi derivativi per cercare una strada propria senza mai eccedere in lunghi virtuosismi strumentali e focalizzandosi di più sulla componente melodica e corale, tutti i brani diventano così molto accessibili e diretti, azzardando anche ritmiche e percussioni tribali in stile world music ("Found", un refrain degno dei migliori Kansas per un brano toccante che parla di un paese in cerca di aiuti dopo l'inondazione), batterie campionate e impasti corali
di scuola Yes nella riflessiva title track (la madre terra testimone involontaria di una lunga serie di eventi, dalle guerre civili al massacro di Wounded Knee), mentre l'opener "Invisible bright man" è un ottimo esempio di prog immediato, ricco di tastiere e retto da una melodia sontuosa e corale che nel testo nasconde una profonda malinconia. La monotonia della ballad per voce e piano "Who to believe?" è salvata da un'interpretazione molto sentita e ricca di cambi di tonalità (finalmente in questo disco Gardner non canta più come un clone di Trevor Horn assoldato dagli Yes per "Drama") e lascia il posto alla strumentale sorniona
"Sea of details" grande esempio di come i Magellan siano cresciuti a livello compositivo dosando senza mai strafare le giuste parti di chitarre e tastiere, creando un'atmosfera crescente che esplode nel finale magniloquente e minaccioso. "Slow burn" è l'unico brano che non mi ha convinto, un hard rock settantiano già sentito migliaia di volte dal refrain corale in cui predominano le chitarre ed il marchio del sound Magellan fa capolino solo brevemente a metà canzone.
Non tragga in inganno la brutta cover di Mattias Noren (le illustrazioni all'interno sono decisamente più in linea con lo spirito dei brani), finalmente con questo disco i Magellan hanno dimostrato di saper camminare da soli, allontanando così le accuse spesso rivolte alla loro scarsa originalità compositiva. Era ora.
Recensione a cura di Carlo Viano

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Inserito il 12 set 2016 alle 01:09

La band dei Magellan si occupa di creare,in senso lato, il divario tra l'immaginario che rasenta il folle e brevi incursioni malinconiche e melense-tutto in chiave progressive.Tra dissonanze fusion , periodi musicali sincopati in prestito dal jazz e atmosfere non usuali,ma sempre su linee classiche,vertiginose,cangianti a seconda dei vari capitoli della storia narrata nelle loro magnifiche canzoni,si parla degli esordi: Il gruppo si forma negli Stati Uniti nel lontano 1985 e si realizza grazie a rimunerate gueststars eccetto Wayne Gardner(chitarrista/bassista suicida nel 2014) & Trent Gardner(cantante/tastierista morto nel 2016).Il debut album "Hour of restoration"(1991),il successivo "Impeding ascension"(1993) e il terzo lavoro "Test of Wills"(1997) li rendono famosi e li consacrano a band di culto nel panorama rock/metal. "Hundred year flood"(2002) portera' i californiani alla decadenza in quanto-per alcuni-'mai dovuto realizzare'...(vuoto,depressione ,idee frammentarie ed esitazione nei 3 albums tra il 2003 e il 2007)

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