Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2008
Durata:57 min.
Etichetta:Ledo Takas Records

Tracklist

  1. VISKAS, KAS TURI PRADŽIĄ...
  2. PADĖK IŠNYKTI...
  3. THE REAPER
  4. BROLIS UŽ BROLĮ
  5. VAMPIRE WOMAN
  6. DAR NEVĖLU
  7. BE SPARNŲ
  8. LIŪDESIO MIESTAS
  9. PLAŠTAKĖ
  10. TOO HEAVY

Line up

  • Jeronimas Milius: vocals
  • Enrikas Slavinskis: guitar
  • Kęstutis Žigė: bass guitar
  • Šarūnas Venckus: drums
  • Vytautas Diškevičius: keyboards (ex member)

Voto medio utenti

Arrivano dalla Lituania, da Vilnius, per la precisione, questi Soul Stealer, monicker tra i più banali al mondo per una heavy/power band qui alla prima prova sulla lunga distanza. I ragazzi hanno accumulato esperienza nei vari anni, divenendo famosi in patria, e con questo disco auto-intitolato, tentanto il grande balzo.
Prodotti dalla Ledo Takas, piccola label lituana, i Soul Stealer ci presentano dieci tracce, la maggior parte delle quali cantante in lingua madre! Originale, direte voi! Vero, lo è; e lì finiscono le cose originali di questo debut album. Il quale si trascinerà tra mid-tempos ed improvvise accelerazioni, costruendo canzoni dalla struttura facile ed orecchiabile, ma dalle melodie scontate e, a volte, pressappochiste come gli arrangiamenti dell'intero lavoro.
Gustose, e sicuramente meritevoli di un mezzo ascolto in più, "Padėk išnykti...", bella power song con tanto di cavalcata ritmica alla Hammerfall, in cui peraltro il cantato del bravo (ma a volte eccessivamente 'acuto') Jeronimas mette in evidenza l'incredibile musicalità della lingua lituana; da segnalare la potente e convincente "Plaštakė", che molto mi ricorda gli Stratovarius, e la conclusiva "Too Heavy", uno dei pochi (tre, per la precisione) pezzi cantati in inglese.
Alla fine della fiera, i Solut Stealer, pur con tanta buona volontà, dimostrano le inevitabili ingenuità compositive e di produzione di una band al debutto, come accade nel 90% dei casi. Il disco, tuttavia, potrebbe essere una discreta base di lancio per un futuro più radioso, se si saprà raddrizzare il tiro, rendere il suono più convincente e le composizioni meno scontate e derivative. Rimandati al prossimo appuntamento.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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